Nel Foglio in edicola una pagina di auguri da foglianti e lettori
Auguri Babbo Silvio
Caro Cav., io adoro il Natale sopra ogni cosa (infinitamente più di compleanni, capodanni, pasque e ferragosti), ho fatto l'albero in novembre, con un caldo torrido (mio marito ha deciso di non disfarlo mai più, dice che per tre mesi è inutile), e vorrei che a Natale fossero tutti felici: musichette, rumore di campanelle, baci, renne, presepi, le sorelle March, il vecchio Scrooge che saluta i passanti, compra il tacchino più grosso che c'è, va a casa del nipote, aumenta stipendi, guarisce infermi e tutti allora lo amano.
Caro Cav., io adoro il Natale sopra ogni cosa (infinitamente più di compleanni, capodanni, pasque e ferragosti), ho fatto l'albero in novembre, con un caldo torrido (mio marito ha deciso di non disfarlo mai più, dice che per tre mesi è inutile), e vorrei che a Natale fossero tutti felici: musichette, rumore di campanelle, baci, renne, presepi, le sorelle March, il vecchio Scrooge che saluta i passanti, compra il tacchino più grosso che c'è, va a casa del nipote, aumenta stipendi, guarisce infermi e tutti allora lo amano. Ecco, signor Cav., poiché è di certo la cosa a cui tiene di più (e non riesce mai a capacitarsi del contrario), le auguro per Natale che tutti le vogliano bene. So che è troppo, ma quali altri desideri può avere Silvio Berlusconi, portare a termine il federalismo fiscale? Chiunque altro potrebbe chiedere, non so, una villa ad Antigua per non andarci mai, un lifting, quindici anni di protagonismo politico, molti nipoti maschi biondi, camion pieni di signorine urlettanti, cascate, cactus, televisioni, l'esaurimento nervoso di Gianfranco Fini, l'ammirazione acida di Massimo D'Alema, ma Berlusconi ha già avuto tutto. Ieri in Parlamento un po' si addormentava, poi si risvegliava, si alzava in piedi e diceva: comunisti, Unione sovietica, governi di sinistra, popolo, però con l'aria affaticata, grigia, pochi slanci. E' un momento rabbioso, con un'aria da fine del mondo, come se davvero bastasse il parto in ritardo di Federica Mogherini ad assicurare la scomparsa anche fisica di Berlusconi, la fine dell'incantesimo, quando i rovi intorno al castello scompaiono, lasciano il posto alle violette, tutti gli abitanti del regno si risvegliano e quell'inetta della Bella Addormentata riapre gli occhi.
Molti pensano che, concentrandosi sulla sfiducia al governo e sulle doglie da posticipare, le cose andranno esattamente così senza fare nient'altro (cioè fine dell'era berlusconiana, inizio del mondo delle fate). Non essendoci alcun richiamo al realismo si può davvero augurare a Silvio Berlusconi l'impossibile, fiducia o non fiducia: la benevolenza universale, come quando si parla di Checco Zalone, o di Corrado Guzzanti, o di Ivano Fossati, o di Virna Lisi, che tutti sorridono e fanno di sì con la testa, e ognuno ha una cosa preferita da ricordare. Con l'approvazione generale, Silvio Berlusconi sarebbe il più felice degli Scrooge, cercherebbe Dickens per ringraziarlo di persona. Insomma signor Cav., le auguro un Natale d'amore (non in quel senso), molti film, molto cibo, molti bambini per cui travestirsi da Babbo Natale, niente diete, niente consiglieri che dicono stronzate, niente leccapiedi che le moltiplicano, niente monumenti in faccia, niente orrende cravatte e orologi sotto l'albero, niente ragazze nude, magari una brava signora ultracinquantenne con cui andare al cinema (mi rendo conto che le sta arrivando una botta di depressione e mi fermo qui). Non essendo questa la lettera a Gesù Bambino, non le chiederò niente in cambio, tranne una cosa piccolissima, una sciocchezza, fiducia o non fiducia: la neve (anche finta) la mattina di Natale a Roma.
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