In azione contro gli azionisti. I pm unfit to lead Italy /2
Camusso, azionista atipica, e il richiamo della foresta di Rep.
Susanna Camusso, com'è noto, si è proposta come obiettivo fondamentale della sua azione alla testa della Cgil l'uscita dall'isolamento causata dal sistematico rifiuto degli accordi, considerato invece dal sindacato dei metalmeccanici della stessa Cgil il perno per un'azione sindacale “antagonistica”. Le prime mosse sono state, forse inevitabilmente, ondeggianti: ha sostenuto e sostiene che l'iniziativa di Sergio Marchionne serve solo a camuffare la sua supposta intenzione di far uscire la Fiat dall'Italia, ma non ha accettato di proclamare l'ennesimo sciopero “generale” solitario per contrapporsi alle scelte della Fiat.
Il Foglio.it pubblicherà, a rotazione, reazioni d'ironia, buon umore, spirito battagliero e tanta sana tigna di parte fogliante per non darla vinta al golpismo giacobino. Aspettando il sabato di Milano (in mutande).
Susanna Camusso, com'è noto, si è proposta come obiettivo fondamentale della sua azione alla testa della Cgil l'uscita dall'isolamento causata dal sistematico rifiuto degli accordi, considerato invece dal sindacato dei metalmeccanici della stessa Cgil il perno per un'azione sindacale “antagonistica”. Le prime mosse sono state, forse inevitabilmente, ondeggianti: ha sostenuto e sostiene che l'iniziativa di Sergio Marchionne serve solo a camuffare la sua supposta intenzione di far uscire la Fiat dall'Italia, ma non ha accettato di proclamare l'ennesimo sciopero “generale” solitario per contrapporsi alle scelte della Fiat.
Però nella prima prova importante, quella dell'accordo per i dipendenti della Pubblica amministrazione, legata alla riforma e ai propositi efficientisti di Renato Brunetta, la Cgil si è fatta influenzare da un richiamo della foresta politicista e non ha firmato l'intesa, sottoscritta invece dalle altre componenti sindacali, in sostanza con il pretesto di non voler favorire il governo.
Sarebbe forse improprio sostenere che in questo modo Camusso ha aderito alla “mobilitazione” azionista di Repubblica, visto che l'ostilità del sindacato di Corso d'Italia nei confronti dell'esecutivo non è certo una novità di questi giorni. Tuttavia è ragionevole pensare che il clima creato dalla campagna mediatica antiberlusconiana abbia avuto il suo peso nel far prevalere il piatto della bilancia agitazionista su quello riformista. Personalmente la formazione politica di Susanna Camusso risente delle influenze azioniste, ma filtrate dell'interpretazione economicista e strutturalista di Riccardo Lombardi (e in ambito sindacale di Vittorio Foa), il che, paradossalmente la rende meno propensa ad accettare l'interpretazione un po' garibaldina e moralistica che dell'azionismo dà il direttore di Repubblica.
Probabilmente va anche considerata una circostanza interna all'organizzazione: il sindacato della funzione pubblica che fino al congresso della Cgil era guidato da una segreteria alleata con la Fiom e quindi contraria all'elezione di Camusso, è passata alla maggioranza confederale recentemente e quindi può essere utile esibire una certa continuità con la linea di rottura precedente per consolidare il nuovo gruppo dirigente.
Naturalmente questi bizantinismi non contano un granché: si vedrà in concreto se il rifiuto dell'accordo da parte della Cgil resterà come puro atto simbolico, oppure se saranno proclamate agitazioni e scioperi per ostacolarne l'applicazione. Nel primo caso si potrà dedurre che l'effimera volontà di rientrare nell'ambito negoziale del vertice della Cgil è stato abbandonato alla prima curva, a vantaggio del rifugio nella consueta pratica dell'isolamento e della protesta propagandistica.
Se invece la Cgil, dopo aver rifiutato l'accordo, ne accetterà le conseguenze riconoscendo il diritto maggioritario degli altri sindacati, in un settore nel quale esiste una effettiva verifica della rappresentanza, questo sarà un atto di distinzione netta dalla pratica dell'ala antagonista, che com'è noto intende contrastare con azioni di lotta anche le intese che hanno ottenuto il consenso maggioritario dei lavoratori.
Resta, comunque, la difficoltà, che per la Cgil è storica, di separare l'iniziativa sindacale dall'orientamento politico prevalente nel suo vertice. A ben vedere, neppure Luciano Lama, che finì con l'aprire uno scontro sconsiderato e foriero di divisioni tra le confederazioni e all'interno stesso della Cgil sul decreto di San Valentino contro il governo di Bettino Craxi, riuscì a superare pienamente questa contraddizione. Di Lama però nessuno ha mai pensato che fosse influenzato da Eugenio Scalfari.
Il Foglio.it pubblicherà, a rotazione, reazioni d'ironia, buon umore, spirito battagliero e tanta sana tigna di parte fogliante per non darla vinta al golpismo giacobino. Aspettando il sabato di Milano (in mutande).
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