Lavorìo a sinistra
La granitica Fiom che scalda politici e intellò si dividerà su Mirafiori
Si attende per oggi la firma definitiva del nuovo contratto di lavoro per lo stabilimento Fiat di Pomigliano: saranno assunti 4.600 lavoratori della fabbrica campana. Ma l'appuntamento clou di oggi è un altro: è il comitato centrale della Fiom che discuterà se e come partecipare al referendum sull'intesa per l'investimento del Lingotto in Mirafiori che non è stata firmata dai metalmeccanici della Cgil.
Si attende per oggi la firma definitiva del nuovo contratto di lavoro per lo stabilimento Fiat di Pomigliano: saranno assunti 4.600 lavoratori della fabbrica campana. Ma l'appuntamento clou di oggi è un altro: è il comitato centrale della Fiom che discuterà se e come partecipare al referendum sull'intesa per l'investimento del Lingotto in Mirafiori che non è stata firmata dai metalmeccanici della Cgil.
A sinistra la Fiom sta catalizzando le attenzioni. Non solo per la richiesta del leader della minoranza della Cgil, Gianni Rinaldini della Fiom, di un direttivo della confederazione per chiarire la posizione del sindacato guidato da Susanna Camusso, giudicata ondivaga, e spingerla a uno sciopero generale. E non solo per le posizioni nettamente critiche verso Sergio Marchionne del leader di Sel, Nichi Vendola, che imbarazzano le correnti riformiste del Pd. Ma anche perché una cospicua parte dell'intellettualità progressista ieri ha fondato un'associazione anti Marchionne denominata “Lavoro e libertà”: fra i promotori ci sono Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Luciano Gallino e Stefano Rodotà.
L'unità granitica della federazione dei metalmeccanici della confederazione di corso Italia, con sponde politiche e accademiche di tutto rilievo, cela in verità differenze non irrilevanti. Se tutta la Fiom contesta la rottura dello schema europeo operato da Marchionne verso una “deriva” americana incentrata sulla fabbrica, oggi nel comitato centrale della federazione ci sarà discussione.
Più che su una diversità di vedute della minoranza riformista capeggiata da Fausto Durante o su qualche osservazione intorno al carattere eccessivamente difensivo del contratto nazionale, che non deve essere solo fonte di diritti, si discuterà del referendum sull'accordo di Mirafiori non firmato dalla Fiom. Se a Pomigliano la federazione cigiellina fu unita nel partecipare al voto per tutelare l'identità dei lavoratori (quelli che non partecipavano sarebbero stati facilmente identificati), c'è chi scommette che una parte del vertice questa volta potrebbe disconoscere il referendum su Mirafiori. Ma i torinesi come Giorgio Airaudo sono disposti a partecipare.
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