Guida Langone per chiese e messe

Camillo Langone

La presente Guida delle Messe recensisce la componente umana della divina liturgia: il sacramento è sempre valido (Cristo è presente nell'ostia anche in caso di prete indegno o di canti strazianti) ma il suo potenziale di conversione cambia di volta in volta e di norma è sottoutilizzato. Come ha scritto Joseph Ratzinger: “Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia”. La Guida delle Messe vuole stimolare sacerdoti e comunità a risollevare il culto divino, affiancando il Papa nella sua azione. L'obiettivo è la celebrazione di messe più belle e coinvolgenti per avere chiese più affollate e una società più cristiana. Niente di meno.

    Lo zelo per la tua casa mi divora” (Salmi 68, 10)

    ALBENGA
    Madonna di Pontelungo
    Santissima Trinità
    Domenica 30 maggio 2010, ore 11,30


    Seduto in un banco vicinissimo all'altare del piccolo santuario di Pontelungo non riesco a distogliere gli occhi dai piedi scalzi del celebrante (un giovane, ispirato frate italiano) e del suo assistente (un ancor più giovane frate africano) e mi sovviene Niccolò Machiavelli quando dice che per far vivere a lungo qualsivoglia istituzione “è necessario ritirarla spesso verso il suo principio”. (A casa verificherò la citazione, nei “Discorsi” c'è l'esempio “della nostra religione; la quale se non fossi stata ritirata verso il suo principio da Santo Francesco e da Santo Domenico sarebbe del tutto spenta. Perché questi, con la povertà e con lo esemplo della vita di Cristo, la ridussono nella mente degli uomini”). Il segretario fiorentino non era precisamente un mistico eppure vide giusto, quei piedi scalzi, toccante ritorno al francescanesimo primigenio, significano vocazione e perpetuazione. A fine maggio non sarà un grosso problema ma questi frati vanno scalzi anche d'inverno: “Lo scopo è penitenziale. Chi è ammalato naturalmente può usare calzettoni di lana” mi diranno dopo. Un po' penitenziale pure la predica: poteva essere più breve ma non credo potesse essere più facile (non vorrei mai dover spiegare in pubblico il dogma della Santissima Trinità). Stonano le candele elettriche nella cappella della Madonna piena di ex voto.

    PORTO MAURIZIO
    (Imperia)
    San Leonardo da Porto Maurizio
    Domenica 7 novembre 2010, ore 17


    I frati dell'Immacolata sono come i canarini nelle miniere: la loro presenza viva segnala che in quella determinata diocesi l'aria è respirabile ovvero cattolica. Quando soccombono, come avvenne nell'arcidiocesi di Campobasso, significa che il gas venefico dell'apostasia ha saturato l'ambiente (nel 2005 vennero cacciati dal santuario di Castelpetroso per consentire all'arcimartiniano arcivescovo Armando Dini di allontanare la Vergine dall'altare, e non mi fate dire altro). La fitta presenza di frati grigiovestiti nel ponente ligure testimonia la sicura fede di monsignor Oliveri, vescovo di Albenga-Imperia. La chiesetta di San Leonardo, a pochi metri dalle logge di Santa Chiara nell'incomparabile scenario fra cielo e mare di Porto Maurizio, è ricavata nella casa natale del Santo, grande predicatore del Settecento, istitutore di centinaia di Vie Crucis (famosa quella del Colosseo). San Leonardo richiamava le folle che invece mancano a questa messa delle 17 (forse l'orario?). In luogo della quantità ecco la qualità comprovata dal raccoglimento e dalla recita a memoria della preghiera finale a San Michele Arcangelo da parte di tutti i presenti. A verticalizzare ulteriormente la liturgia contribuiscono: 1) l'altare a parete (il frate celebra versus Deum, volgendo le spalle ai fedeli); 2) l'inginocchiatoio posizionato in corsia al momento della comunione (che perciò si riceve genuflessi e sulla lingua).

