In azione contro gli azionisti. I pm unfit to lead Italy /4
C'è una chiesa azionista che preferisce Savonarola a Bagnasco
Nel duomo di Orvieto l'Anticristo di Luca Signorelli ha la tunica lunga e la barba fulva, lo si potrebbe scambiare per Gesù, se non che a sussurrargli all'orecchio c'è un diavolo. Non è vero che la cultura azionista, “il moralismo dei ricchi veri”, con le sue ascendenze che affondano nel protestantesimo, nel giansenismo, in Kant abbia sempre avuto a schifo il cristianesimo (il “cattolicesimo” invece sì).
Il Foglio.it sta pubblicando, a rotazione, reazioni d'ironia, buon umore, spirito battagliero e tanta sana tigna di parte fogliante per non darla vinta al golpismo giacobino. Aspettando il sabato di Milano (in mutande).
Nel duomo di Orvieto l'Anticristo di Luca Signorelli ha la tunica lunga e la barba fulva, lo si potrebbe scambiare per Gesù, se non che a sussurrargli all'orecchio c'è un diavolo. Non è vero che la cultura azionista, “il moralismo dei ricchi veri”, con le sue ascendenze che affondano nel protestantesimo, nel giansenismo, in Kant abbia sempre avuto a schifo il cristianesimo (il “cattolicesimo” invece sì).
Anzi, nella sua versione più avvertita, dopo aver ripulito l'Italia alle vongole dalla sua doppia morale cattolica, dal suo clericalismo familista, l'azionismo ha sempre auspicato la nascita di un cristianesimo finalmente spolpato dalla sua orribile natura carnale, libero dalla sua esistenza temporale, trasformato in una più presentabile e all'occorrenza maneggevole corrente d'opinione spirituale in sintonia con l'etica civica. Di volta in volta, per la chiesa si è trattato di liberarsi del potere temporale, della presenza politica, poi della sua visione antropologica e persino di un proprio pensiero economico. Ultimamente invece, dopo aver menato fino all'altro ieri sui suoi peccati sessuali, le si chiede di avere una forte morale sessuale per mandare all'inferno Berlusconi e le sue girl.
Nel clima moralista di fine Prima Repubblica, fece discutere un supplemento del quotidiano ora diretto da Ezio Mauro, che storicamente è stato la corazzata mediatica di pressione azionista sulla chiesa, dedicato ai “Nuovi Savonarola”. In esso, pur tra gli sghignazzi, si elogiava azionisticamente quella parte della chiesa che aveva preso a “scagliarsi contro i vizi umani” (allora andavano forte mafia e corruzione), perché “è un bene, a nostro modesto parere. Bisogna pure che ci sia qualcuno, a questo mondo, che faccia vedere all'uomo le sue insensatezze”. Quando serve, come si dice.
La pretesa di esercitare un'egemonia di tipo morale sulla chiesa per poi condizionarne gli atteggiamenti c'è sempre stata e c'è ancora, ma in fin dei conti fa parte del gioco. Più singolare è che esista una parte del mondo cattolico che, da sempre, subisce questo status di minorità culturale ed etica e ambisce a riciclarsi, purificata e liberata da ogni insidia terrena e antimoderna, per essere accolta dalla parte dei buoni e dei puri. Un tempo il problema era dossettianamente liberarsi della Dc. Poi fu la stagione degli onesti. Oggi alla chiesa viene richiesto di tenersi stretta le mutande, e all'occorrenza (ma solo all'occorrenza) di misurare quelle degli altri. Ebbe a dire anni fa il cardinale Joseph Ratzinger che “in ogni tempo è stata grande la tentazione di considerare la storia della fede… come un primo gradino per anime meno illuminate, che poi in uno stadio più alto di spiritualizzazione si lascia dietro di sé per immergersi finalmente in un divino anonimo”.
E' il club delle anime belle e spirituali del cattolicesimo di marca azionista di cui parla in questa pagina Marco Burini, ma anche quello più popolare dei cattolici indignati, quelli che con Famiglia Cristiana avrebbero preferito avere un Savonarola al posto del cardinal Bagnasco. Ma sfortunatamente, nell'Italia alle vongole, il diavolo sussurra all'orecchio ma non fa i coperchi. Accade così che, nel prossimo numero di Famiglia Cristiana, il sociologo Franco Garelli si trovi sconsolato a commentare i dati di un sondaggio in base al quale i cattolici i praticanti sono i più indulgenti verso le intemperanze erotiche del presidente del Consiglio, mentre i più moralisticamente severi sono quelli che frequentano meno la chiesa o non ci vanno per niente: “Non è che la chiesa ha sbagliato qualcosa nell'educare i suoi fedeli?”, si chiede Garelli. Forse semplicemente i fedeli non prestano poi così tanto orecchio a quelli che sussurrano alla chiesa, e la vorrebbero diversa. Meno alle vongole, più d'azione.
Il Foglio.it sta pubblicando, a rotazione, reazioni d'ironia, buon umore, spirito battagliero e tanta sana tigna di parte fogliante per non darla vinta al golpismo giacobino. Aspettando il sabato di Milano (in mutande).
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