Pro e contro La lobby di Dio /1

Mi chiamo Camillo Langone e sono un estimatore dei miei amici ciellini

Camillo Langone

Mi chiamo Camillo Langone, sono un estimatore di don Giussani e un amico di Renato Farina, Luigi Amicone, Jonah Lynch, Paolo Massobrio e Francesca Serragnoli, e quando dico amico non lo dico in senso mafioso, acritico e complice, di chi è amico a prescindere perché può sempre fare comodo: mi ritengo loro amico perché li sento vicini per quello che scrivono e che fanno. Alla lista devo aggiungere alcune carissime amiche e tanti bravi ragazzi appartenenti a Comunione e Liberazione, persone che mi hanno seguito in molteplici avventure e disavventure.

    Mi chiamo Camillo Langone, sono un estimatore di don Giussani e un amico di Renato Farina, Luigi Amicone, Jonah Lynch, Paolo Massobrio e Francesca Serragnoli, e quando dico amico non lo dico in senso mafioso, acritico e complice, di chi è amico a prescindere perché può sempre fare comodo: mi ritengo loro amico perché li sento vicini per quello che scrivono e che fanno. Alla lista devo aggiungere alcune carissime amiche e tanti bravi ragazzi appartenenti a Comunione e Liberazione, persone che mi hanno seguito in molteplici avventure e disavventure e senza le quali, per dirne una, la critica liturgica sarebbe rimasta nel cassetto, per mancanza di tempo e di energia, come il 90 per cento delle idee che mi affollano la mente.

    Senza di loro, senza le informazioni e l'incoraggiamento che mi hanno generosamente fornito, di pagine sulle messe ne avrei scritta una e poi più, non ci sarebbe stato un libro, l'iniziativa sarebbe morta subito e l'avrei seppellita con qualche rimpianto ma pure con sollievo (che fatica scrivere!) nella cripta della mia accidia. Sono inoltre un attento lettore, di più, un attento sottolineatore, di Massimo Camisasca, Luca Doninelli, Davide Rondoni, Antonio Socci e Giovanni Testori, nel corso degli anni mi sono appuntato molte loro frasi che prima o poi vorrei inserire, ovviamente assieme a quelle di altri autori, in un picciol libro da intitolarsi “Aforismi della Destra Divina”.

    Infine voglio citare due persone di cui ho ammirato non il modo di scrivere ma il modo di vivere: Ubaldo, un ragazzone di Salsomaggiore, piacente e benestante, senza un problema al mondo, che un bel giorno lasciò costernati famigliari e fidanzata decidendo di farsi prete nella San Carlo Borromeo per poi andarsene in Siberia (in Siberia) a portare la luce dell'eucaristia nelle isbe; Alfonso, il vecchio ciellino che ormai senza fiato per colpa di una terribile malattia mi telefonava da Riccione per dirmi che non aveva paura, che la Madonna voleva il suo bene e anche quello che gli stava capitando era per il suo bene. Questi sono i risultati che ho potuto toccare con mano dell'intuizione di Giussani e se è vero come è vero che gli alberi si riconoscono dai frutti, non capisco a quale specie botanica si sia ispirato il giornalista Ferruccio Pinotti per disegnare l'orrenda malapianta che ingombra di veleni, spine e putrefazioni le 464 pagine di un libro Chiarelettere intitolato “La lobby di Dio”, senz'altro pensato per un pubblico travagliesco, savianesco, perfino danbrownesco. Ci vuole una fantasia in stile “Codice Da Vinci” per definire Cl “organizzazione cattolica capace come nessun'altra di controllare la società italiana, dalle coscienze all'economia e alla politica”.

