In azione contro gli azionisti. I pm unfit to lead Italy/ 1

Consigli agli azionisti, i pensieri spettinati e la lezione dei gatti

Stefano Di Michele

Troppa grazia. No, dico: non è un po' esagerato, per questa storia di smandrappate e di anziani satiri e qualche mezzano, mettere di mezzo tutta la meglio storia patria – e Gobetti e Bobbio, e Foa e Galante Garrone, e Antonicelli e Parri, ecc. ecc.? Le adunate nei palasport (a ostensione della propria impeccabile moralità, a pubblica dichiarazione di inattaccabili virtù) fanno un po' tristezza e un po' parata: da maggioranza rumorosa, stavolta.

Il Foglio.it pubblicherà, a rotazione, reazioni d'ironia, buon umore, spirito battagliero e tanta sana tigna di parte fogliante per non darla vinta al golpismo giacobino. Aspettando il sabato di Milano (in mutande).

    Troppa grazia. No, dico: non è un po' esagerato, per questa storia di smandrappate e di anziani satiri e qualche mezzano, mettere di mezzo tutta la meglio storia patria – e Gobetti e Bobbio, e Foa e Galante Garrone, e Antonicelli e Parri, ecc. ecc.? Le adunate nei palasport (a ostensione della propria impeccabile moralità, a pubblica dichiarazione di inattaccabili virtù) fanno un po' tristezza e un po' parata: da maggioranza rumorosa, stavolta.

    Il frenetico “daje alla zoccola! daje ar puttaniere!”, che da tanta sacrosanta indignazione si vuole mosso, lascia dietro di sé come una sensazione oscura di voglia di “lettera scarlatta”, del marchio a fuoco (a fuoco di parole, s'intende) tra il molto degno della comunità e l'indegno che ai margini di essa deve essere spintonato. Non ho l'intelligenza né l'erudizione di Eco, che passa le serate a leggere Kant – quando si vuol tenere leggero, e forse qualche filosofo medievale tedesco quando l'appetito intellettuale più decisamente si smuove. Ma a lui debbo una delle letture più appassionanti e divertenti e sagge della mia scombinata formazione.

    Molti anni fa, in libreria, l'occhio mi cadde su un piccolo volume. In copertina, proprio una citazione di Eco: “Un libro di cui qualsiasi persona civile e pensosa dovrebbe leggere almeno tre o quattro righe ogni sera prima di prendere sonno” (comunque, questa faccenda di cosa fare la sera gli deve stare molto a cuore). Il libro s'intitolava “Pensieri spettinati”, una raccolta di aforismi di Stanislaw J. Lec. Eco aveva ragione: sono forse gli aforismi più belli, e più profondi, che siano mai stati scritti. Comprai il libro fidandomi del suo giudizio, e a distanza di tanti anni penso ancora che cinque o sei delle sue righe a sera possano renderci più civili e pensosi (per poi magari, nella stessa sera, passare pure ad attività non meno edificanti).

    Uno degli aforismi di Lec – a parte la sua bella diffidenza per chi si occupa troppo della nostra anima, non essendo ben chiaro che fine faranno fare ai nostri corpi: vale per certi preti, vale per certi moralisti – recita così: “Andateci piano col drammatizzare la vita! E se si trovassero attori migliori per i vostri ruoli?”. Mi è tornato in mente guardando le immagini dell'adunata milanese, l'accigliata reprimenda, il sostare di una massa che si vorrebbe morale e che potrebbe mutarsi in moralista su una sorta di ideale Rubicone: gli ottimi di qua, i perduti di là. “Noi no-noi no-noi no!”, come cantavano i rimpianti Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, pareva l'inno ideale della serata.

    Per carità: le migliori intenzioni, le più ottime persone (a me, per dire, il professor Zagrebelsky fa sempre grande impressione e grande simpatia). Ma il mondo per come è fatto, e non per come a colpi di smutandamenti morali (per quelli effettivi il Diretto Interessato ha da molto provveduto da sé) lo si vorrebbe rendere: questo pare un pericoloso piano inclinato. Per quanto riguarda il penale, invece che il morale, i magistrati ci stanno apposta: se poi Quello smania per il “processo breve”, forse glielo faranno brevissimo. Ma al mondo reale bisogna tornare, oltre che a Kant letto sotto le stelle, così a maggior infusione della legge morale al nostro interno.

    Una volta, quello spiritaccio di Gianni Boncompagni mi raccontò di quando, alla fine degli anni Cinquanta, accompagnò in giro per Stoccolma (lui viveva lì da anni, parlava benissimo svedese) il fresco premio Nobel per la Letteratura, Salvatore Quasimodo. Un'intera giornata in giro per musei, accademie e monumenti: tutto molto elevato e tutto parecchio scocciante. Al calar della sera, il poeta, fissando il giovane connazionale, secco domandò: “Senti un po', ma qui non si scopa?”. Se tale era l'esigenza di un grande poeta, figurarsi di un banale presidente del Consiglio.

    Ps: forse la cronaca offre adeguata soluzione. E' di ieri la notizia di quel signore sessantaseienne (un pischello, rispetto al Cav.) di Milano, che si è rivolto al tribunale degli animali dell'Aidaa, perché a suo parere il gatto di casa, che la moglie si ostina a tenere in camera da letto, lo “inibirebbe” al momento cruciale con il suo sguardo. Perciò, da oggi in poi, frotte di felini sparpagliati per le camerate di Arcore. Un generalizzato fuggi fuggi di sorci e, appunto, come dicono a Roma, zoccole. Sicuri che il Cav., al momento dell'uso della sua, diciamo, personale arma di (auto)distruzione, sappia opportunamente distinguere tra farfallina e gattina.

    Il Foglio.it pubblicherà, a rotazione, reazioni d'ironia, buon umore, spirito battagliero e tanta sana tigna di parte fogliante per non darla vinta al golpismo giacobino. Aspettando il sabato di Milano (in mutande).