Quel profumino di Casini al pranzo tra il Cav. e i cardinali
“Sapete perché mi attaccano? Perché grazie al rapporto che ho con l'amico Vladimir Putin sto portando la Russia più vicina all'occidente. E questo non va bene a molti. Tra l'altro, proprio grazie all'amicizia con Putin sto avendo un ruolo fondamentale nella pacificazione delle relazioni tra cattolici e ortodossi, tra il Vaticano e il patriarcato di Mosca. In particolare, mi sto adoperando con il patriarca Kirill per portare Benedetto XVI a Mosca”. Così Silvio Berlusconi ha tenuto le redini del pranzo di ieri a Palazzo Borromeo.
Leggi Casini si è ripreso il centro della pista e fa ballare Fini al suo ritmo di Salvatore Merlo
“Sapete perché mi attaccano? Perché grazie al rapporto che ho con l'amico Vladimir Putin sto portando la Russia più vicina all'occidente. E questo non va bene a molti. Tra l'altro, proprio grazie all'amicizia con Putin sto avendo un ruolo fondamentale nella pacificazione delle relazioni tra cattolici e ortodossi, tra il Vaticano e il patriarcato di Mosca. In particolare, mi sto adoperando con il patriarca Kirill per portare Benedetto XVI a Mosca”. Così Silvio Berlusconi ha tenuto le redini del pranzo di ieri a Palazzo Borromeo.
Invitato dall'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, per omaggiare i dieci cardinali che Papa Ratzinger ha creato nel concistoro dello scorso 20 novembre (si tratta di un appuntamento di routine) il premier ha dato a tutti i commensali l'impressione di uno che non pensa affatto alla resa. “Sembrava tutto tranne che uno che è in procinto di abbandonare la nave”, ha confidato al Foglio un neo porporato. Il 15 dicembre prossimo, il giorno dopo il voto di fiducia al governo riguardo al quale il premier si è detto “fiducioso”, Zanardi lascerà Roma per Mosca: “Insomma, mando Zanardi Landi dall'amico Putin”, ha detto Berlusconi durante il pranzo.
All'appuntamento all'ambasciata presso la Santa Sede Berlusconi è arrivato forte di diverse rassicurazioni arrivategli da oltre Tevere nei giorni precedenti. Una settimana fa ad Astana, in Kazakistan, dove era in corso il vertice dell'Osce, era stato il segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, a rassicurarlo sul fatto che la chiesa non darà alcun appoggio all'intesa Udc-Fli. Inoltre, altri incontri riservati hanno disegnato scenari rassicuranti per il premier: il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha incontrato il leader centrista Pier Ferdinando Casini. A tema anche un eventuale riavvicinamento di quest'ultimo col Pdl, nel caso si arrivi a un Berlusconi bis. E, ancora, pochi giorni fa, erano state le dichiarazioni del cardinale Camillo Ruini a non lasciare dubbi in merito al pensiero delle gerarchie cattoliche su una alleanza Fini-Casini: l'impegno dei cattolici in politica si attesta sulla difesa di valori come vita e famiglia e non è contribuendo alla nascita del terzo polo che questi valori possono essere difesi e promossi.
Al termine del pranzo il cardinale Tarcisio Bertone si è alzato in piedi. In alto i calici, ha brindato agli “eccellenti rapporti” tra Santa Sede e stato italiano, esprimendo riconoscenza per il ruolo che il governo ha avuto nel favorire la “normalizzazione” dei rapporti stessi. E mentre il brindisi partiva, ai dieci cardinali veniva offerto l'omaggio del premier: dieci croci pettorali nuove di zecca.
A Palazzo Borromeo, Berlusconi è giunto accompagnato da mezzo governo. Ma non c'era nessun esponente della Lega. Forse è stato soltanto un caso. O forse è stata l'esplicita volontà di mostrare alle gerarchie l'anima più moderata del governo. Ma alcuni hanno fatto notare come, tra le varie rassicurazioni che da giorni i berlusconiani fanno alle gerarchie per le politiche future, non ci sia solo l'attenzione alla famiglia ma anche una certa prudenza sul tema dell'immigrazione. Come a dire: sulle politiche immigratorie non sposiamo la linea dura della Lega. Del resto, l'ha detto ieri Berlusconi ai dieci cardinali che lo ascoltavano in silenzio e non poco divertiti: “Non farò mai politiche contrarie alla chiesa”.
A ben vedere, l'unico grande assente ieri era il cardinale Angelo Bagnasco. “E' rimasto a Genova per impegni in diocesi”, hanno fatto sapere. Ma forse il suo è stato un segnale in qualche modo voluto: la dirigenza dei vescovi italiani, che ha in mano le redini dei rapporti coi governi, mentre spettano alla segreteria di stato vaticana quelle con gli stati, non intende mostrarsi del tutto appiattita su Berlusconi. Per Bagnasco, probabilmente, ci sono altre possibilità oltre Berlusconi. E nel caso il futuro riservi la nascita di un governo di emergenza nazionale, o di un governo del presidente, lui avrà titolo per mediare nel modo migliore, da sponda attigua ma diversa rispetto a quella vaticana, e far sentire la sua voce.
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