Sviluppo al +3-4 per cento: si può

Salvatore Merlo

“La maggiore crescita ‘alla tedesca' – ovvero del 3 e 4 per cento – è un obiettivo al quale dobbiamo credere e puntare. Il prossimo Cdm varerà assieme al federalismo un piano straordinario, una accelerazione liberale: perché la miglior cura per la crescita è la rinuncia allo statalismo”. Dice così al Foglio il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Ma intanto si parla ancora di divergenze tra Berlusconi e Tremonti. “Fantasie interessate dei soliti noti. Il ministro dell'Economia copropone ogni singolo provvedimento in discussione”.

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    “La maggiore crescita ‘alla tedesca' – ovvero del 3 e 4 per cento – è un obiettivo al quale dobbiamo credere e puntare. Il prossimo Cdm varerà assieme al federalismo un piano straordinario, una accelerazione liberale: perché la miglior cura per la crescita è la rinuncia allo statalismo”. Dice così al Foglio il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Ma intanto si parla ancora di divergenze tra Berlusconi e Tremonti. “Fantasie interessate dei soliti noti. Il ministro dell'Economia copropone ogni singolo provvedimento in discussione”. Con malizia c'è chi sostiene che il governo sia improvvisamente tornato liberale per necessità di marketing. “Questo governo si è sempre mosso secondo un principio guida: meno stato e più società”, risponde Sacconi.

    “La fine del debito sovrano travolge l'antropologia negativa che lo sosteneva e impone, per convenzione o per convinzione, una scelta politica di antropologia positiva. Meno stato, nel senso di meno spesa, meno tasse e meno regole, a fronte di una maggiore semplicità e certezza del diritto e di una società più libera e attiva. Questa è la direzione che abbiamo preso dall'inizio quando abbiamo avvertito il dovere della disciplina di bilancio. Le decisioni del prossimo Cdm rilanciano ancor di più questa linea. Le nazioni di antica industrializzazione si sono fondate intorno all'idea hobbesiana di uno stato Leviatano, fatto di spese, di tasse e di regole invasive. Quella fase è finita, e va superata. Innanzitutto con la stabilità, che va considerata il pavimento su cui appoggiare ogni cosa. E difatti, su questo strato condiviso poggia il federalismo, che significa controllo e qualità della spesa delle regioni e degli enti locali e minore pressione fiscale. Non solo trasferimento di potere dal centro al territorio ma anche dal pubblico alla società. Quindi il governo compirà un passo storico: federalismo municipale, defiscalizzazione, effettiva liberalizzazione dei servizi pubblici locali e una riforma che iscrive a fuoco il principio della libertà d'impresa nella Costituzione”.

    Federalismo municipale, piano casa, riforma costituzionale dell'articolo 41, fiscalità di vantaggio per il mezzogiorno. Questo il pacchetto che sarà varato dal governo. Dice il ministro Maurizio Sacconi: “Tutto si tiene. Si tratta di provvedimenti ispirati alla filosofia politica di chi ha fiducia nella persona e nella sua attitudine alla socialità immaginando così una società di liberi e forti; liberi di intraprendere, liberi di organizzarsi in forme comunitarie, liberi dal controllo preventivo dello stato. Il rilancio del piano casa concorre a provocare uno choc positivo sulla spesa privata in edilizia e va in tandem con la riforma dell'art. 41, laddove non varrà solo il principio per cui ‘è lecito tutto ciò che non è esplicitamente proibito'. Il controllo deve essere ex post, e non ex ante”. Autocertificazioni. “Sì, la trasparenza dei comportamenti garantita da semplici comunicazioni scritte. Per capirci è l'opposto della cultura di Vincenzo Visco, quando l'allora ministro del governo Prodi arrivò a prevedere un controllo ex ante sulla richiesta di aperture di partite Iva. Quella fu una norma simbolo dell'antropologia negativa che noi vogliamo superare. E' quella stessa cultura che porta il Pd a esporsi a favore di una tassa patrimoniale. La comunità dovrebbe festeggiare se qualcuno decide di investire. Secondo Visco, invece, la comunità avrebbe dovuto investigare su chissà quali perfide intenzioni poteva nascondere quella persona intenzionata ad aprire una partita Iva. Una volta si sarebbe detto: ‘La ricchezza come sterco del demonio'”.

    “E' evidente come la riforma dell'articolo 41 abbia la forza pervasiva di una rivoluzione culturale”, insiste il ministro. “In un paese in cui anche i giuristi sono cresciuti nel nome delle leggi fatte per i lupi hobbesiani, e in un ambiente in cui la Pubblica amministrazione è cresciuta all'ombra di logiche invasive e dirigiste, le decisioni che saranno prese in questo senso hanno una portata storica. Riprenderemo in mano anche quella parte del Piano per il sud che permetterà alle regioni di ridurre o azzerare le aliquote Irap o ancora di praticare esenzioni per le nuove imprese. Cosa che si combina con l'idea di riforma degli incentivi al mezzogiorno nella direzione di modalità più semplici e dirette di erogazione come il credito d'imposta”. Berlusconi ha annunciato la convocazione degli stati generali dell'Economia. “Dobbiamo pensare a una stagione di rilancio del dialogo sociale. Sarà l'occasione per rinnovare il patto con i grandi attori sociali. Ma sarà anche la sede in cui sviluppare ancor più il principio ‘meno legge e più contratto'. Ovvero ancor più possibilità per le parti sociali di adattare le regole del lavoro alle diverse condizioni aziendali per competere e crescere. Come a Pomigliano e a Mirafiori”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.