    SAN BARTOLOMEO AL MARE (Albenga)
    Nostra Signora della Rovere
    Cristo Re
    Sabato 20 novembre 2010, ore 17,30


    “NON RUBARE, DIO TI VEDE!”. L'ammonizione maiuscola sul tavolo a sinistra dell'entrata, vicino alla cassetta delle offerte per i libri e gli opuscoli, dice molto dei frati dell'Immacolata. E' da escludersi che religiosi di simile tempra organizzino cattedre dei non credenti che amplifichino il già assordante vociare di chi ritiene possibile un'etica atea, contraddizione in termini. Mai e poi mai questi frati cederanno volontariamente il pulpito a Boncinelli, Giorello, Zagrebelsky. Se non c'è Dio che ti vede, perché mai in una chiesa deserta non dovrei rubare? Perché Eugenio Scalfari non vuole? Nostra Signora della Rovere è turbata dai lavori in corso e da candele elettriche più sventate del solito, giocoforza si celebra in navata laterale col sacerdote che appare (è una costante dell'ordine) molto più giovane della media dei fedeli. Anche qui altare a parete, orientamento versus Deum, inginocchiatoio che quasi impone la comunione sulla lingua. La differenza è fatta dalle suore misurate e lievi che sonorizzano la funzione e dalla predica (purtroppo letta) che partendo dalla solennità di Cristo Re non teme di esprimere un inaudito (in bocca a un ecclesiastico odierno) giudizio negativo sulla fine del potere temporale: “Non avremmo oggi leggi che consentono divorzio, aborto ed eutanasia, leggi che attirano l'ira di Dio sulla Terra”. Effettivamente.

    COMACCHIO (Ferrara)

    Santa Maria in Aula Regia
    Domenica 18 luglio, ore 11


    Il lungo loggiato dei cappuccini che collega Santa Maria in Aula Regia al centro di Comacchio ricorda “Al di là delle nuvole” di Michelangelo Antonioni e quindi il corpo nudo di Ines Sastre ventunenne che sarebbe una distrazione senza scampo, un problema insormontabile nella solita messa orizzontale-parrocchiale, ma non lo è con i frati dell'Immacolata talmente concentrati che basta guardarli e ti concentri anche tu. Il frate celebrante e il frate assistente, more solito giovanissimi, stanno per buona parte del tempo a mani giunte, durante la proclamazione del Vangelo, durante il Credo, eccetera. La liturgia è teologia, chiaro, e questi gesti esplicitano una religione verticale con l'uomo implorante in basso e Dio severo in alto (sarebbe piaciuta a Bachelard: “Il nostro istinto di verticalità, un istinto represso dagli obblighi della vita comune, la vita piattamente orizzontale…”). Ulteriore conferma sono le frequenti, lunghe genuflessioni del chierichetto che in ginocchio riceve anche la comunione e che subito dopo, durante la somministrazione ai fedeli, avvicina il piattino alle bocche per illuminare i più tardi, ignari del fatto che alle messe celebrate da Papa Benedetto (a partire dal Corpus Domini 2008, mica da ieri) il Corpo di Cristo viene sempre ed esclusivamente poggiato sulla lingua, chissà perché.

    FIRENZE
    Ognissanti
    Domenica 1° agosto 2010, ore 12
    Domenica 19 dicembre 2010, ore 12


    I francescani dell'Immacolata amano molto la messa in latino perché intendono la messa come adorazione. Né il Pio V né il Paolo VI in originale sono messali per tutti ma non per via della lingua incomprensibile, come comunemente si crede. Ciò che risulta più incomprensibile del latino è l'atteggiamento adorante intrinseco a questi testi. Un'elevata percentuale di praticanti è formato da ipocredenti e battersi il pugno sul petto risulta ridicolo, pregare a mani giunte infantile, inginocchiarsi penoso, quando si crede poco. Eccoci dunque alla messa di mezzogiorno celebrata integralmente (anche il Vangelo!) nella lingua dei Santi nella chiesa di Ognissanti che è la chiesa più importante, più ricca di storia e di arte (Giotto, Ghirlandaio, Botticelli qui sepolto vicino alla sua musa Simonetta Vespucci) tra quelle officiate dall'ordine. I fedeli sono in maggioranza maschi. Più in dettaglio: fra gli anziani le donne non mancano, è fra i giovani che non c'è gara. Per commentare l'anomalia potrei riallacciarmi alla succitata ipocredenza ed escogitare una frase misogina, non lo faccio perché la questione non può essere risolta così facilmente: la liturgia dei frati è austera e non sentimentale, è legittimo che non entusiasmi una ragazza. E' bello ed è cattolico che esistano molti modi per dire la stessa messa, uno per ogni diversa sensibilità.

