Diario di Pace
Ma quali black bloc. Questi sono italiani, pochi e mediamente incazzati
Va bene che fa tanto global e molto chic. Ma se continuiamo a chiamare questi di via del Corso “black bloc”, come se le tute nere entrate nell'immaginario del 2001 fossero in servizio permanente effettivo, è solo perché ci fa comodo: rimuoverle come canaglie venute da un altrodove e da un altroquando, professionisti della provocazione violenta è cosa che ci semplifica la vita.
Leggi Gli infiltrati? Non servono - Leggi L'incanaglimento della politica di Giuliano Ferrara
Va bene che fa tanto global e molto chic. Ma se continuiamo a chiamare questi di via del Corso “black bloc”, come se le tute nere entrate nell'immaginario del 2001 fossero in servizio permanente effettivo, è solo perché ci fa comodo: rimuoverle come canaglie venute da un altrodove e da un altroquando, professionisti della provocazione violenta è cosa che ci semplifica la vita. Ci evita di andare a levargli fazzoletto e casco per veder chi sono questi luddisti che hanno sbagliato secolo, questi nemici fuori tempo massimo della mercificazione capitalistica. Ci risparmia il disagio di vedere che sono italiani, magari i nostri stessi figli, arrabbiati che si aggirano un po' ovunque, dalle curve degli stadi alle periferie a problemi, dalla presentazione del libro dell'ennesimo sindacalista “venduto” o, per l'appunto, a una manifestazione studentesca. Così non c'è da fare buona pedagogia, andare in giro a spiegare perché Monicelli si sarebbe offeso a essere scambiato per un volgare capo brigata, che l'università per tutti è una scempiaggine, il lavoro garantito e a tempo pieno una chimera. Così politici deboli e senza idee possono permettersi di non dire nulla ma di trovare parole severe e ispirate a difesa delle istituzioni minacciate. E' stato un coro unanime ieri, i Moffa, i Donadi, uomini del Cav. e dell'anti Cav., finiani di governo e di opposizione, tutti contro “questi criminali che devono stare in galera”. Persino la Finocchiaro, dimentica delle lezioni del passato, si è messa a puntare gli occhioni intensi sulla telecamera per chiedersi: “Ma chi li paga, chi li arruola, chi li infiltra”, e con l'insopportabile aria intesa che hanno nel mondo tutti i teorici del complotto, “perché mai ‘questi qui' hanno preso di mira il Parlamento proprio nel giorno più difficile, li ho visti dalla finestra del Senato, si capiva subito che tutto era preparato”.
Le cose stanno così. “Questi qui”sono italiani, non li paga nessuno, vengono da casa loro e a casa loro tornano se non trattenuti per cause di forza maggiore. Sono arrabbiati, se ne fregano delle trattative alla buvette di Montecitorio, manifestano davanti al Parlamento in un momento delicato della vita pubblica perché sanno che facendo così, se non li ascoltano, quanto meno li vedono. La febbre è salita quando si è saputo della vittoria della maggioranza ed è normale perché non sopportano più questo governo né il suo capo e non hanno nel Parlamento nessuno che li rappresenti. Sono alcune migliaia, una minoranza assai esigua che appena c'è un po' d'acqua nel boccale si butta a pesce. E dagli e dagli faranno proseliti, recluteranno altri più giovani, perché se non hai grande futuro, se sei vulnerabile ti viene la voglia di menare le mani e scopri il fascino della violenza. Non c'è nulla di strano in tutto questo, non servono regie occulte, è il funzionamento fisiologico di una democrazia. Quando gli studenti inglesi se la sono presa anche con icone come Carlo e Camilla nessuno ha gridato al regicidio, alla fine della democrazia. E anche qui qualcuno s'è addirittura divertito per lo spaghetto reale. Gentile senatrice Finocchiaro, se per una volta invece di ripetere pigramente che una crisi così non la si vedeva dal 1929, che le fabbriche chiudono, la scuola è allo sfascio, l'università in agonia, il paese nel baratro e il governo su Marte, se insomma, invece di lanciare il sasso e nascondere la mano, per una volta dicesse che la democrazia si distingue non perché reprime i violenti, cosa che fanno tutti, ma perché riconosce ai cittadini il diritto di bruciare le proprie bandiere, beh non solo farebbe un figurone. Scongiurerebbe anche pericoli più grandi per l'avvenire.
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