Il segreto è la base della civiltà
Qualche anno fa l'antropologo Franco La Cecla ha scritto un brillante saggio sui mass media, “Surrogati di presenza” (Bruno Mondadori, 2006), in cui ha dato ampio spazio al segreto, inteso come spina dorsale della società. All'indomani dello sputtanamento planetario gli chiediamo se abbia ancora senso parlarne. “Il segreto è una delle basi su cui si costruisce un'identità. Perché l'identità si forma escludendo il resto.Ogni cultura si costituisce intorno a un segreto: potrà anche essere un segreto di Pulcinella, ma in qualche modo è condiviso da quelle persone ed esclude tutte le altre.
Qualche anno fa l'antropologo Franco La Cecla ha scritto un brillante saggio sui mass media, “Surrogati di presenza” (Bruno Mondadori, 2006), in cui ha dato ampio spazio al segreto, inteso come spina dorsale della società. All'indomani dello sputtanamento planetario gli chiediamo se abbia ancora senso parlarne. “Il segreto è una delle basi su cui si costruisce un'identità. Perché l'identità si forma escludendo il resto.Ogni cultura si costituisce intorno a un segreto: potrà anche essere un segreto di Pulcinella, ma in qualche modo è condiviso da quelle persone ed esclude tutte le altre. C'è qualcosa che non si può comunicare, un segreto che si può dire solo al proprio gruppo, all'interno della propria cerchia. Certo, questo è considerato antidemocratico, ma le culture si formano così. Lo dice anche George Steiner nel libro su Babele: negli uomini la tendenza non è all'omogeneità ma alla diversificazione. Le lingue nascono così, marcando un confine netto”.
Il caso Wikileaks sembra fatto per aumentare i dubbi. Trasparenza democratica al potere? “La vicenda di Wikileaks è buffa – osserva La Cecla – ha trasformato la diplomazia in Facebook. C'è una gossipizzazione delle relazioni internazionali. Assange ha fiutato il vento, ma il fatto è che i nostri governanti sono personaggi da Facebook. E Facebook ha a che fare col segreto: è guardare dal buco della serratura con il consenso di chi sta dall'altra parte. E' ancora una società del segreto, ma il segreto della massaia. Wikileaks è il pettegolezzo che si nutre di segreti. In questo senso è il contrario della trasparenza, è come se dicesse: dateci il diritto di guardare dal buco della serratura”. Così però il segreto perde la sua aura. “Il discorso si può fare a più livelli. Il gossip, come Facebook, è il frutto di un'intesa tra persone, uno strizzarsi l'occhio. La comunicazione, però, ha pochissimo a che fare con gli elementi fondamentali di una cultura. I media non hanno aumentato l'omogeneità: la gente comunica sul gossip ma l'identità è altrove”.
Quindi Internet non è il grande omogeneizzatore. “Scambiare informazioni non vuol dire scambiare motivazioni. Altrimenti il mondo arabo sarebbe già nostro. Invece negli ultimi anni l'opacità tra mondi è aumentata. E' forse bastato che Internet arrivasse in Egitto perché i Fratelli musulmani sparissero? No, perché la rete è superficiale e i Fratelli musulmani vi hanno riversato i loro contenuti. L'equazione ‘il medium è il messaggio' è completamente sballata”. Una convinzione tipicamente cattolica, McLuhan stesso era cattolico. “Certo. E' l'idea dei gesuiti secondo la quale in fondo la pensiamo tutti alla stessa maniera, invece non è così. La pretesa universalista del sistema delle comunicazioni è fallita. Una volta la chiesa cattolica aveva i mezzi per sostenere questo universalismo, oggi non è più possibile. Anche perché i media sono poveri di simboli”.
In fondo con Wikileaks non è successo niente, e forse è questo il problema. “In effetti è una grossa delusione, abbiamo scoperto quello che sapevamo già”. Piuttosto l'antropologo trova interessante il paradigma Facebook. “Berlusconi ha già vinto, trasformare la sua vita privata in vita pubblica è quello che stanno facendo tutti. La politica è tutta un gossip, e c'è chi lo fa apposta perché ha capito che così soddisfa la gente. Sarkozy si mette con Carla Bruni perché altrimenti sarebbe una persona abissalmente noiosa e non farebbe notizia”. La vicenda Wikileaks, secondo La Cecla, occulta la vera questione: l'opacità del mondo attuale. “Il grande fallimento della politica internazionale è che nessuno si aspettava di trovare dei blocchi così impenetrabili. Basta fare un giro nei paesi arabi. La tv è diventata il più forte strumento di identità: i curdi non esisterebbero se non ci fosse la tv curda. La gente non vede Cnn o Fox News, vede i canali locali. In India hanno creato un sistema mediatico così potente che non gliene frega niente di Hollywood. Si va affermando un provincialismo su scala planetaria”.
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