Schizofrenia sindacalpolitica a sinistra sullo stile Marchionne
L'ala sindacalpolitica affine alla sinistra è più disposta al dialogo e alla trattativa rispetto al passato. L'area moderata e centrista inizia ad avere qualche dubbio sul modello Pomigliano. Il nuovo corso di Sergio Marchionne nel Lingotto continua a far discutere, innescando posizioni e opinioni inedite.
L'ala sindacalpolitica affine alla sinistra è più disposta al dialogo e alla trattativa rispetto al passato. L'area moderata e centrista inizia ad avere qualche dubbio sul modello Pomigliano.
Il nuovo corso di Sergio Marchionne nel Lingotto continua a far discutere, innescando posizioni e opinioni inedite. Ieri, nel corso di un convegno sul futuro delle relazioni industriali dopo Pomigliano organizzato dall'Università Bocconi di Milano, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha ribadito la linea aperturista inaugurata dopo l'elezione al vertice della confederazione di corso Italia al posto di Guglielmo Epifani: “Su Mirafiori abbiamo avviato un confronto, vediamo come si sviluppa, sono sempre contraria a mettere delle date, servirà il tempo necessario”, ha risposto Camusso a chi come Marchionne conta di chiudere l'accordo su Mirafiori entro otto giorni. Negli ultimi giorni non è soltanto il leader della Cgil che ad aver avuto un atteggiamento più dialogante verso le richieste del gruppo automobilistico. Anche Maurizio Landini, a capo dei metalmeccanici della Fiom-Cgil, ha usato toni più morbidi del passato: venerdì scorso, al termine dell'incontro fra il vertice della Fiat e i sindacati su Mirafiori, si è mostrato conciliante e attendista.
Significative anche le parole di ieri di Giorgio Airaudo, responsabile nazionale auto della Fiom: “Non siamo contrari alle newco a priori”, ha detto Airaudo sulla proposta di Marchionne per lo stabilimento torinese che ricalca l'esempio di Pomigliano. “Noi siamo disposti a discutere, a fare proposte e a prenderci impegni – ha aggiunto Airaudo al quotidiano la Repubblica di ieri – anche se vorremmo conoscere tutto il piano Fiat. Prendiamo sul serio Marchionne. Va bene azzerare le polemiche”. Detto questo, per i metalmeccanici della Fiom-Cgil la trattativa per Mirafiori “non può concludersi come a Pomigliano”, anche se proprio al modello dello stabilimento campano il vertice della Casa automobilistica torinese guarda con attenzione pure per Mirafiori.
Proprio sulle “lezioni di Pomigliano” s'incentra un'analisi dell'ex ministro del Lavoro nel governo Dini, Tiziano Treu, scritta per l'ultimo numero della rivista Italianieuropei dell'omonima fondazione di Giuliano Amato e Massimo D'Alema. Seppure da posizioni riformiste e quasi moderate, l'ex esponente della Margherita e attuale vicepresidente della commissione Lavoro del Senato scorge alcune anomalie nell'accordo su Pomigliano.
La premessa generale di Treu è asettica: “Pomigliano e altri casi simili di difficoltà aziendali hanno implicazioni generali: pongono ai sindacati e alle imprese italiani il problema di come affrontare una competizione globale sempre più dura, non solo nel settore auto”. E' sulle clausole dell'accordo di Pomigliano che riguardano malattie e sciopero che si appuntano le perplessità, anzi le critiche del Treu giuslavorista: “E' discutibile”, scrive l'ex ministro del Lavoro, la clausola che autorizza l'azienda a sospendere l'integrazione dell'indennità di malattia nel caso di assenteismo anomalo.
“Prassi gestionali efficaci – aggiunge Treu – dovrebbero trovare rimedi (preventivi e repressivi) più corretti a simili aberranti comportamenti (come provano altre esperienze aziendali)”. “Delicata” è anche la parte dell'intesa dello stabilimento campano che prevede sanzioni in caso di scioperi e di comportamenti lesivi degli impegni assunti dalle parti. La clausola su cui si appuntano i “dubbi maggiori” di Treu? E' quella che prevede la sanzionabilità della violazione da parte dei singoli lavoratori delle condizioni dell'accordo: “Lo sciopero – scrive Treu – è tradizionalmente ritenuto un diritto individuale non negoziabile”.
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