Democratici o no, adesso bisogna dire agli sbirri: ci fidiamo di voi

Stefano Di Michele

E se lasciassero fare agli sbirri, una volta tanto? Se la piantassero di mettersi, pateticamente, a fare loro gli sbirri in sedicesimo? Può un celerino, diciamo, ragionare meglio di un senatore o di un sottosegretario? Eh, hai voglia, se può… E quasi sempre lo fa. Ci sono tanti bravi studenti, in piazza, e un po' di stronzetti. Ci sono tantissimi bravi sbirri in piazza, e magari qualcuno di mano (o di piede, come si è visto) più pesante.

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    E se lasciassero fare agli sbirri, una volta tanto? Se la piantassero di mettersi, pateticamente, a fare loro gli sbirri in sedicesimo? Può un celerino, diciamo, ragionare meglio di un senatore o di un sottosegretario? Eh, hai voglia, se può… E quasi sempre lo fa. Ci sono tanti bravi studenti, in piazza, e un po' di stronzetti. Ci sono tantissimi bravi sbirri in piazza, e magari qualcuno di mano (o di piede, come si è visto) più pesante. I primi sono inevitabili, i secondi utili. Non è una bella situazione, ma non ce n'è una migliore. Nessuno ha intenzione di farsi troppo male, lì in piazza: lo sbirro costretto a far barriera, per mille e duecento miserabili euro al mese; lo studente che tiene alla sua testolina – fosse di genio, fosse di segatura gonfia, fosse da furore teppistico devastata – e paventa il rischio che un'eccessiva manganellata possa compromettere l'imminente settimana bianca. E' tutta una teatralità, a volte un dramma ma sempre da una messa in scena preceduto, dove ognuno prende le misure all'altro, avendo ognuno le proprie perdite e le proprie convenienze.

    La gente si gioca persino la vita, a volte – anche se non tutti la giocano allo stesso modo: ci sono gli aggressori e gli aggrediti, e (quasi) sempre sono gli sbirri a prendere il primo colpo, il primo insulto, la prima rabbia. Perciò loro sanno benissimo cosa fare; così come benissimo cosa sono lo ha spiegato quel poliziotto che domenica scorsa ha scritto una lettera (anche scritta parecchio meglio di tanti articoli di giornalisti) al Corriere della Sera. Mi sembra molto più affidabile quello sbirro, “io sbaglio… sono un uomo come tanti… e faccio il poliziotto…” – pur con le sue paure e i suoi dubbi e i suoi giustificati rancori (c'è del sangue che molto si vede, c'è del sangue che poco si vede) – dei politici che gli urlano nelle orecchie, che mostrano il petto che mai dovranno mostrare in piazza, che fanno la voce grossa che non dovranno alzare per fronteggiare un sampietrino. C'è sempre qualcosa di retoricamente insopportabile, nelle dichiarazioni di certi politici di sinistra sul tema.

    C'è lo stesso qualcosa di retoricamente insopportabile
    nell'urlo di alcuni politici di destra sul tema. E' come se “il ministro della Paura”, geniale e terrificante invenzione di Antonio Albanese, si fosse di colpo incarnato, reso vivo, presente. Come se quelle fiamme e quelle paure fossero davvero e solo una messa in scena. Ma qualcosa brucia davvero; davvero qualcuno, anche dentro la divisa, di paura trema; ma qualcuno sanguina davvero. Bisognerebbe fare un passo indietro – fatti, politicamente, i passi sbagliati che si potevano evitare. E dire agli sbirri: ci fidiamo di voi. Una volta, a un democratico, questo sarebbe apparso pericoloso; adesso, a un democratico, potrebbe apparire rassicurante. Ché forse davvero gli sbirri sanno cosa fare. Lì in piazza, di sicuro. O persino davanti ad Arcore.

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