Napolitano deve persuadere Fini: la prassi costituzionale è contro di lui
Di regola non si danno consigli non richiesti al presidente della Repubblica. Ma si può sollecitare una sua libera riflessione. Specie quando il gioco, in questo caso l'interesse repubblicano, valga la candela. Pongo il tema della “prassi”, concetto che la presidenza della Repubblica, cioè l'istituzione anche giuridicamente connotata che i capi dello stato incarnano, ha sempre tenuto in palmo di mano. La “prassi” è Dea bendata, espressione alta e nobile della continuità.
Leggi Fini è contro la prassi, Napolitano può fare qualcosa. Parlano i giuristi
Di regola non si danno consigli non richiesti al presidente della Repubblica. Ma si può sollecitare una sua libera riflessione. Specie quando il gioco, in questo caso l'interesse repubblicano, valga la candela. Pongo il tema della “prassi”, concetto che la presidenza della Repubblica, cioè l'istituzione anche giuridicamente connotata che i capi dello stato incarnano, ha sempre tenuto in palmo di mano. La “prassi” è Dea bendata, espressione alta e nobile della continuità, strumento operativo principale che consente agli inquilini del Quirinale di esercitare poteri e responsabilità godendo al contempo della nota irresponsabilità politica sancita dalla Costituzione.
Il modo in cui Gianfranco Fini esercita la sua funzione di terza carica dello stato rompe la prassi in un punto delicatissimo: l'imparzialità formale, che non prevede l'apoliticità della carica, tutt'altro, ma implica doverosamente il porre una distanza protocollare chiara e visibile tra le funzioni della presidenza dei deputati e quelle di un attivismo politico esasperato, militante, aggressivo, sia di opposizione sia di governo. Sostengo che il presidente Napolitano dovrebbe segnalare, privatamente al presidente Fini e pubblicamente in forme solenni di moral suasion, l'indisponibilità della presidenza della Camera per giochi politici hard core. A suo modo l'ha fatto Ezio Mauro, direttore della Repubblica, dovrebbe tanto più farlo il presidente della Repubblica. Se Berlusconi domani si dimettesse e andasse al Quirinale a chiedere le elezioni, la presidenza gli opporrebbe la “prassi”: devo consultare i partiti, anche se nella Costituzione non c'è scritto, e vedere se ci sia una maggioranza di governo possibile, e devo farlo perché così è stato sempre fatto prima di me. La prassi e il rispetto della prassi sono dunque considerati cruciali, addirittura più importanti di un'istanza materiale di sovranità. Napolitano dovrebbe far capire al paese e a Fini, in nome della sua funzione di custode della Costituzione e della prassi costituzionale, che il presidente della Camera per prassi non vota, e dunque non può risultare il capo del partito della sfiducia al governo.
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