Processo non breve
Il Cav. sotto assedio giudiziario trova poco conforto in Napolitano
Silvio Berlusconi ha incontrato al Quirinale, per più di un'ora, un Giorgio Napolitano iperattivo nel proprio ruolo di stabilizzatore. Il presidente della Repubblica, che ha parlato anche al Csm, è intervenuto ieri su tutti i campi che gli stanno più a cuore e che sono all'origine – da settimane – del suo mai celato “turbamento”: il profilarsi di un violentissimo scontro istituzionale tra governo e magistratura, le spinte centripete e nativiste che gettano un'ombra sui festeggiamenti per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia. Nei corridoi di Palazzo si sussurra persino che i due temi, nelle inclinazioni quirinalizie, siano collegati. Ovvero: la motivazione più forte che ha trattenuto sinora Napolitano dal pronunciare un sonoro “basta”.
Silvio Berlusconi ha incontrato al Quirinale, per più di un'ora, un Giorgio Napolitano iperattivo nel proprio ruolo di stabilizzatore. Il presidente della Repubblica, che ha parlato anche al Csm, è intervenuto ieri su tutti i campi che gli stanno più a cuore e che sono all'origine – da settimane – del suo mai celato “turbamento”: il profilarsi di un violentissimo scontro istituzionale tra governo e magistratura, le spinte centripete e nativiste che gettano un'ombra sui festeggiamenti per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia. Nei corridoi di Palazzo si sussurra persino che i due temi, nelle inclinazioni quirinalizie, siano collegati. Ovvero: la motivazione più forte che ha trattenuto sinora Napolitano dal pronunciare un sonoro “basta”, capace di far franare la legislatura, risiede nella sua preoccupazione per le ricadute sul tessuto sociale e nazionale; sulle celebrazioni dei centocinquanta anni dell'Unità.
Al premier che aveva definito i magistrati di Milano una “avanguardia rivoluzionaria”, il Quirinale ha risposto così: “Nella Costituzione e nella legge possono trovarsi i riferimenti di principio e i canali normativi e procedurali per far valere insieme le ragioni della legalità nel loro necessario rigore e le garanzie del giusto processo. Fuori di questo quadro ci sono solo le tentazioni di conflitti istituzionali e di strappi mediatici che non possono condurre, per nessuno, a conclusioni di verità e di giustizia”. Suona come una preventiva bocciatura del processo breve. Ma chissà. Di sicuro quello di ieri con il premier – nonostante la presenza armonizzante di Gianni Letta – è stato un incontro teso. Sin dalla vigilia. Malgrado, in realtà, il Cavaliere si fosse recato al Quirinale per tentare l'appeasement con il presidente della Repubblica (definito sul Foglio “un galantuomo”). Il risultato è una via mediana: il Cav. ha provato a comunicare il punto di vista di chi si sente assediato e braccato, Napolitano ha ribadito che la guerra tra istituzioni non passerà.
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