Una rivoluzione aristocratica

Come la grande borghesia egiziana prepara il dopo Mubarak

Carlo Panella

“Tutti i figli dei miei amici ricchi sono scesi in piazza”. Questa notazione di Naguib Sawiris, l'uomo più ricco d'Egitto (controlla il gruppo Orascom e la compagnia telefonica Wind), spiega bene quale sia la composizione del movimento che contesta Hosni Mubarak. La scollatura delle grandi famiglie che controllano l'economia – non sono più di due dozzine e le loro aziende formano spesso joint venture con quelle dell'esercito – è stata improvvisa e avrà un ruolo decisivo nel futuro del presidente.

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    “Tutti i figli dei miei amici ricchi sono scesi in piazza”. Questa notazione di Naguib Sawiris, l'uomo più ricco d'Egitto (controlla il gruppo Orascom e la compagnia telefonica Wind), spiega bene quale sia la composizione del movimento che contesta Hosni Mubarak.

    La scollatura delle grandi famiglie che controllano l'economia – non sono più di due dozzine e le loro aziende formano spesso joint venture con quelle dell'esercito – è stata improvvisa e avrà un ruolo decisivo nel futuro del presidente. Più in generale, questa divisione attraversa tutto il potere egiziano, a partire dalle forze di sicurezza, che dovevano essere il baluardo di Mubarak e che invece sono palesemente spaccate. I generali rimasti fedeli chiedono ai sostenitori del rais di attaccare i manifestanti in piazza Tahrir. Gli altri proteggono con le armi la gente che protesta. L'esito di questo scontro sarà deciso dai rapporti di forza tra i movimenti di opposizione e i custodi del potere. Ma anche dalla mediazione tentata da Omar Suleiman, il braccio destro di Mubarak, che dovrà tener conto della conta in corso fra i generali e della inedita rottura tra le famiglie e il regime.

    In Egitto il sostegno delle famiglie è determinante perché la loro forza supera le barriere del clan. Già alla metà dell'Ottocento, i gruppi più importanti del paese accumulavano capitali grazie ai copiosi raccolti del Delta del Nilo: nel 1920, Tal'at Harb aveva abbastanza denaro da fondare la grande banca Misr, il centro del sistema finanziario egiziano, l'istituto che ha creato, per esempio, l'Egypt Air. Le famiglie egiziane hanno origini diverse. Il nucleo storico, che si è formato nella prima metà del Novecento, è riuscito a intrecciare i capitali privati e le istituzioni pubbliche.

    Il rampollo di una di queste famiglie è l'attuale braccio destro di Osama bin Laden, Ayman al Zawahiri, il cui nonno per parte di madre era Umayma Azzam, un grande imam di Al Azhar. Nella sua dinastia ci sono anche Rahman Hassan Azzam, primo segretario generale della Lega araba nel 1945, e Mahfur Azzam, vicepresidente del Partito laburista. Questa rete è tanto potente che, quando fu arrestato nel 1981 perché coinvolto nel complotto che portò all'uccisione di Anwar al Sadat, Ayman fu liberato dopo pochi mesi di galera ed ebbe subito a disposizione grandi capitali per aprire una clinica di lusso a Maadi, nella periferia ricca del Cairo, dove curava pazienti che provenivano dall'alta borghesia egiziana.

    Nel nucleo storico delle famiglie egiziane, la cui storia è intrecciata con l'amministrazione dello stato, è possibile trovare Boutros Boutros Ghali – ex ministro degli Esteri ed ex segretario dell'Onu, il cui nonno fu primo ministro dal 1908 al 1910, quando fu assassinato – e Amr Moussa. Boutros Ghali ha subito preso le distanze da Mubarak quando i manifestanti hanno occupato le piazze del Cairo, di Alessandria e di Suez. Moussa, oggi, è fra i politici egiziani che dicono di essere pronti alle elezioni presidenziali: se l'Egitto andrà a votare per il suo nuovo leader, lui sarà uno dei favoriti.

    Dopo essere stato ministro degli Esteri dal 1991 al 2001, Moussa guida oggi la Lega araba ed è ben inserito nei gangli della società egiziana, tanto che la sua nomina a capo dell'organizzazione più importante del medio oriente fu letta da molti come una sorta di esilio deciso da Mubarak per allontanare un pericoloso concorrente. La versione è stata confermata peraltro dallo stesso Moussa, che il 30 gennaio ha criticato Mubarak e la sua caparbia resistenza al potere, augurandosi “la rapida instaurazione di una democrazia multipartitica”.

