Berlusconi non si tocca, l'unico slogan di sinistra
Oggi mi travesto da Francesco Piccolo, lo scrittore amabile di sinistra, sceneggiatore di Moretti e Saviano e columnist dell'Unità, una mente politica disinibita e simpatica che fa con la sinistra quello che facciamo noi con la destra: un po' di fronda, tanto per capire meglio e per non morire di noia e di liste di traditori. Fate conto di non leggere il Foglio di quei burloni della Berlusconia, ma il giornale assai accigliato di Concita De Gregorio.
Leggi L'indispensabile rupture di Giuliano Ferrara
Oggi mi travesto da Francesco Piccolo, lo scrittore amabile di sinistra, sceneggiatore di Moretti e Saviano e columnist dell'Unità, una mente politica disinibita e simpatica che fa con la sinistra quello che facciamo noi con la destra: un po' di fronda, tanto per capire meglio e per non morire di noia e di liste di traditori. Fate conto di non leggere il Foglio di quei burloni della Berlusconia, ma il giornale assai accigliato di Concita De Gregorio.
Cerchiamo di ragionare, compagne e compagni. Berlusconi ha vinto le ultime elezioni in alleanza con Bossi. D'accordo su questo? Sì. Può essere che sia in calo nei sondaggi, ma ha vinto tutte le altre elezioni fino alle recenti regionali. D'accordo? Sì. Berlusconi potrebbe anche scegliere di farsi da parte, su gentile richiesta di una parte consistente dell'establishment e sotto la pressione di una atmosfera scandalistica accesa che lo circonda, ma non pare abbia intenzione di farlo, nemmeno accedendo all'idea di nominare egli stesso il proprio successore. Mandarlo a casa controvoglia, a meno che la Lega non lo lasci solo nel freddo, possibilità per adesso remota, avrebbe il sapore di una manovra parlamentare politicamente forzata, sprezzante verso il responso delle urne e, sebbene formalmente legale, priva di vera legittimità politica. E questo lo pensano anche fieri avversari di Berlusconi, che si sentirebbero in imbarazzo nel replicare i fastigi del vecchio e caro ribaltone. Siamo d'accordo? Sì. Questi fatti hanno una certa importanza in una democrazia. Siamo d'accordo? Sì.
Attualmente, cari compagni, la nostra linea si riduce alla formula TTB: Tutto Tranne Berlusconi. E' una tentazione notevole, questa parola d'ordine. Berlusconi per noi è un incubo. Liberarsene equivale alla prospettiva di passare una, dieci, cento buone giornate: non fosse una formula abusata, da Praga a Palermo, direi che sarebbe una “primavera”. Sono sedici anni che ci sta sulle palle. Ci sembra invischiato più o meno in tutte le ribalderie possibili: mafia stragi grandi affari loschi sesso perverso, e non sappiamo nemmeno noi dire cos'altro. Però quell'uomo ha vinto tre volte, quasi sempre a sorpresa, contro forze istituzionali e mediatiche e giudiziarie soverchianti. Ha disegnato con le sue vittorie un profilo del paese che ci fa orrore; non riconosciamo più per fratelli, per non dire concittadini, gli italiani che meno-male-che-Silvio-c'è. Ha buttato fuori Casini senza tanti complimenti. Ha buttato fuori Fini con supremo sprezzo del pericolo. Respinge il nostro attacco, quello dei magistrati, quello diretto e giacobino del gruppo Espresso, quello più obliquo e girondino del Corriere della Sera, quello delle ambasciate cablomani del Dipartimento di stato; fa la sua politica estera e la sua politica energetica, e forse un giorno dimostreremo che prende il dieci per cento sui nostri pieni di benzina e sulle nostre bollette per il riscaldamento, ma finché non lo avremo dimostrato dovremo vivere di insinuazioni e sospetti, che non è un bel vivere.
Il fatto è che la formula TTB ci mette in condizioni di minorità verso un Casini, uno che ha servito Berlusconi, suo salvatore, ed è pronto a servire qualunque altra formula per elegante e molto professionale opportunismo politico; oppure verso un Fini, che vabbè che è della destra moderna europea eccetera, ma come nostro compagno di strada per i domani che cantano fa strana figura; minorità verso Montezemolo, un tanto bravo ragazzo che dovrebbe far politica con la filantropia e la sponsorship di cause sociali giuste e profumate, pro mercato, piuttosto che con la sporcizia per lui ingestibile di una avventura politica; minorità verso i parrucconi, cioè quella classe dirigente cosiddetta neutra che, da posizioni istituzionali importanti, ha in gran dispitto la regola della democrazia secondo cui chi vince governa.
Inoltre se andremo fino in fondo nel tentativo di affossare Berlusconi con mezzi non elettorali e politicamente subdoli, rischiamo di mettere in discussione la figura del primo capo di stato ex comunista, il galantuomo Napolitano che sa la politica e sa che alla lunga mettere il palazzo contro il popolo non fa una buona impressione. Infine, particolare non trascurabile, con queste formule, e il TTB, non si fanno programmi socialmente significativi, non ci si batte per obiettivi popolari condivisibili da un blocco sociale che sensatamente potrebbe tornare a riconoscersi in una sinistra paziente e capace di preparare la “sua” alternativa, ci si accoda a un carro di presunti vincitori che ci mangerebbe la pappa in testa, e se poi si dovesse perdere, prospettiva non improbabile, mamma li turchi. Propongo, compagni di cambiare formula: Berlusconi non si tocca, ci penseremo noi eventualmente a vincere le prossime elezioni, che poi sarebbe il nostro mestiere.
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