Oggi che tutto è finito siamo noi a dovere ringraziare te, Fenomeno
Oggi che tutto è finito. Oggi che dici che quando pensi a una giocata ti accorgi che non riesci più ad eseguirla come vorresti perché il corpo tradisce e le gambe non seguono, oggi che ci hai detto che la fai finita e che hai pianto a dirotto perché un calciatore muore sempre due volte, la prima quando smette di giocare e dio solo sa quanto siano vere queste parole di Falcao, oggi dunque, proprio oggi, giorno di San Valentino, non ringraziarci.
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Oggi che tutto è finito. Oggi che dici che quando pensi a una giocata ti accorgi che non riesci più ad eseguirla come vorresti perché il corpo tradisce e le gambe non seguono, oggi che ci hai detto che la fai finita e che hai pianto a dirotto perché un calciatore muore sempre due volte, la prima quando smette di giocare e dio solo sa quanto siano vere queste parole di Falcao, oggi dunque, proprio oggi, giorno di San Valentino, non ringraziarci. Siamo noi a doverti ringraziare, Luis Nazario Da Lima, semplicemente Ronaldo, il Fenomeno.
Quello vero, non quelli che stanno fra le stelle perché ce li mettono e magari ballano una sola stagione e altrettanto rapidamente declinano comportandosi come bambini bizzosi a cui qualcuno ha rotto il giocattolo. Fenomeno alla lettera, phainomenon ovvero apparizione e disvelamento. Il ragazzotto che sbarca dalle favelas affamate nella nebbia fredda e allucinata di Eindhoven e mostra per la prima volta al mondo cosa può fare un attaccante moderno, cosa vuol dire fare reparto da solo, rubare palla facendo pressing alto, lanciarsi in una progressione inarrestabile, danzare tra gli avversari, tirare botte micidiali da ogni posizione, anche impossibile, di destro, di sinistro, di testa, da dentro l'area, da fuori. Ci ha dimostrato che non ci può essere grande presente senza grande passato: è sembrato logico che il capostipite, il primo interprete del ruolo, dovesse essere brasiliano, perché se è vero che l'arte senza potenza difficilmente emerge nel calcio di oggi, è pure vero che la potenza senza arte è noia.
Siamo dunque noi a doverti ringraziare, grande campione. Hai messo d'accordo tutti, quelli che hanno esultato perché indossavi la loro maglia e quelli che hai fatto soffrire, a turno interisti e milanisti. Farsi sconfiggere da te faceva a turno chinare il capo, senza rancore, senza livore, perché questo fanno i fenomeni: mettono in valore quello che di buono c'è in ogni tifoso. Persino i laziali, che quando ci giochi contro non te lo mandano certo a dire e anzi ti cantano pure che devi morire, trattennero il fiato, ammutoliti dall'orrore quella sera all'Olimpico in cui i tuoi legamenti fecero crack e il rumore si sentì fin su nelle curve.
Ti vogliamo bene perché alla vigilia della finale dei Mondiali del 1998 contro la Francia a Parigi raccontano che fossi bianco come un cencio, in preda a terribili convulsioni e che Roberto Carlos si precipitò nel corridoio sconvolto e gridando che eri morto: e quattro anni dopo hai vinto un Mondiale praticamente da solo.
Ti vogliamo bene anche perché non hai mai aggredito, offeso, fatto il macho: le battute sui dentoni da coniglio, sulla pancia che cresce, la forma che va a farsi fottere, insomma quel crudele infierire su chi è in difficoltà per cui noi italiani siamo particolarmente tagliati, lo hai scansato con gentile, fanciullesco sorriso.
E se hai avuto storie sentimentali ovunque, flirt a go-go, se ti hanno fatto le poste, spiato, fotografato, se sei stato argomento di gossip in almeno un paio di continenti, se hai dato la caccia a femmine “femmine” e loro che pure si sono fatte catturare ben volentieri hanno detto che fare l'amore con te è come stare a letto con sette scimmioni, ecco stai tranquillo, ce ne freghiamo.
E se qualcuno ti rimprovera di essere stato addirittura ingrato, di aver volto le spalle al padre buono e generoso passando la frontiera in quel di Milano, dovrebbe lui avere il coraggio di guardare dentro la propria carità pelosa. Agli occhi di chi ama il calcio per davvero solo può contare la grandezza della tua arte. Di questo noi ti siamo ora e sempre grati. Per questo sarai ricordato. E amato.
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