Pacsiamoci

Annalena Benini

Ogni tre matrimoni, in Francia si celebrano due Pacs. E a Parigi, undicesimo arrondissement, i Pacs hanno superato i matrimoni. Doveva essere una rivoluzione per gli omosessuali, finalmente liberi di trovare un riconoscimento civile all'amore, ma è finita con una stragrande maggioranza (settantacinque per cento) di fidanzati del liceo che decidono di unirsi in Pacs, coppie ideologicamente contrarie alle nozze tradizionali che scelgono la registrazione.

    Ogni tre matrimoni, in Francia si celebrano due Pacs. E a Parigi, undicesimo arrondissement, i Pacs hanno superato i matrimoni. Doveva essere una rivoluzione per gli omosessuali, finalmente liberi di trovare un riconoscimento civile all'amore, ma è finita con una stragrande maggioranza (settantacinque per cento) di fidanzati del liceo che decidono di unirsi in Pacs, coppie ideologicamente contrarie alle nozze tradizionali che scelgono la registrazione, divorziati che non hanno più voglia di matrimonio, giovani amanti spaventati dall'idea di un'unione indissolubile (anche se il matrimonio non è mai stato tanto solubile come adesso, soprattutto in Francia).

    Il New York Times ha raccontato ieri il grande successo dei Pacs come unione leggera tra uomini e donne, che preferiscono registrarsi invece di sposarsi, e lasciarsi con una lettera piuttosto che separarsi.  Ci si pacsa sempre di più, ma in un modo irresistibilmente attratto dal solito vecchio e polveroso matrimonio: i negozi hanno liste di Pacs, con servizi di bicchieri identici a quelli delle liste di nozze, i ristoranti propongono menu per i pranzi di Pacs, le agenzie di viaggio offrono pacchetti di lune di miele Pacs, le amiche si comprano vestiti nuovi per il Pacs, la pacsanda si mette a dieta mesi prima, le torte sono a ventotto piani con sopra i due Pacs vestiti da veri sposi e tutti sono molto emozionati e troppo truccati (come testimoniano, per i secoli a venire, gli album di Pacs pieni di foto in cui i due si baciano dentro una carrozza, o sopra una Vespa, e guardano rapiti la Senna abbracciandosi teneramente).

    Si snobba il matrimonio (che infatti è in declino: duecentocinquantamila nozze in Francia nel 2009, contro le quattrocentomila degli anni Settanta), lo si considera un'istituzione inutile e dannosa, si cerca qualcosa di più svelto, giovane, vispo e non troppo impegnativo, ma poi non si resiste ai confetti rosa di cioccolato a forma di cuore e al centrotavola di fiori freschi (si spera che almeno il taglio della cravatta venga risparmiato) e al lancio dei piatti contro il muro se lui ha tenuto tutto il pomeriggio il telefono spento (non è che con il Pacs le liti diventino più snelle e informali: la tradizione dello scannarsi non sarà mai in declino).

    Allo stesso tempo, il matrimonio va velocemente e silenziosamente verso il Pacs (eviterò di raccontare le mie nozze, ma il più sobrio e avanzato dei Pacs francesi sembrerebbe in confronto uno sposalizio napoletano, di quelli in cui ci si siede a tavola a mezzogiorno e non si sa quanti anni passeranno prima di potere smettere di mangiare e brindare): ci si sposa alla chetichella, in dieci minuti,  in Francia se si è d'accordo si divorzia al massimo in sei mesi e si sta studiando il modo di permettere agli ex sposi senza figli di dirsi addio per sempre semplicemente andando dal notaio. Per quanto il matrimonio sembri sempre più archeologico e in disuso, il Pacs invece di ridergli in faccia e cancellarlo l'ha inseguito, assecondato, corteggiato e infine gli ha messo un anello al dito.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.