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Anything But Berlusconi

Giuliano Ferrara

Tutto Tranne Berlusconi ovvero Anything But Berlusconi, è anche la linea del Financial Times, esposta in un editoriale di ieri, singolarmente povero di buoni e interessanti argomenti. Riconoscono che il voto di oggi non produrrà alcuna durevole soluzione politica per l'Italia. Ma poi gigioneggiano contro i danni inflitti in 17 anni dal “billionaire media mogul” al paese, riscaldano la vecchia minestra sul conflitto di interessi e sulle leggi di immunità e concludono che il Cav. non ha saputo varare le riforme liberali necessarie.

Segui la diretta del voto - Leggi La delusione dei TTB nella inutile caccia al sostituto del Cav. di Salvatore Merlo - Leggi Auguri Babbo Silvio di Annalena Benini - Leggi  l'intervista dell'Elefantino alla Stampa

    Tutto Tranne Berlusconi ovvero Anything But Berlusconi, è anche la linea del Financial Times, esposta in un editoriale di ieri, singolarmente povero di buoni e interessanti argomenti. Riconoscono che il voto di oggi non produrrà alcuna durevole soluzione politica per l'Italia. Ma poi gigioneggiano contro i danni inflitti in 17 anni dal “billionaire media mogul” al paese, riscaldano la vecchia minestra sul conflitto di interessi e sulle leggi di immunità e concludono che il Cav. non ha saputo varare le riforme liberali necessarie. Infine lo rimproverano (sorpresa) di essere troppo amico di Putin e optano per un governo presieduto da Gianni Letta, unica soluzione in grado di fronteggiare le tensioni di mercato sul nostro debito pubblico.  I colleghi del Ft non sembra abbiano tenuto nel dovuto conto quanto gli segnalammo, anche in lingua inglese, per temperare la loro naturale ignoranza della storia italiana recente: se i partiti vengono sciolti dai magistrati, può succedere che un imprenditore prenda il loro posto; gli imprenditori sono portatori, esattamente come i partiti e le ruling classes, di notevoli interessi spesso in conflitto con il ruolo pubblico, e quei conflitti sono l'anima del sistema capitalistico e delle società aperte, l'importante è che siano visibili, il che è certamente il caso di Berlusconi; quanto ai magistrati e alle immunità, gli italiani saranno pure dei servi ma sanno che il trattamento giudiziario inferto a Berlusconi puzza di faziosità e di pregiudizio, non ha quel nitore che altre iniziative di contropotere legale posseggono in altri contesti storici; mettere Letta al posto di Berlusconi, infine, non sembra un gesto di autonomia dal berlusconismo, e di alternativa, bensì una conferma delle ragioni di quell'esperienza politica, essendo Letta le plus proche compagnon d'armes del Cavaliere.

    Quando l'Economist proclamò in copertina che Berlusconi era “inidoneo a governare l'Italia”, affermazione che non riscosse un clamoroso successo presso gli elettori di questo paese, non reagimmo con rabbia, con disprezzo. Preferimmo cercare di spiegare che le molte contraddizioni e anomalie di cui il Cav. è portatore hanno una spiegazione nella storia italiana recente, e non ci fece velo l'amicizia politica leale e tutto sommato abbastanza indipendente per Berlusconi, infatti aggiungemmo che il leader del centrodestra poteva fare molto di più per ridurre l'impatto dei suoi modi da outsider e dei suoi conflitti di interesse. Ma a tanti anni di distanza, queste puerili filastrocche della city londinese risultano stucchevoli e fanno delle tribune del supercapitalismo colto e civile della perfida Albione tante succursali salottiere, chattering, dei salottini della politica italiana più rancorosa e impotente, quella che a forza di antiberlusconeggiare senza criterio ritarda ogni tipo di alternativa possibile, ogni effettiva dialettica tra blocchi politici diversi in utile competizione per il governo dello stato. Quanto alle riforme liberali, non le ha fatte nessuno, ma se oggi un Sergio Marchionne può aspirare a fare qualcosa di solido nella battaglia per la competitività e la produttività dell'industria è anche perché l'Italia precedente a Berlusconi, quella del compromesso assistenziale e corporativo blindato, è stata scompaginata dalla provvidenziale follia del Cav.

     

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.