Il Papa ringrazia, la Cei sprona. Ma Casini ancora non cede

Salvatore Merlo

Le parole di apprezzamento per l'operato del governo a difesa del crocefisso pronunciate ieri da Benedetto XVI hanno felicemente sorpreso il Palazzo e il centrodestra. Con il sigillo finale del Papa si chiude l'ultimo anello di una clamorosa catena di pronunciamenti delle gerarchie ecclesiali più o meno esplicitamente a sostegno dell'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. “Dal voto di fiducia ad oggi siamo resuscitati”, dice al Foglio Gaetano Quagliariello, il vicecapogruppo del Pdl al Senato.

    Le parole di apprezzamento per l'operato del governo a difesa del crocefisso pronunciate ieri da Benedetto XVI hanno felicemente sorpreso il Palazzo e il centrodestra. Con il sigillo finale del Papa si chiude l'ultimo anello di una clamorosa catena di pronunciamenti delle gerarchie ecclesiali più o meno esplicitamente a sostegno dell'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi. “Dal voto di fiducia ad oggi siamo resuscitati”, dice al Foglio Gaetano Quagliariello, il vicecapogruppo del Pdl al Senato. “C'è una significativa convergenza a protezione della stabilità di governo in Italia, aspettiamo adesso che anche i politici cattolici oggi fuori dal recinto del Pdl e della Lega rispondano”.

    Dalla cena romana a casa di Bruno Vespa, cui partecipò il segretario di stato Tarcisio Bertone assieme a Pier Ferdinando Casini e al Cavaliere, all'appello alla “governabilità” lanciato dal presidente della Cei Angelo Bagnasco, che pure nei mesi scorsi non aveva lesinato le sue critiche, fino al discorso di Camillo Ruini al convegno sull'Unità d'Italia, in cui ha espresso apprezzamento per il rafforzamento dell'esecutivo e l'impianto bipolarista e federalista, la voce delle gerarchie si è fatta sempre più sonora. Infine ieri, apice di un climax ascendente, il Papa: “Desidero esprimere il mio apprezzamento al governo italiano che nella difesa del crocefisso in Europa si è mosso in conformità a una corretta visione della laicità e alla luce della sua storia, cultura e tradizione”.

    Il messaggio della curia romana, e dell'establishment della Cei, è da tempo arrivato con chiarezza, anche direttamente, alle orecchie del leader neodemocristiano Casini. Il testo è più o meno questo: sia lui a correre in soccorso del governo, lasci perdere il terzo polo e quel Gianfranco Fini che oltretevere, nel corso degli ultimi anni, ha più che altro spaventato con prese di posizione, sui temi sensibili, che la curia non esita a giudicare estremismo laicista. “L'auspicio della chiesa è esplicito, si vorrebbe che il governo continui la sua opera e si rafforzi”, spiega al Foglio il vaticanista Sandro Magister. “Il giudizio sull'operato di Berlusconi è, in termini assoluti, positivo. Per questo si fa sempre più forte la richiesta, rivolta all'Udc, di sostenere questo governo, con responsabilità. Il Pdl e la Lega sono oggi due importanti, e affidabili, interlocutori per il Vaticano: per le politiche in difesa della vita, per gli interventi sulla scuola e persino per quelle promesse, ancora non realizzate ma alle quali viene dato molto credito, che riguardano il quoziente familiare e i vantaggi fiscali nei confronti delle famiglie”.

    Finora la pressione delle gerarchie sui cattolici dell'Udc (ma anche su ambienti del popolarismo pd) non ha granché funzionato. Nonostante gli appelli e i colloqui privati, Casini ha siglato un generico accordo con Fini e con l'autonomista siculo Raffaele Lombardo, proiettandosi verso altri orizzonti. Eppure non pochi, persino nelle file del partito finiano, Fli, sospettano che il leader neocentrista non sia insensibile agli appelli della chiesa e che stia preparando una manovra di riavvicinamento al Pdl che dovrebbe concludersi entro le prime settimane di gennaio. Gli interlocutori immediati di Casini, in previsione di questa mossa, sono un consistente pezzo dei popolari democrat, coloro i quali fanno riferimento a Beppe Fioroni, nonché ambienti della Cisl guidata da Raffaele Bonanni. Spiega il deputato pd (e cattolico) Giorgio Merlo: “L'indicazione della chiesa è limpida: ‘Carissimi politici cattolici, non alleatevi con Fini o con Vendola'”. Qualcuno, nel Pdl, immagina che Bonanni stesso possa farsi garante, in un nuovo (e allargato) governo Berlusconi, di questa cultura e di queste istanze sociali.

    I primi segnali di un riavvicinamento dell'Udc al centrodestra si sono avuti in questi giorni, sul decreto sicurezza e sul cosiddetto decreto rifiuti, entrambi passati al vaglio della Camera senza alcun intoppo nonostante la debolezza della maggioranza nell'assetto Pdl-Lega. D'altra parte “Casini è un pragmatico”, spiega l'ex ministro berlusconiano Mario Landolfi. “Le sue mosse le farà, ma quando conviene e quando potrà guadagnare di più”. Ieri l'Udc ha presentato una proposta di legge, firmata da Casini e da Paola Binetti, che chiede l'istituzione di un Garante della famiglia. Il governo ha fatto proprio il testo e il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha colto l'occasione per aprire una trattativa che partendo da questa legge simbolica potrebbe anche raggiungere l'obiettivo di allargare l'attuale maggioranza. Ma chissà.

    “Stupisce che, nonostante tutto, Casini abbia siglato un accordo con Fini. I messaggi del Vaticano non sono equivocabili”. Queste le parole consegnate al Foglio da uno dei più importanti terminali di comunicazione tra il mondo della curia romana e il Palazzo della politica. Dice invece Magister: “Le gerarchie parlano con Casini, ma il giudizio nei suoi confronti non è esaltante dal loro punto di vista. Casini ha già, più volte, deluso. Come quando ha siglato l'alleanza con Mercedes Bresso in Piemonte”. Dunque si vedrà. Anche perché la chiesa, spiegano gli esperti, non è un monolite e al proprio interno cova sensibilità politiche anche molto diverse tra loro. Resta forte la fronda antiberlusconiana che si riconosce nel settimanale dei paolini Famiglia Cristiana. Così come tra i vescovi, in diocesi anche importanti, sul territorio, resta diffusa la critica nei confronti del premier e del suo “intemperante” stile di vita. “Con la differenza – conclude Magister – che i paolini sono un po' indisciplinati, mentre i vescovi si adeguano e obbediscono”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.