Polemiche
Questi vogliono urne piene e Quirinale ubriaco
La sfacciataggine di Scalfari e soci, insomma la struttura Alfa, è così grande, impudente, che è impossibile non provare per loro una certa simpatia. Come bricconi intellettuali non riusciamo a superarli nemmeno noi. Hanno passato esattamente diciassette anni, dal ribaltone di fine 1994 ad oggi, a sostenere la seguente tesi: il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere se ci sia una maggioranza possibile, qualunque essa sia.
La sfacciataggine di Scalfari e soci, insomma la struttura Alfa, è così grande, impudente, che è impossibile non provare per loro una certa simpatia. Come bricconi intellettuali non riusciamo a superarli nemmeno noi. Hanno passato esattamente diciassette anni, dal ribaltone di fine 1994 ad oggi, a sostenere la seguente tesi: il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere se ci sia una maggioranza possibile, qualunque essa sia. E noi a dire: ma con il maggioritario i governi si fanno nelle urne, in Parlamento si limitano a ricevere la fiducia, ed è per questo che siamo finalmente arrivati all'alternanza di forze diverse alla guida dello stato, grande conquista liberaldemocratica ottenuta per la prima volta con la successione Berlusconi-Prodi-Berlusconi o centrodestra e centrosinistra, se preferite. Adesso sostengono esattamente il contrario, perché è il contrario che credono gli convenga. Il capo dello stato, suggeriscono, può sciogliere quando lo desideri le Camere, e per motivi insindacabili, nonostante la sua nota “irresponsabilità politica” sancita dalla Costituzione a tutela della sua funzione di garanzia. Che lo affermino capi e gregari della nota lobby, va anche bene, li conosciamo. Ma i costituzionalisti e i giuristi dovrebbero stare attenti: se gli tengono bordone finiscono in mutande pure loro, ma senz'ombra di ironia. La nostra fortuna comune è che Giorgio Napolitano, mentre questi volitivi cercano di ottenere le urne piene e il Quirinale ubriaco, è un tipo piuttosto sobrio.
DISPOTISMO ETICO E CASO ENGLARO
Per un lettore di Repubblica sarei in contraddizione con me stesso sul caso di Eluana Englaro. Gli ricordo, al contrario, che quello è un caso tipico di “dispotismo etico”. La Englaro non si è autodeterminata a morire. E' stata spenta per una sentenza della magistratura, la sua sottrazione alle cure pietose delle suore, recentemente insultate dal padre Beppino, è avvenuta in forma coattiva in nome della morale corrente, della morale collettiva del cosiddetto diritto di morire. La pietà e la carità erano in conflitto con il diritto etico, siamo fuori dalla tormentosa zona grigia delle decisioni morali valide o invalide per se stesse, agite dalla società entro i limiti della legge o ai suoi margini. Nessuna delle nostre guerre culturali (aborto, divorzio, preservativo, nozze omosessuali, eugenetica) è mai stata indirizzata verso esiti di dispotismo etico; non volevamo soluzioni coattive, ad eccezione di divieti che lo stato liberale riconosce invariabilmente o dovrebbe riconoscere, a tutela della vita umana. Quando, come nel caso dell'aborto e del maltrattamento dell'embrione umano, si tratta di bilanciare diritti diversi, quello della madre o dei genitori e quello del bambino non nato o dell'embrione, abbiamo scelto le soluzioni legislative di massima protezione della vita. Punto. Il resto è cultura, libero conflitto di convinzioni etiche intorno alla natura umana e alla salvaguardia della sua libertà responsabile.
LA DELUSIONE SUSANNA CAMUSSO
Con quella bella e autorevole faccia, poteva essere il leader laburista di una coalizione sociale (domani, chissà, politica) in grado di rimettere con i piedi per terra il paese martoriato da crociate ideologiche. Si era dichiarata come una sindacalista tosta, orientata a reintrodurre il mestiere di negoziare e battersi per il miglioramento delle condizioni di vita e di salario dei lavoratori, poi va da Saviano a leggere elenchi grotteschi, va al Palasharp a fiancheggiare i neopuritani, va in piazza ad agitare l'astratta bandiera della dignità femminile con toni retorico-moraleggianti. Che peccato. Che delusione. Un'altra come tanti.
LA SCOMPARSA DEL BALILLA ETICO
Abbiamo aperto la manifestazione di Milano contro la Repubblica della virtù riesibendo con orrore e grande mestizia il balilla etico in bocca al quale era stato messo, perché lo riversasse in un microfono per la gioia degli avanguardisti adulti, l'odio contro il nemico assoluto. Avrete notato con quanta cura ogni giornale e ogni televisione hanno cancellato l'episodio. Quotidiane testimonianze ci dicono che quel trattamento infame tocca a molti scolari dell'istruzione pubblica. Il silenzio pesa sulle persone serie della parte avversa: perché non gridate il vostro schifo?
Il Foglio sportivo - in corpore sano