    PODENZANA (Massa)
    Santi Giacomo e Cristoforo
    Domenica 14 novembre 2010, ore 11


    Largheggio coi voti perché qui i frati insieme alla liturgia fanno comunità: non tengono aperta una chiesa, tengono aperto un paese. Podenzana fa comune ma se non ci fosse il municipietto proprio non lo si direbbe: sembra solo un villaggio distribuito lungo una strada di piccolo traffico, una delle tante località lontane dai flussi, ai margini del presente e del futuro. Non c'è nemmeno una piazza, che in Italia una piazza non la si nega al borgo più sperduto, ma grazie a Dio c'è questa bella parrocchia col campanile di pietra e il soffitto decorato con al centro la Madonna (il tempio è intestato a Giacomo e Cristoforo però l'abbondanza di immagini della Madre di Dio, di grande impatto la statua dell'Incoronata a fianco dell'altar maggiore, lo fa sembrare un santuario mariano). Grazie ai valorosi frati i banchi sono pieni, oltre ai soliti anziani ci sono tante famiglie con bambini e ragazzini, e non soltanto è piena, è viva: l'organo potente (forse troppo) e il coro volenteroso di uomini e donne dicono partecipazione ed entusiasmo. Il celebrante è asiatico (essendo l'Italia ormai terra di missione, nazione pagana bisognosa di sacerdoti venuti da lontano), ciò nonostante predica meglio di tanti madrelingua: comincia dicendo “Sia lodato Gesù Cristo” e conclude chiedendo alla Vergine di respingere il demonio.

    SAN PIERO A SIEVE (Firenze)

    San Bonaventura al Bosco ai Frati
    Domenica 24 ottobre 2010, ore 10,30


    Al centro degli altari dove il Papa celebra messa non manca mai il Crocefisso. E' la “medicina dolce dell'esempio”, secondo la felice espressione di Nicola Bux (“Come andare a messa senza perdere la fede”, Piemme). E' un'idea risalente al Ratzinger cardinale espressa nel basilare “Introduzione allo spirito della liturgia”: “La croce può servire come l'oriente interiore della fede. Essa dovrebbe trovarsi al centro dell'altare ed essere il punto cui rivolgono lo sguardo tanto il sacerdote che la comunità orante. Tra i fenomeni veramente assurdi del nostro tempo io annovero il fatto che la croce venga collocata su un lato per lasciare libero lo sguardo sul sacerdote”. Il futuro Benedetto XVI stendeva un velo pietoso sul caso ancora peggiore, e niente affatto raro, di croce assente sia al centro che a lato, sia sopra che sotto, sia dietro che davanti. L'eresia cattoprotestante e l'apostasia minimalista (dispiegatesi ai massimi livelli nella chiesa di Renzo Piano a San Giovanni Rotondo) si impegnano allo strenuo per espellere il Crocefisso dalla liturgia: per espellerne Cristo, ovvio. I frati dell'Immacolata conoscono la soluzione a ogni problema: nella chiesetta di San Piero a Sieve la croce sta dove deve stare. Anche l'altare sta dove deve stare: appoggiato alla parete. E il sacerdote? Giustamente rivolto al Signore. Unico neo l'organo fuori uso che però, sembra, verrà presto aggiustato.

