Da Von Hayek al fisco finlandese: il frullato mercatista di Assange
Mettere insieme Bakunin, i Rothschild, le multinazionali, un tè con l'Economist e il sistema fiscale finlandese: agitare bene, e si otterrà il background economico di Julian Assange
Mettere insieme Bakunin, i Rothschild, le multinazionali, un tè con l'Economist e il sistema fiscale finlandese: agitare bene, e si otterrà il background economico di Julian Assange. "E' un libertario!", scrive entusiasta sul suo sito internet Ron Paul, il decano di quei repubblicani americani che più hanno flirtato con la scuola austriaca, con Friedrich von Hayek, Ludwig von Mises e con Murray Rothbard. In effetti la consacrazione libertaria del pallido attivista di Wikileaks arrestato ieri si è avuta con l'intervista di copertina della più capitalista delle riviste, Forbes del 30 novembre, nella quale faceva coming out col mondo intero confidando di "essere influenzato dal liberalismo e dal pensiero libertario sia in economia che in politica". "Lei è per il libero mercato?", chiedeva l'intervistatore. "Assolutamente sì", rispondeva Assange, "ne ho visto il funzionamento all'opera, in veri mercati liberi come quello delle tlc in Malesia, altro che gli Stati Uniti". Attenzione, però: "Ho abbastanza esperienza in politica e storia da capire che un mercato libero finisce sempre con il monopolio, se non lo si costringe a essere libero".
Subito corteggiatissimo dalla rivista libertarian Reason, il mercatista Assange vede adesso ripubblicati i suoi vecchi diari online che un tempo stavano sul suo sito IQ.com (Interesting Question), e che adesso sono stati ripresi parzialmente dalla piattaforma Open Topic. Sono un vero e proprio zibaldone di pensieri in libertà, tra poesie, citazioni, intermittenze del cuore, tristezza per la morte di Kurt Vonnegut, quotes di Emile Zola e Philip K. Dick e Che Guevara, e naturalmente ampio spazio per l'economia. A partire da un post sulle multinazionali, intitolato "United What of America?", nel quale si analizza la struttura politica delle grandi corporation che comandano negli Stati Uniti ("suffragio non universale perché votano solo gli azionisti, nessuna divisione dei poteri, economia centralizzata come in Unione sovietica, monopartitismo, nessuna opposizione permessa") per arrivare alla convinzione che se rimanessero solo le grandi corporation e scomparissero le piccole e medie imprese, in America ci sarebbe già il comunismo.
Chissà cosa ne penseranno all'Economist. Già, perché il settimanale londinese da tempo ha un particolare feeling con Assange, che è stato insignito nel 2008 dell'Economist New Media Award. Assange è stato inoltre uno dei personaggi mondiali a essere invitati per l'ambito "Tea With the Economist", l'intervista con tazza di tè che va in onda sulla tv del giornale. Il feeling con la stampa d'establishment ha generato anche qualche leggenda metropolitana: in Rete si trovano diversi siti complottisti secondo cui Assange è schiavo del grande capitale e della lobby (guarda un po'!) plutogiudaica, in quanto l'Economist "appartiene ai Rothschild".
Un altro "post" molto importante sul blog dell'attivista australiano, come rivela lo stesso Assange, è quello sul sistema fiscale finlandese. Inserito il 30 luglio 2006, riassume tutto il fascino per un sistema in cui "ogni reddito è pubblico, gli evasori sono pochi perché c'è lo stigma sociale". "Cambiare la percezione cambia le reazioni. Cambiare le reazioni permette di cambiare la società", commenta Assange, entusiasta di come in Finlandia l'agenzia delle Entrate, su richiesta, con un sms ti manda il reddito annuo del tuo vicino, anche se è l'amministratore delegato della Nokia. Ma è contro lo stato, contro l'establishment, Assange? "Assolutamente no", dice a Forbes. "Creare istituzioni è difficilissimo, sono stato in paesi dove queste erano collassate e so che non si costruiscono dal nulla". Comunista, anarchico, libertario.
Cos'è in fondo Assange? La chiave è forse nell'epigrafe
che apre il suo (ex) blog. "Lo stato è una condizione, una certa relazione tra esseri umani, un modo di comportarsi. Lo possiamo distruggere solo mettendo in atto diversi tipi di relazioni umane”. E' di Gustav Landauer, filosofo, pacifista, comunista libertario, anarchico, che dette vita alla effimera Repubblica Sovietica Bavarese, (la Bayerische Räterepublik) durata pochi mesi nel 1919. Landauer era anche scrittore e traduttore di Oscar Wilde e Walt Whitman oltre che seguace dell'egualitarismo di Lev Tolstoj e dell'anarchismo di Pierre-Joseph Proudhon, Mikhail Bakunin e Peter Kropotkin. Finì lapidato dai Freikorps, i precursori dei Nazisti.
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