Il “tropp'oltre” del Cav., Maria Antonietta, il rito immediato contro Messalina
Altro che se ci siamo interrogati, caro Magno. E abbiamo anche scritto parole di delusione e di critica esplicite. Ma deve convenire su questo: Berlusconi è spesso stato ostacolo a sé stesso, nel suo “tropp'oltre”, ma non è in gioco lui bensì i mezzi scelti per abbatterlo, che non sono un assalto democratico e d'opinione con lo scopo di vincere le elezioni. Sono invece mezzi antigiuridici, illiberali, eticamente dispotici. In una parola: disgustosi.
Al direttore - Sono giorni in cui Benedetto Croce viene assai citato per picconare i neopuritani. E' vero che per lui l'onestà politica non è altro che la capacità politica, come l'onestà del medico non è altro che la sua capacità di medico. E' però anche vero, come ammonisce in una celebre pagina, che la “disarmonia tra vita propriamente politica e vita pratica non può spingersi tropp'oltre, perché la cattiva reputazione, prodotta dalla seconda, rioperando sulla prima, le frappone poi ostacoli […]” (“Etica e politica”, Adelphi, 1994, p.196). Anche qui nel discorso del filosofo della libertà non c'è niente di moralistico, ma solo l'invito a considerare sempre la cruda realtà dei fatti. La campagna denigratoria sferrata dai nemici di Berlusconi è per molti aspetti odiosa, ma a mio avviso i suoi amici più cari ancora non si sono interrogati seriamente sulle conseguenze di quel “tropp'oltre” crociano. Cordiali saluti.
Michele Magno
Altro che se ci siamo interrogati, caro Magno. E abbiamo anche scritto parole di delusione e di critica esplicite. Ma deve convenire su questo: Berlusconi è spesso stato ostacolo a sé stesso, nel suo “tropp'oltre”, ma non è in gioco lui bensì i mezzi scelti per abbatterlo, che non sono un assalto democratico e d'opinione con lo scopo di vincere le elezioni. Sono invece mezzi antigiuridici, illiberali, eticamente dispotici. In una parola: disgustosi.
Al direttore - Ho appena riascoltato sul sito del Foglio gli interventi al Dal Verme; subito dopo dalle agenzie ho letto del rito immediato per il presidente Berlusconi il 6 aprile, “17 germinale” per giacobini: l'effetto è stridente. Adesso che inquisitori e “tricoteuses” sono quasi accontentati, da donna dico che è inquietante che in questo clima non ci sia stata esitazione a nominare un collegio giudicante di sole donne! Maria Antonietta, che certo non fu donna morigerata o accorta, infine fu giustiziata con accuse infamanti, vergognose e soprattutto false, paragonata nel verdetto a Messalina, Brunechilde e Fredegonda… in un processo che lei stessa, nella sua ultima lettera, definì “così rapido” da non poter nemmeno esternare i propri pensieri. Al Cavaliere non sarà tagliata la testa, all'Italia sì.
Paola Ceva, via Web
Può succedere che a giudicarmi siano delle donne, e non mi spaventa affatto, ma che siano portate ad esempio come Nemesi, questo è degno di una situazione di teatro, per così dire, in cui alla farsa da commedia all'italiana, ma di basso conio, segue la tragedia puritana.
Al direttore - Lo sputtanamento è un fatto oggettivo, che resta tale anche se è provocato dall'abuso altrui. Berlusconi è ormai sputtanato e denunciarne la causa, palesemente consistente in un abuso della procura di Milano, non serve a nulla. Soprattutto, se ci si limita solo a strillare. Se l'abuso è palese, e tale esso è, che cosa aspetta il ministro della Giustizia ad attivare uno dei pochi poteri che gli sono rimasti, sottoponendone a procedimento disciplinare gli autori? Quanto meno si rimetterebbe la situazione in movimento, non fossilizzandosi nell'inutile attesa del 6 aprile.
Luigi Bitto, Milano
Al direttore - Propongo un'ipotesi romanzesca, da Dumas postmoderno (tema: la vendetta). E se questa resa dei conti (crudele e cruenta) non fosse, in fondo, che la guerra di Segrate combattuta con altri mezzi: ormai termonucleari ai tempi di Wikileaks e di strutture Alfa e Delta?
Vent'anni dopo, i duellanti (ma è già Conrad) ancora lì, a menar fendenti sempre più micidiali, e a leccarsi ferite non più rimarginabili (“in his war-scarred body his heart at forty remained unscratched” è scritto però del generale D'Hubert: ma un cuore di quarant'anni, appunto). Avevano cominciato la sfida, questi postmoderni D'Hubert e Feraud, quando a Washington c'era Bush senior, e a Roma il Caf. I napoleonici duellanti di Conrad, incuranti nella loro ossessione degli spintoni della storia, combatterono per una quindicina d'anni, se ben ricordo. Non di più.
Luca Rigoni
Superato ogni limite.
Il Foglio sportivo - in corpore sano