    CANOSCIO DI CITTA' DI CASTELLO

    Madonna del Transito
    Domenica 21 novembre 2010, ore 11


    “Volevo sapere come celebrano le messe nere” dice Padre Amorth in “Memorie di un esorcista”, un libro di demonologia che in quanto tale vale cento libri di teologia. Un posseduto gli ha risposto: “Usiamo ostie rubate. Facevo la fila per la comunione, poi mi mettevo la particola in tasca”. Lode pertanto ai frati dell'Immacolata (stranieri, forse polacchi) che somministrano l'eucaristia nel santuario umbro: quando una signora (dall'aria per nulla satanista ma la prudenza non è mai troppa) cerca di prendere l'ostia in mano, non gliela danno. Giù le zampe, cerchiamo di non fare i luterani: l'ostia si riceve umilmente e devotamente sulla lingua. I frati stavolta non celebrano ma basta la loro presenza, il loro servizio all'altare, per raddoppiare l'intensità e il fervore nel raggio di molti metri. Con questo non intendo sminuire i meriti del sacerdote, un vecchio prete secolare la cui predica evoca coraggiosamente l'inferno, il purgatorio, il paradiso: “Noi abbiamo paura di parlare di queste verità, ma esistono. A Lourdes e Fatima la Madonna è venuta proprio per dirci di pregare affinché le anime non vadano all'inferno”. Inoltre: “Il demonio è sempre in agguato, combatte contro di noi ma abbiamo un'arma per difenderci: teniamo sempre in tasca il potentissimo rosario!”. Mi sovviene che in tasca io il rosario non ce l'ho, perché sono un somaro.

    CAMPOCAVALLO DI OSIMO (Ancona)
    Santuario Beata Vergine Addolorata
    Domenica 11 luglio 2010, ore 16,45

    Ma che musica, maestro! Merita ogni elogio Andrea Carradori che oggi sulla tastiera dell'organo a canne (i veri organi sono soltanto a canne!) e a trasmissione meccanica (i buoni organi sono soltanto a trasmissione meccanica!) suona Clérambault, Pachelbel, Zipoli. Il maestro è coadiuvato da cantori gregoriani opportunamente ospitati in cantoria (i cantori devono stare in cantoria, non in presbiterio che come dice il nome è il posto dei presbiteri). Lorenzo Valentini nella vita profana fa il commercialista, qui è il valentissimo cantore solista. Gianluca Cecchini insegna latino nel liceo classico di Pesaro, a Campocavallo è il secondo cantore. Tutti si sobbarcano chilometri e un pomeriggio di impegno ogni domenica, non una tantum, per consolare l'Addolorata e i marchigiani disgustati dalle squallide messe antropocentriche che imperversano in regione. Vidi coi miei occhi il prete dell'abbazia di San Benedetto del Tronto umiliare, costringendola ad alzarsi, un donna inginocchiatasi per ricevere la comunione e mi segnalano un episodio analogo avvenuto a Fano. Sono pericoli che non si corrono frequentando questa messa in latino, molto vicina ai cinque messali, celebrata da un ispiratissimo padre Matteo Maria Lombardi assistito da uno stuolo di ministranti fra i quali, non c'è da stupirsi, fioriscono le vocazioni.

    ROMA
    Santa Maria Annunziata (Nunziatina)
    Domenica 4 luglio 2010, ore 10,30