    Vivevo in una teocrazia e non me n'ero accorto. “La prima inchiesta su Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere” recita il sottotitolo e sono fiero di non essere un inchiestista se le inchieste si fanno in questo modo: Cl a pagina 6 è presente “in settanta paesi del mondo con oltre 300 mila aderenti” mentre a pagina 397 è parecchio dimagrita, “in tutto il mondo il movimento può contare su 140.000 militanti” e si capisce che se il libro fosse durato un altro poco i ciellini sarebbero diventati 600 mila oppure 60 mila, come faceva comodo, come veniva più facile digitare sulla tastiera. A Pinotti il più delle volte piace gonfiare piuttosto che ridimensionare: sopravvalutare l'influenza ciellina gli serve per atteggiarsi a Davide in campo contro Golia. La realtà in oggetto sarebbe “più potente dell'Opus Dei, più efficiente della massoneria, più connessa di Confindustria”, insomma una sorta di Spectre invincibile. Avrebbe preso il sopravvento anche nella chiesa e siccome le cose non stanno per nulla così (non stanno così nelle parrocchie, dove il cattochitarrismo dell'Azione cattolica imperversa come sempre, né tantomeno in Vaticano, dove ordini decadenti come i salesiani e moribondi come i gesuiti continuano a spadroneggiare contro ogni logica) deduco che l'autore non sappia di che cosa parla. Se fossero così forzuti, questi ciellini, perché mai nella piazzaforte del movimento, Milano, subiscono da decenni la presenza di arcivescovi ostili?

    Se fossero davvero così muscolari com'è possibile che una loro punta di diamante, il valoroso Luigi Negri, sia stato fatto vescovo di San Marino, diocesi da operetta, località da cui è più agevole mandare cartoline alle zie piuttosto che messaggi alla nazione? Conosco poco della chiesa spagnola, ho solo l'impressione che da quelle parti i ciellini contino nada e Pinotti conferma: “Il movimento che sulla società spagnola ha la maggiore impronta è certamente l'Opus Dei, seguito dai Neocatecumenali, dai Legionari di Cristo, da Renovación Carismatica guidata da Patti Mansfield, dai Focolarini di Chiara Lubich…”. In pratica gli è scappato detto che Cl è l'ultima ruota del carro: ce ne vuole, ad avere meno peso di Renovación… Poi però si ricorda che una simile constatazione non fa gioco al libro, impostato sulla visione apocalittica di una formidabile multinazionale simoniaca, quindi compie una brusca virata e nel giro di poche righe, giusto il tempo di passare da pagina 404 a pagina 405, ecco che Cl in Spagna “esercita una forte influenza politica” e per giunta “rappresenta la parte intellettuale ed economica della società”. E' così che sono venuto a sapere che Almodóvar e Zapatero sono ciellini. Anch'io se dovessi riempire cinquecento pagine di fretta (Pinotti pubblica un libro dietro l'altro e in più lavora all'Arena di Verona e collabora con Corriere, Espresso, Sole) ogni tanto scriverei a vanvera: a un certo punto si parla di chiesa e dopo l'elenco dei soliti cattivi (Cl e Opus Dei, non c'è bisogno di dirlo) si evocano altre “realtà integraliste che crescono senza freni”. Prego l'autore di farmi sapere, anche in forma riservata, nome, cognome e indirizzo di queste misteriose entità, così magari mi iscrivo. Più che un problema con Cl, Pinotti ha un problema col cristianesimo, e lo dimostra scandalizzandosi per comportamenti che si radicano nella Sacra Scrittura. Colpa di Giussani sarebbe l'essersi impegnato per fare uscire Cristo dalle sacrestie e portarlo nella società. Ma questo per chi conosce il Vangelo non è un misfatto, è un merito: “Predicatelo sui tetti” (Matteo 10, 27).

    Fra i giussaniani circolerebbe l'idea curiosa che le persone hanno bisogno di rapporti stabili quindi del matrimonio religioso, perché “i rapporti che prescindono da Dio sarebbero scioglibili a piacimento”. C'è poco da ironizzare, le cose stanno precisamente così: da una parte abbiamo Gesù che dice “Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi”, dall'altra Loris Fortuna e Antonio Baslini capaci di sfasciare la società italiana con una sola frase mortifera: “Il giudice pronuncia lo scioglimento del matrimonio contratto a norma del codice civile”. Pinotti è turbato dal fatto che molti volontari “investono un'intera settimana di ferie per coltivare amicizie” al Meeting di Rimini. Capisco che per gli idolatri le vacanze siano sacre ma nemmeno un ateo impiega le ferie per coltivare inimicizie, credo. Qui l'unico che non sa impiegare il proprio tempo mi sa che sono io, capace di perdere tante sere a leggere Pinotti.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).