L'ipocrisia senza confini dell'establishment italiano
Il bello dell'establishment italiano, o di quel che ne rimane, è che la sua ipocrisia non ha confini. E' vero che l'ipocrisia è l'omaggio che il vizio rende alla virtù, ma Giuliano Amato sarebbe d'accordo con noi nel chiosare: “Senza esagerare”. Il 22 dicembre, appunto, Giuliano Amato si confessa nel Corriere della Sera con Aldo Cazzullo, che dei confessori dei potenti è il principe, e gli dice chiaramente, ma senza nominare il reprobo, che Berlusconi “è una persona discussa come poche e certo discutibile, che ha segnato di sé i trascorsi quindici anni e ora è sul finire del suo percorso”.
Il bello dell'establishment italiano, o di quel che ne rimane, è che la sua ipocrisia non ha confini. E' vero che l'ipocrisia è l'omaggio che il vizio rende alla virtù, ma Giuliano Amato sarebbe d'accordo con noi nel chiosare: “Senza esagerare”. Il 22 dicembre, appunto, Giuliano Amato si confessa nel Corriere della Sera con Aldo Cazzullo, che dei confessori dei potenti è il principe, e gli dice chiaramente, ma senza nominare il reprobo, che Berlusconi “è una persona discussa come poche e certo discutibile, che ha segnato di sé i trascorsi quindici anni e ora è sul finire del suo percorso”. Alla domanda se l'alleanza tra Pd e Terzo polo abbia un futuro, la risposta di Amato è: “Certo che può avere un futuro. Il futuro dipende da chi lo costruisce e quindi da come lo costruisce”. Come costruire il futuro, se Berlusconi è il passato? Amato presenta la sua idea: una patrimoniale da far pagare al terzo più ricco degli italiani, e specifica anche l'importo che lo stato dovrebbe esigere per ripianare parte del debito pubblico portandolo sotto l'80 per cento del prodotto interno lordo. Questo giornale scrive in mille modi la sua contrarietà, e critica anche con toni corsivistici e personali l'impostazione politica evidente – una piattaforma programmatica per un futuro politico affidato a Pd e Terzo polo – della proposta. Berlusconi la respinge con toni rispettosi ma severi in un'intervista a noi concessa.
Questa domenica Amato scrive un lungo articolo per il Sole 24 Ore, giornale di Confindustria. Piagnucola, si sente assediato, condannato a morte, torturato da attacchi immeritati. E va bene. Aggiunge che lui non ha mai proposto una patrimoniale, che non ne ha specificato i contorni (sono due cose diverse: uno può proporre una patrimoniale e darne alcuni dettagli senza allegare un testo base legislativo). La notazione autodifensiva è pusilla, ma si può ancora spiegare alla luce della controffensiva liberale e berlusconiana (magari anche fogliante) che ha stanato e messo in evidenza la patrimoniale di Amato (e quelle di Capaldo, di Veltroni eccetera). Il colmo della più insopportabile ipocrisia Amato lo raggiunge quando, untuosamente, afferma che la sua preoccupazione era di evitare a Berlusconi di escludere per il futuro una “botta secca” come la patrimoniale. Insomma, anche lui è un consigliori del Cav. e, pur avendo scritto a chiare lettere che “il suo ciclo è finito”, e pur avendo offerto a chiare lettere a Pd e Terzo polo la impostazione programmatica di una patrimoniale, in realtà si preoccupava del futuro del Cav. Giuliano Amato è intelligente, astuto, ma non deve pensare che i suoi interlocutori siano tutti fessi.
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