E' in corso la conferenza stampa del Cdm

Adelante, Giulio

Francesco Forte

Il governo ha deciso di entrare, finalmente, nella fase due, quella della crescita, da attuare nel quadro del rigore, come vuole l'Unione europea. E lo fa con un primo Consiglio dei ministri, quello di oggi, in cui pone all'ordine del giorno cinque messaggi: deregolamentazione, liberalizzazioni, riduzione degli oneri fiscali su chi produce e investe, efficienza della pubblica amministrazione, orientamento della spesa pubblica allo sviluppo delle infrastrutture e delle politiche pro crescita per il sud.

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    Il Consiglio dei ministri è iniziato alle 8:20, presiede il premier Silvio Berlusconi. All'ordine del giorno un disegno di legge costituzionale per modificare gli articoli 41, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione e una serie di misure per il rilancio dell'economia.

    Il governo ha deciso di entrare, finalmente, nella fase due, quella della crescita, da attuare nel quadro del rigore, come vuole l'Unione europea. E lo fa con un primo Consiglio dei ministri, quello di oggi, in cui pone all'ordine del giorno cinque messaggi: deregolamentazione, liberalizzazioni, riduzione degli oneri fiscali su chi produce e investe, efficienza della pubblica amministrazione, orientamento della spesa pubblica allo sviluppo delle infrastrutture e delle politiche pro crescita per il sud. Ogni ministro ha portato le sue proposte, il dossier è corposo, anche se in molti casi fatto della riproposizione di iniziative che erano rimaste su un binario secondario, se non su un binario morto. Anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, c'è, in questo dossier, ma soprattutto con idee generali, come quella, di grande rilevanza, della modifica in senso liberale dell'articolo 41 della Costituzione. Una modifica-manifesto che si è andata arricchendo di contenuti propositivi anche per merito della fantasia di Tremonti, che resta il pioniere dell'iniziativa. Ma a parte ciò, l'apporto specifico del ministero dell'Economia alla fase due sembra abbastanza limitato. In particolare appare timida la proposta per quel che riguarda la parte tributaria, specie riguardo all'Irap, per la quale si annunciano solo misure parziali, non una razionalizzazione, atta a darle un ruolo di strumento per il rilancio dell'investimento. E' difficile sostenere che ciò dipenda essenzialmente da problemi di copertura finanziaria. Va tenuto presente che l'accordo del ministro Renato Brunetta sul rinvio dei contratti nel pubblico impiego comporterà rilevanti risparmi di spesa.

    Occorre aggiungere che i sindacati riformisti, che hanno sottoscritto questo accordo, si meritano contropartite di politica fiscale, come la detrazione piena dell'Irap sui costi del lavoro. E non si tratta di un grande costo. E' solo un esempio di ciò che potrebbe fare il ministro dell'Economia per accrescere il suo contributo alla frustata all'economia italiana. Ma egli ha certamente una conoscenza molto maggiore della mia delle carte che potrebbe giocare, in questa sfida, in cui il governo italiano è impegnato. Noblesse oblige. Infatti il buon funzionamento della fase due non riguarda solo il premier, riguarda in primo luogo il ministro dell'Economia. Il successo più o meno grande di questa nuova fase sarà il metro con cui sarà giudicata la sua azione. Egli è il Rommel della situazione. Non altri.

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