C'è posta per Giulio

Michele Arnese

Cari Tremonti e Juncker, con la leva aurea potete risollevare gli stati d'Europa. E' sintetizzabile così la letterina che l'economista della Cattolica, Alberto Quadrio Curzio, commentatore del Corriere della Sera, spedisce idealmente al ministro dell'Economia e al presidente dell'Eurogruppo che hanno lanciato nei giorni scorsi l'idea degli Eurobond

    Cari Tremonti e Juncker, con la leva aurea potete risollevare gli stati d'Europa. E' sintetizzabile così la letterina che l'economista della Cattolica, Alberto Quadrio Curzio, commentatore del Corriere della Sera, spedisce idealmente al ministro dell'Economia e al presidente dell'Eurogruppo che hanno lanciato nei giorni scorsi l'idea degli Eurobond per alleviare il rischio del debito sovrano dei paesi dell'Eurozona. Le riserve in oro delle Banche centrali, dice Quadrio Curzio in una conversazione con il Foglio, nel giorno in cui il Consiglio europeo a Bruxelles discuterà anche delle soluzioni ai rischi sovrani, possono garantire le emissioni degli Eurobond.

    "La credibilità della Bce e delle banche centrali nazionali non dipende più dalle riserve auree, che non vanno vendute ma valorizzate per emissioni obbligazionarie europee garantite. Le riserve d'oro del Sebc, ossia delle Banche centrali nazionali più la Bce, sono circa 355 milioni di once". Con un occhio alla recalcitrante Germania, l'economista aggiunge: "Valutate molto prudenzialmente a 1.000 dollari l'oncia, visto che oggi il prezzo supera 1.400 dollari, e al cambio euro dollaro di lungo periodo pari a 1,20 (oggi il cambio è sopra 1,30), le riserve hanno un controvalore di circa 300 miliardi di euro". Insomma, un'emissione obbligazionaria di 1.000 miliardi di euro con questa garanzia potrebbe spuntare sul mercato interessi molto bassi, forse inferiori anche a quelli tedeschi sui titoli decennali anche se la emissione dovrebbe avere una durata più lunga.

    Quadrio Curzio ha sulla scrivania una tabellina che mostra le potenzialità della leva aurea: gli Stati Uniti detengono 8.133 tonnellate, la Germania 3.407, l'Italia 2.452 e la Francia 2.435. Tra gli organismi sovranazionali c'è il Fmi con 3.005 tonnellate e la Bce con 501: "Come si vede – aggiunge il vicepresidente dell'Accademia nazionale dei Lincei – la somma delle riserve auree di Germania, Italia e Francia supera quella degli Stati Uniti e questo mi induce a ritenere che la mia ipotesi di emissione di Eurobond collateralizzati dall'oro andrebbe studiata a fondo. Anche perché la Germania non rischierebbe in proporzione al suo pil più di Italia e Francia". Professore, ma c'è un nesso fra le riserve del metallo giallo di Palazzo Koch e la ricapitalizzazione necessaria delle banche italiane anche in vista di Basilea III? "L'operazione va vista in relazione all'assetto azionario della Banca d'Italia. La legge 262 del 2005, con cui ha preso avvio la riforma dello statuto della Banca approvato dall'assemblea generale il 28 novembre 2006, ha stabilito una ridefinizione dell'assetto proprietario con un regolamento da adottare entro il 31 dicembre 2008. Questa scadenza non è stata rispettata e quindi nulla è cambiato". E allora? "La soluzione del problema proprietario si può intersecare con quello di ripatrimonializzare gli istituti italiani, sia per riallineare le stesse alle banche di altri paesi dell'Unione che hanno fruito di ampi interventi dello stato sia per facilitare l'erogazione del credito". Il problema era stato sollevato da Enrico Salza il 29 maggio 2009 all'assemblea della Banca d'Italia, quando Salza prese la parola come presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo: "Il suo intervento non ebbe seguito ma era di notevole spessore e prospettiva", aggiunge Quadrio Curzio che ha sottolineato un passaggio clou dell'intervento di Salza: "Le banche partecipanti al capitale della Banca d'Italia, a fronte della cessione delle quote possedute, potrebbero destinare parte dei proventi così ottenuti alla sottoscrizione di strumenti di capitalizzazione utili ai fini di Vigilanza emessi dalle altre banche non titolari di quote".

    Professore, vuole dire che le banche azioniste di Palazzo Koch devono vendere le quote di Bankitalia e così, tenendo conto del metallo giallo della Banca centrale, avranno un incasso tale da poter aumentare il capitale? "Le riserve auree fanno parte del patrimonio di Bankitalia e quindi se si dovessero valutare le quote di partecipazione al capitale della Banca centrale, possedute per il 40,17 per cento da Intesa Sanpaolo e per il 22,11 per cento da Unicredit, la quotazione delle riserve auree sarebbe cruciale. Il problema è stato sfiorato dall'articolo 14 della legge 102 del 2009 anche sulla base di pareri della Bce". Il commentatore del Corriere della Sera non nasconde le difficoltà di un'operazione del genere: "Il problema è complesso perché si tratta di un misto di questioni fiscali e finanziarie, economiche e societarie, pubbliche e private, italiane ed europee. Per questo ritengo che vada affrontato a livello europeo". Professore, ma chi pagherebbe le banche che uscirebbero da Palazzo Koch? "Bella domanda, ma non ho ancora una risposta".