Dossier Khodorkovsky. Perché l'avversario di Putin resta in cella

Luigi De Biase

Che i problemi di Mikhail Khodorkovsky non fossero finiti s'è capito due settimane fa, quando il premier russo, Vladimir Putin, si è presentato alla tv pubblica per mezz'ora di domande in arrivo da ogni angolo del paese. A chi gli chiedeva che cosa pensasse del miliardario in galera per frode, Putin ha risposto con la frase di un film poliziesco degli anni Settanta: “I ladri devono stare in prigione”.

Leggi Occhio, neve sporca sotto il Cremlino - Leggi Il detenuto Khodorkovsky - Leggi Uscita di non colpevolezza

    Che i problemi di Mikhail Khodorkovsky non fossero finiti s'è capito due settimane fa, quando il premier russo, Vladimir Putin, si è presentato alla tv pubblica per mezz'ora di domande in arrivo da ogni angolo del paese. A chi gli chiedeva che cosa pensasse del miliardario in galera per frode, Putin ha risposto con la frase di un film poliziesco degli anni Settanta: “I ladri devono stare in prigione”.

    Ieri, una corte di Mosca ha dichiarato Khodorkovsky colpevole di appropriazione indebita. Il magnate e il suo partner d'affari, Platon Lebedev, avrebbero “rubato” 27 miliardi di dollari alla loro vecchia compagnia, Yukos, e ad altre società del gruppo. Il giudice Viktor Danilkin ha preso tempo per stabilire la pena, che potrebbe arrivare a sette anni di reclusione, come richiesto dall'accusa. Khodorkovsky e Lebedev ne hanno già spesi altrettanti in centri di massima sicurezza distribuiti fra Mosca e la Siberia. Secondo i legali del collegio difensivo è una condanna “assurda” giunta al termine di un “processo farsa”. Più di mille manifestanti hanno atteso il verdetto al tribunale di Khamovniki, nel centro della capitale – una decina sono stati fermati dalla polizia mentre intonavano slogan contro Putin. La decisione della corte non ha sorpreso gli opinionisti russi: come dice Alexei Mukhin del Centro per l'informazione politica di Mosca, “sarebbe stato strano se Khodorkovski fosse risultato innocente. Il giudice ha seguito la logica del processo, non c'era altra possibilità”.
    Questa è la seconda condanna per Khodorkovsky. I suoi guai con la giustizia sono cominciati nell'ottobre del 2003 all'aeroporto di Nizhni Novgrod, quando la polizia lo ha fermato con l'accusa di una frode miliardaria ai danni dello stato. Allora era il presidente di Yukos, il gruppo petrolifero più importante di Russia, un colosso in grado di produrre greggio quanto un paese Opec, costruito nell'epoca di Boris Eltsin e del suo consigliere più liberista, Igor Gaidar. Il processo per frode è terminato nel 2005 con una condanna a nove anni di carcere, scesi successivamente a otto. Khodorkovsky ha scontato una parte della pena nel carcere di Krasnokamensk, al confine con la Mongolia, e gli asset del gruppo sono stati messi all'asta dal governo russo.

    Il secondo processo, quello che si è concluso ieri, è partito nel 2007, pochi mesi prima che il magnate avesse la possibilità di tornare libero su cauzione. Il verdetto sarebbe dovuto arrivare all'inizio del mese, ma la corte ha posticipato l'udienza. Per il procuratore di Mosca, Khodorkovsky avrebbe sottratto a Yukos 350 milioni di tonnellate di petrolio, che equivalgono a 27 miliardi di dollari. Il nuovo verdetto allontana la scarcerazione, prevista per il 2011.

    Khodorkovsky è il detenuto più famoso di Russia. Per molti analisti, le sue prigioni dipendono dall'appoggio concesso ad alcuni governatori locali e a movimenti di opposizione come Yabloko e i comunisti, mosse poco gradite a Putin. Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha annunciato di voler mettere fine al “nichilismo giuridico” che contraddistingue la Russia, sollevando speranze intorno al caso Khodorkovsky. Il verdetto di ieri ha smentito la tesi e ha attirato le critiche di alcune cancellerie europee. Per il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, “il modo in cui si è svolto il processo è estremamente dubbio. I nostri partner russi devono prendere in considerazione queste preoccupazioni e difendere la legge, la democrazia e i diritti umani”. Anche il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha dichiarato che il caso “ha un impatto negativo sulla reputazione della Russia nel campo dei diritti umani e degli affari. Apprezziamo il piano di modernizzazione del presidente Medvedev, ma la Russia deve sviluppare un sistema nel quale l'indipendenza del potere giudicante sia rispettata”.

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