Ecco perché parecchi democratici sono pronti a uscire dal Pd

Claudio Cerasa

Nel Pd, in questi giorni, ci sono temi ben più avvincenti del patto non patto forse sì c'è un patto anzi no non c'è proprio nessun patto tra i soliti, tra Veltroni e D'Alema (yawn!), di cui da due giorni a questa parte i giornali si stanno occupando con entusiasmo per cercare di rendere evidente il clima d'assedio che si respira attorno a Bersani.

    Nel Partito democratico, in questi giorni, ci sono temi ben più avvincenti del patto non patto forse sì c'è un patto anzi no non c'è proprio nessun patto tra i soliti, tra Veltroni e D'Alema (yawn!), di cui da due giorni a questa parte i giornali si stanno occupando con entusiasmo per cercare di rendere evidente il clima d'assedio che si respira attorno a Bersani. Veltroni e D'Alema a parte, il dato politico più interessante è che ormai ci sono tantissimi, se così si può dire, bersaniani che non sembrano affatto più allineati con il segretario del Pd.

    Di D'Alema, si sa, ideologicamente, lui, Bersani l'ha già abbandonato da un pezzo e nel suo Pd ideale oggi il capo della coalizione che dovrebbe contendere la premiership a Berlusconi si chiama Casini, e non Bersani. Ma quanto agli altri basta farsi due chiacchiere con i lettiani (seguaci del vicesegretario Enrico Letta) per capire che la deriva a sinistra del Pd è cosa sgradita anche a quei cattolici che non necessariamente rispondano al nome di Beppe Fioroni o Pierluigi Castagnetti. Ciò che più preoccupa i dirigenti del Pd è che il Pd è un partito che non dà da troppo tempo segnali di vita. E non deve sorprendere se chi più lentamente e chi più velocemente stia iniziando a riorganizzarsi come si deve. I popolari, e questo lo possiamo dire per certo, se non si va a votare in primavera usciranno dal Pd per formare una nuova cosa che potrebbe ingolosire anche Raffaele Bonanni. I veltroniani non usciranno dal Pd ma stanno cercando di capire se esista o meno una exit strategy a questa situazione. Ma quelli più in movimento tra i democrat si trovano al nord. Non sono tanti ma sono convintissimi di andarsene dal Pd e fanno parte della diaspora già descritta qui.

    L'ultimo tra loro che se ne andrà si chiama Maurizio Fistarol ed è un senatore del Pd che ha aderito al movimento Verso Nord. L'abbiamo raggiunto al telefono e ce l'ha confermato. “Credo che ormai non ci sia molta scelta. Questo partito non mi sembra che riesca a esprimere una leadership forte. L'unico obiettivo del centrosinistra è diventato quello di abbattere l'avversario. In giro vedo un malessere diffuso che non può produrre movimenti positivi all'interno del nostro partito. Il Pd è sempre più un partito che si muove nella traccia di una storia che è quella della sinistra democratica italiana. Io vengo dal Pds ma in questa storia oggi faccio fatica a riconoscermi. Credo sia giunto il momento di ragionare su una Cosa nuova. Sulla costruzione di un nuovo Polo. C'è bisogno di una rottura. E io, personalmente, sono pronto a farlo e sono convinto che i delusi come me che sono pronti a uscire dal Pd sono e saranno sempre di più”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.