    Molti i media occidentali tifano per Mohammed ElBaradei – che è debolissimo in Egitto – ma è Amr Moussa il candidato più forte per una fase di transizione. Il suo profilo è adatto a ricoprire il ruolo di premier, ma anche quello di presidente della Repubblica.
    Le grandi famiglie storiche – fra le quali spiccano i copti Sawaris – hanno subito gravi contraccolpi dopo le disastrose nazionalizzazioni imposte nel 1954 da Gamal Abdel Nasser. Con loro, sono determinanti le cordate dei generali. L'esercito, che può copntare su 60.000 ufficiali di carriera, è l'unico ascensore di promozione sociale in Egitto, quantomeno per i ceti medi. Ma il vero nucleo portante dell'economia è costituito da un pugno di clan che hanno saputo usare a proprio vantaggio la “intifah”, l'apertura economica inaugurata da Anwar el Sadat nel 1974 e proseguita con le privatizzazioni di Mubarak. Si tratta di imprenditori emigrati sotto Nasser e rientrati negli anni Settanta, dopo avere accumulato capitali nei paesi del Golfo.

    L'organizzazione che difende i grandi gruppi egiziani anche sul piano politico non è la Federazione delle industrie (Fie), che è stata fondata nel 1928, comprende tutte le imprese con più di 25 dipendenti e fiancheggia da sempre il rais di turno. I veri gruppi di potere economico sono l'Associazione degli imprenditori d'Egitto (Eba) e l'Associazione degli investitori del Decimo giorno del Ramadan.

    Dopo essere stato ministro degli Esteri dal 1991 al 2001, Moussa guida oggi la Lega araba ed è ben inserito nei gangli della società egiziana, tanto che la sua nomina a capo dell'organizzazione più importante del medio oriente fu letta da molti come una sorta di esilio deciso da Mubarak per allontanare un pericoloso concorrente. La versione è stata confermata peraltro dallo stesso Moussa, che il 30 gennaio ha criticato Mubarak e la sua caparbia resistenza al potere, augurandosi “la rapida instaurazione di una democrazia multipartitica”. Molti i media occidentali tifano per Mohammed ElBaradei – che è debolissimo in Egitto – ma è Amr Moussa il candidato più forte per una fase di transizione. Il suo profilo è adatto a ricoprire il ruolo di premier, ma anche quello di presidente della Repubblica.
    Le grandi famiglie storiche – fra le quali spiccano i copti Sawaris – hanno subito gravi contraccolpi dopo le disastrose nazionalizzazioni imposte nel 1954 da Gamal Abdel Nasser.

    Con loro, sono determinanti le cordate dei generali. L'esercito, che può copntare su 60.000 ufficiali di carriera, è l'unico ascensore di promozione sociale in Egitto, quantomeno per i ceti medi. Ma il vero nucleo portante dell'economia è costituito da un pugno di clan che hanno saputo usare a proprio vantaggio la “intifah”, l'apertura economica inaugurata da Anwar el Sadat nel 1974 e proseguita con le privatizzazioni di Mubarak. Si tratta di imprenditori emigrati sotto Nasser e rientrati negli anni Settanta, dopo avere accumulato capitali nei paesi del Golfo. L'organizzazione che difende i grandi gruppi egiziani anche sul piano politico non è la Federazione delle industrie (Fie), che è stata fondata nel 1928, comprende tutte le imprese con più di 25 dipendenti e fiancheggia da sempre il rais di turno. I veri gruppi di potere economico sono l'Associazione degli imprenditori d'Egitto (Eba) e l'Associazione degli investitori del Decimo giorno del Ramadan.

    L'Eba è un'organizzazione privata, esiste dal 1975 e oggi conta alcune centinaia di aderenti. Il suo presidente è Said el Tawil, uno dei tre fondatori. L'Eba è l'interlocutore principale del governo e annovera molti ex ministri dei governi di Sadat e di Mubarak (Abdel Aziz Higazi fu premier negli anni Settanta, Al Rhaman al Shazli e Fuad Sultan sono stati ministri di Mubarak). La decisione di Sadat, che fondò ex novo dodici nuove città offrendo agli imprenditori enormi vantaggi fiscali, ha favorito la nascita dell'Associazione degli investitori del Decimo giorno del Ramadan. Il gruppo è ovviamente legato a filo doppio all'esecutivo: fu creato da Farid Khamis, che oggi presiede la Fie.

    Come si è visto, il potente imprenditore copto Sawiris pensa che gran parte delle famiglie egiziane sia entrato in rotta con il gruppo di potere più legato a Hosni Mubarak, tanto che manda i suoi rampolli a manifestare nelle piazze. Si vedrà presto chi, tra Amr Moussa, ElBaradei o Ayman Nour, riuscirà a rappresentarne gli interessi. Prima, però, il vincitore dovrà garantirsi il plauso dei generali.

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