    “L'esperienza che ho vissuto durante questi venticinque anni nel seminario della Fraternità San Carlo mi ha persuaso che il gregoriano rappresenti la forma ideale di ogni canto liturgico”: sono musica per le mie orecchie le parole pronunciate da don Massimo Camisasca, capo dei preti di Cl, esponente di una realtà pragmatica, completamente aliena da estetismi e nostalgismi. Temo sempre che i praticanti assuefatti al cattochitarrismo percepiscano il gregoriano come archeologia musicale, quando invece a essere acusticamente datati (anni Sessanta-Settanta, per la precisione) sono gli accordi di tante canzonette da parrocchia. Chesterton insegna che “se una cosa merita di essere fatta, merita di essere fatta male” quindi non discuto il tipo di organo suonato dalle suore dell'Immacolata che durante questa funzione in latino (messale di Pio V) offrono un gregoriano inevitabilmente diverso da quello che si può ascoltare a Sant'Antimo o all'Addolorata di Campocavallo: è pur sempre Gloria, Credo, Agnus Dei. A frenare l'afflusso dei fedeli (pochini anche considerando la domenica estiva) non sarà certo l'organo elettrico anziché a canne. Non credo sia nemmeno la predica, pur se troppo lunga e troppo letta. Più probabile che giochi a sfavore l'indirizzo: lungotevere Vaticano è troppo vicino a chiese ben più famose. Voi, però, una di queste domeniche andatela a trovare, la Nunziatina.

    NAPOLI
    Santa Teresa degli Scalzi
    Domenica 4 luglio 2010, ore 10,30


    “Un muro, anche privo di ornamenti, si appropria, al lume della candela, di un fascino irraggiungibile” scrive Roberto Peregalli in “I luoghi e la polvere”. Su questo siamo tutti d'accordo, spero. E allora perché nella chiesa napoletana dove nel Settecento predicava Sant'Alfonso de' Liguori, l'autore di “Tu scendi dalle stelle”, ci sono soltanto candele finte? Forse che un tempio non deve affascinare? Deve respingere? Grazie a Dio la produzione del fascino è garantita da 12 suore dell'Immacolata 12 che riunite in coro cantano Kyrie, Gloria e Agnus Dei in “gregoriano monodico vero” come dice il caro Brunetti che di musica sacra se ne intende più di me (io però sono più forte sui Groove Armada). Le medesime suore, inginocchiandosi all'unisono nei momenti opportuni, inducono emulazione nei laici presenti e fanno barcollare il mio baudelairiano scetticismo sulla vita religiosa femminile. Non che la componente maschile non faccia la sua parte: il sacerdote entra nel presbiterio seguito da due ministranti, il più piccolo dei quali (circa dieci anni) indossa la cotta bianca sopra una talare nera. Ci voleva un bambino per insegnare come vestirsi ai preti adulti, troppo adulti. La comunione è un episodio stellare: si riceve inginocchiati alla balaustra e nelle due specie (con intinzione dell'ostia nel vino). Non esistono soluzioni ai mali di Napoli che non passino da questo inginocchiarsi.

    FRIGENTO (Avellino)

    Beata Vergine Maria del Buon Consiglio
    Domenica 26 settembre 2010, ore 10,30


    Da costante e partecipe lettore di Franco Arminio, il bardo triste dell'alta irpinia, pensavo che da queste parti le cose potessero soltanto morire, non nascere. E invece proprio in un paese montano afflitto dall'emigrazione, dall'invecchiamento della popolazione, dalla tragica perdita di identità seguita al terremoto è nata la giovane, numerosa e molto ben caratterizzata famiglia religiosa dei frati francescani dell'Immacolata. Le vie del Signore sono davvero infinite. La chiesa è piena, molti vecchi del posto e parecchie famiglie venute in pellegrinaggio da Terlizzi, il paese di Nichi Vendola. Chissà se il presidente della vicina Puglia è mai salito quassù. Qualcosa mi dice di no: i frati hanno l'aria severa e non sembrano propensi ad assolvere peccatori compiaciuti dei propri peccati. Un segnale preciso è il cartello all'ingresso che invita a non comunicarsi a vanvera. Per i duri di comprendonio c'è infine la predica, escatologica, densa di Novissimi come nello stile dell'ordine: il Vangelo del giorno viene riletto e illustrato parola per parola facendone emergere concetti desueti o rimossi quali morte, giudizio, paradiso e inferno. Il sacerdote, che dall'accento parrebbe autoctono, si sofferma sulla terrificante visione dell'inferno avuta da Santa Teresa d'Avila. L'uomo di oggi a queste cose non crede? Soprattutto perché nessuno gliele racconta più.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).