Tra l'Inter e la finale mondiale c'è di mezzo il reverendo Moon

Francesco Caremani

“Gioca a Calcio, Crea la Pace”, è questo il motto del reverendo Moon, fondatore della Chiesa dell'Unificazione e presidente della Federazione delle Famiglie per la Pace e l'Unificazione Mondiale (sublimazione della prima), nonché proprietario, forse fondatore, del Seongnam Ilhwa Chunma, la squadra che divide l'Inter dalla finale del Mondiale per club. I sudcoreani sono campioni d'Asia e secondo l'IFFHS tra le cinque migliori squadre del continente del secolo scorso, con una bacheca capace di contenere ben diciotto trofei vinti dal '92 a oggi.

    “Gioca a Calcio, Crea la Pace”, è questo il motto del reverendo Moon, fondatore della Chiesa dell'Unificazione e presidente della Federazione delle Famiglie per la Pace e l'Unificazione Mondiale (sublimazione della prima), nonché proprietario, forse fondatore, del Seongnam Ilhwa Chunma, la squadra che divide l'Inter dalla finale del Mondiale per club. I sudcoreani sono campioni d'Asia e secondo l'IFFHS tra le cinque migliori squadre del continente del secolo scorso, con una bacheca capace di contenere ben diciotto trofei vinti dal '92 a oggi. Nel quarto di finale hanno letteralmente travolto i padroni di casa dell'Al-Wahda per 4-1, grazie al 4-2-3-1 di Shin Tae-Yong e al talento del colombiano Mauricio Molina.

    Ma il Seongnam non nasconde solamente segreti tattici. C'è come una cortina fumogena intorno al management del club che dalla Federazione di calcio sudcoreana arriva sino ai colleghi del Korea Herald, i quali non sembrano così informati sulla squadra attualmente più importante d'Asia, anche se ammettono che la partita contro l'Inter è l'evento sportivo dell'anno.

    Per fortuna ci sono i colleghi giapponesi e allora scopriamo che il legame con la setta di Moon, famoso in Italia per il caso Milingo, vescovo esorcista sposato dal predicatore sudcoreano del quale era diventato seguace, è più forte di quanto non appare. I colori del club sono gli stessi della chiesa dell'Unificazione e Ilhwa è il nome dello sponsor: una società creata da Sun Myung Moon che vende il tè al ginseng e altre bevande gassate. Mettendo insieme i pezzi del puzzle, pur sapendo che in Giappone la setta di Moon è considerata alla stregua del male assoluto, mentre in Italia è attenzionata dal ministero degli Interni, si evince che è nato nel 1989 (alcune fonti dicono '88) con il nome di Ilhwa Chunma FC ed è facile, quindi, dedurre che proprio Moon e la sua chiesa ne siano i fondatori. Perciò il Seongnam è uno strumento della setta del reverendo al quale, all'età di sedici anni, sarebbe apparso Gesù Cristo dandogli il compito di portare avanti la sua missione.

    Secondo le fonti giapponesi lo stesso presidente del club, Park Kyu-Nam, sarebbe un adepto della setta e questo potrebbe giustificare l'ostracismo incontrato. Il Seongnam Ilhwa Chunma prima di diventare lo squadrone temuto in tutta l'Asia ha avuto natali difficili, un po' come il suo fondatore, dovendo emigrare da Seul verso altre città per stabilizzarsi definitivamente a Seongnam, città satellite della capitale dalla quale prende il nome, e dove è in corso una feroce diatriba tra i cristiani e gli adepti del reverendo Moon che vorrebbero costruire un nuovo stadio e una nuova sede del club, diatriba più religiosa che sportiva.

    Sun Myung Moon è seriamente convinto che il calcio possa sostituire i campi di battaglia per dirimere le questioni tra nazioni e investe molto nello sport, considerata una delle principali attività della setta, tra cui le arti marziali. La vittoria nella AFC Champions League ha portato nelle casse del club 2,5 milioni di dollari, altri 2 milioni sono entrati con la partecipazione al Mondiale per club, ma battere l'Inter ne vale addirittura 3 (fonte koreaherald.com). Una bella spinta per una formazione allenata da un tecnico ribattezzato il Mourinho del continente asiatico, soprannome che Rafa Benitez saprà apprezzare da par suo, una specie di zavorra che si porta dietro dall'Inghilterra e che è diventata ancora più pesante in questi primi mesi italiani.

    Le dichiarazioni dei coreani sono tutte uno schermirsi di fronte alla forza dei nerazzurri, consapevoli che un Inter al completo e ben messa in campo non lascerebbe alcuna chance al Seongnam. Sotto sotto, però, sperano di diventare la grande sorpresa della manifestazione e sono consapevoli che essere sottovalutati può rappresentare un bel vantaggio da piantare con forza nelle crepe interiste. In difesa possono contare sull'australiano Sasa Ognenovski, miglior giocatore della Champions asiatica, ma il reparto più forte resta l'attacco con Molina, Cho Dong-Geon e Choi Sung-Kuk che svariano alle spalle del montenegrino Dzenan Radoncic.

    Forza, velocità e creatività le doti maggiori del Seongnam che ha nel suo stemma un unicorno alato, capace, secondo la mitologia, di andare dritto per la sua strada superando ogni ostacolo terreno. Sarà il karma negativo di Benitez quello di dover fare i conti, dopo Mourinho, sempre con avversari soprannaturali tra chi si crede un Dio in panchina e chi tout court con undici discepoli schierati su un campo di calcio, sperando che il dodicesimo non sia l'arbitro Moreno.