Non arrivi a 500 milioni di amici senza attirare qualche stragista suicida

Marco Pedersini

Sulla sua pagina di Facebook, Taimour Abdulwahab al Abdaly, il terrorista ucciso dall'esplosione prematura di una bomba con cui stava per attaccare il centro di Stoccolma, criticava la presenza occidentale in Iraq con l'animosità e la dedizione che molti ultras riservano al calcio. “Questa volta gli abbiamo fatto il culo alla grande”, scriveva a marzo dopo uno scontro a fuoco, tra un video di America's Got Talent e un appello per il ritorno del Califfato islamico.

    Sulla sua pagina di Facebook, Taimour Abdulwahab al Abdaly, il terrorista ucciso dall'esplosione prematura di una bomba con cui stava per attaccare il centro di Stoccolma, criticava la presenza occidentale in Iraq con l'animosità e la dedizione che molti ultras riservano al calcio. “Questa volta gli abbiamo fatto il culo alla grande”, scriveva a marzo dopo uno scontro a fuoco, tra un video di America's Got Talent e un appello per il ritorno del Califfato islamico. Il suo profilo, a parte l'adesione al gruppo “Amo il mio iPad”, non lasciava spazio a fraintendimenti: sotto l'immagine della bandiera nera dello stato islamico iracheno che sventola sopra un mondo in fiamme, il visitatore trovava citazioni sul jihad e una collezione di video propagandistici girati in Cecenia e in Iraq, conditi con messaggi di stretta osservanza jihadista. C'erano foto di un viaggio in Giordania, che destano qualche perplessità quando, sotto la dicitura “A Taimour al Abdaly piace”, si legge il nome di Sheikh Abu Muhammad al Maqdisi, l'imam giordano che ha ispirato il defunto Abu Musab al Zarqawi, già leader di al Qaida in Iraq – su Facebook si possono consultare una ventina di pagine (solo in inglese) dedicate a Zarqawi, celebrato come “la vera leggenda, il vero guerriero dell'islam”.

    Tra le pagine preferite di al Abdaly, che agiva su ordine di al Qaida in Iraq, c'era “Yawm al Qiyamaah” – il giorno della resurrezione, titolo della Sura 75 –, il cui logo è il Tower Bridge londinese avvolto da fiamme e deflagrazioni. Alla pagina hanno aderito 8.000 utenti, ma il numero dei frequentatori è certamente maggiore, visto che è aperta a chiunque. “I mujaheddin usano Facebook come vetrina per i loro forum”, scrive il Dipartimento di sicurezza nazionale americano in un rapporto interno. Al Qaida, che lo usava soltanto per la controinformazione, ora se ne serve in modo smaliziato. “Questo Facebook è un'idea grandiosa, è molto meglio dei forum – scrive un miliziano citato nel rapporto – Se hai un gruppo con 5.000 iscritti, basta premere un bottone per richiamarli tutti sui nostri media”. Su Facebook gli aspiranti terroristi trovano un prontuario assortito, dalle istruzioni per fare un ordigno al manuale “Conosci il tuo fucile AK-47”.