Gasparri o no, evocare gli anni Settanta serve soltanto a farsi male
Diavolo di un Gasparri! Il capogruppo del Pdl al Senato è noto come capostipite di quel fenomeno in sé e per sé che è il gasparrismo, ma per una volta potrebbe aver fatto centro, visto il balletto delle reazioni e le intenzioni annunciate da non pochi capifamiglia di tenere sotto chiave i loro pargoli.
Diavolo di un Gasparri! Il capogruppo del Pdl al Senato è noto come capostipite di quel fenomeno in sé e per sé che è il gasparrismo, ma per una volta potrebbe aver fatto centro, visto il balletto delle reazioni e le intenzioni annunciate da non pochi capifamiglia di tenere sotto chiave i loro pargoli. Per una volta dunque è doveroso prendere Gasparri non per quello che è ma per quello che dice e analizzare nel merito la sua proposta di un nuovo 7 aprile, di procedere cioè “all'arresto preventivo di facinorosi e potenziali assassini che allignano nella protesta dei giovani per impedire che Roma venga messa a ferro e fuoco, che si ripeta un nuovo 14 dicembre”.
La sola misura preventiva che ricordo risale più o meno a quaranta anni fa, quando ci fu la visita ufficiale a Roma dell'allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Un po' di estremisti furono presi all'alba nelle loro case e rilasciati la sera, misura prettamente di polizia, un fermo senza conseguenze penali. Il 7 aprile 1979 invece fu opera della magistratura, la conclusione di una lunga indagine che portò figure più o meno note dell'autonomia operaia all'incriminazione, “nobile”, per insurrezione armata contro i poteri dello stato e a quella meno nobile di essere i capi occulti delle Br. Ventidue arresti furono eseguiti fra Padova Milano Torino e Roma per ordine del sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero, intimamente convinto che il brigatismo rosso fosse il braccio armato dell'autonomia, mente politica di uno stesso fenomeno sovversivo. Per dimostrare il cosiddetto “teorema Calogero”, Toni Negri fu accusato di essere l'organizzatore del sequestro Moro, addirittura il telefonista, la “voce” che si era messa in contatto con la famiglia. Il magistrato Calogero è ancora oggi convinto di aver agito con scrupolo e serietà, di aver visto giusto. In realtà il teorema fu clamorosamente smentito. Molti imputati rimasti cinque, sei anni in carcere furono assolti al processo. Nessuno si indignò, il garantismo italiano in quegli anni era particolarmente peloso. L'amalgama fra violenza sociale e terrorismo che in uno stato di diritto dovrebbe essere inconcepibile divenne invece la regola.
Secondo il presidente emerito Cossiga fu il Pci a fornire ai magistrati le liste di proscrizione, comunque con il senno di poi si può anche capire che uno stato impacciato e sulla difensiva potesse essere tentato dal raccolto rosso. Ma oggi lo stato c'è, le forze di polizia sono ben organizzate, gli arrabbiati sono pochi, gli arrabbiati violenti ancora meno. Il movimento degli studenti scrive il suo incipit, gli estremisti per altro ancora non ben identificati non sembrano in grado di fare grandi danni. La paura di chi si è trovato sui luoghi degli incidenti del 14 dicembre è comprensibile, ma bruciare cassonetti o qualche macchina e svellere segnali stradali è poca cosa di fronte al clima di quegli anni. Ad evocarlo a freddo per agitare a sproposito i bicipiti si finisce a farsi male da soli.
Il Foglio sportivo - in corpore sano