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Casini fa il terzopolista ma anche i vescovi lo vogliono lontano da Fini

Salvatore Merlo

Il Quirinale è dell'idea che sarebbe meglio evitare le urne anticipate e le gerarchie vaticane, cui ieri s'è aggiunto il cardinal Bagnasco (Cei), suggeriscono all'Udc, e ai cattolici oggi a sinistra, di afferrare – come e quanto saldamente si vedrà – la mano tesa di Silvio Berlusconi. “Per noi Casini è un interlocutore naturale, ma un salto diretto verso il Cavaliere sarebbe troppo lungo”, dice al Foglio Giorgio Merlo, cattolico dei popolari pd.

    Il Quirinale è dell'idea che sarebbe meglio evitare le urne anticipate e le gerarchie vaticane, cui ieri s'è aggiunto il cardinal Bagnasco (Cei), suggeriscono all'Udc, e ai cattolici oggi a sinistra, di afferrare – come e quanto saldamente si vedrà – la mano tesa di Silvio Berlusconi. “Per noi Casini è un interlocutore naturale, ma un salto diretto verso il Cavaliere sarebbe troppo lungo”, dice al Foglio Giorgio Merlo, cattolico dei popolari pd, che aggiunge: “Tuttavia l'auspicio delle gerarchie va in questa direzione. Sono consigli al negativo, cioè fanno capire con chi i cattolici non dovrebbero allearsi”. E con chi non dovrebbero allearsi? “Con Fini o con Nichi Vendola”.

    I due fenomeni, auspici quirinalizi e vaticani, cui si somma un riallineamento dei cosiddetti poteri forti e dei loro rappresentanti nel mondo dell'informazione, stanno contribuendo a rafforzare la vittoria (benché mutilata) colta martedì dal premier in Parlamento. Di un passo verso il centro (destra) del democratico Beppe Fioroni ormai si parla apertamente, ne scrive anche il quotidiano della Cei, Avvenire. Una manovra che ricomporrebbe un polo cattolico – cui Fini sarebbe culturalmente estraneo – con Casini, Rutelli e gli ambienti Cisl. Il Cavaliere, martedì, non ha esplicitamente manifestato a Giorgio Napolitano l'intenzione di allargare il governo all'Udc. Ma in cambio di un'apertura di Casini – che in un linguaggio obliquo da neodemocristiano lo chiede – è disponibile a dimettersi. Casini ieri gli ha chiesto di trattare anche con Fini e con l'Mpa come fossero tutti un gruppo unico, ma in realtà, come temono anche molti dei finiani moderati rimasti in Fli, il leader Udc ha più che altro interesse ad alzare il prezzo dell'intera manovra di avvicinamento al Cav. utilizzando la minaccia del terzo polo come strumento di pressione negoziale nei confronti di Berlusconi.

    L'alleanza con Fini, giudicato pericolosamente laicista, gli è sconsigliata dalla curia romana e preoccupa anche quei parlamentari cattolici, come Paola Binetti, entrati nell'Udc per sfuggire a quelle politiche del Pd oggi condivise dal presidente della Camera. D'altra parte se Fini giudica in privato la fallita spallata contro il governo “una tragica sconfitta”, Casini è tutt'altro che depresso. “Abbiamo vinto o abbiamo perso?”, gli ha chiesto un suo amico intimo riferendosi al risultato della sfiducia. Risposta: “Purtroppo abbiamo vinto”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.