Improcedibilità

Salvatore Merlo

Un'ultima carta parlamentare per bloccare l'assedio giudiziario: chiedere alla Camera, a voto segreto, e in base all'articolo 96 della Costituzione, “l'improcedibilità” contro il presidente del Consiglio. L'alternativa, spiegano i consiglieri del premier, è una condanna in primo grado a Milano entro settanta giorni a decorrere dalla prima udienza sul caso Ruby (fissata ieri per il 6 aprile). La carta recita: “Il presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati”.

    Un'ultima carta parlamentare per bloccare l'assedio giudiziario: chiedere alla Camera, a voto segreto, e in base all'articolo 96 della Costituzione, “l'improcedibilità” contro il presidente del Consiglio. L'alternativa, spiegano i consiglieri del premier, è una condanna in primo grado a Milano entro settanta giorni a decorrere dalla prima udienza sul caso Ruby (fissata ieri per il 6 aprile). La carta recita: “Il presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati”.

    Silvio Berlusconi ieri ha scelto un basso profilo e istituzionale, si è occupato dell'emergenza di Lampedusa e non ha rilasciato dichiarazioni. Ma l'orientamento emerso ieri sera a Palazzo Grazioli è quello di un'ultima istanza, una carta estrema da giocare insieme a una chiamata del popolo in piazza. Se la maggioranza del plenum alla Camera (ovvero almeno 316 deputati, e il centrodestra pare ne abbia adesso 320) accogliesse la richiesta del premier, il processo milanese si spegnerebbe. Sarebbe a quel punto la controparte giudiziaria, i magistrati, a sollevare un conflitto di attribuzioni presso la Corte costituzionale. Ma intanto il procedimento (“concussione e prostituzione minorile”, le accuse) sarebbe interrotto, fino al pronunciamento della Consulta.

    C'è un precedente che riguarda Altero Matteoli: il ministro fu rinviato a giudizio nel maggio del 2006 e la Camera votò a favore dell'improcedibilità. Si tratta di una mossa che l'entourage del Cavaliere vuole affiancare a una massiccia mobilitazione di piazza che suoni come deterrente nei confronti dei prevedibili riflessi antipolitici. Un'opzione muscolare, che abbia il sapore di un forte messaggio di reattività. “Non staremo sulla difensiva. Non come Craxi”, dicono a Palazzo Grazioli.

    D'altra parte, il Palazzo registra una perfetta coincidenza
    delle manovre politiche dell'opposizione con il timing delle inchieste giudiziarie. Pier Luigi Bersani, ieri mattina, ha aperto (ospitato dal quotidiano la Padania) a una manovra avvolgente sul federalismo nei confronti della Lega. Proprio alla vigilia della decisione con la quale il gip di Milano ha stabilito il rito immediato per Berlusconi. Un'apertura (“facciamo insieme il governo del federalismo”) respinta dalla Lega (soprattutto dalla base, interpellata da Radio Padania), ma che Bersani ha poi affiancato alla richiesta perentoria del voto anticipato. E' al partito di Umberto Bossi che il segretario pd e Massimo D'Alema guardano in queste ore. Non tanto per ottenere il voto, ma per delineare uno scenario di governo alternativo sostenuto dalla Lega e dalle opposizioni tutte.

    Bossi per ora tace, anche perché dovrà incontrare Giorgio Napolitano. Ma ha privatamente consegnato la propria assoluta solidarietà al premier. C'è nervosismo, il leader deve tenersi in equilibrio tra la Lega di governo e quella di lotta; tra la tendenza a mantenere lo status quo manifestata da gran parte del proprio apparato di potere, e l'irrequietezza locale (che si riverbera negli atteggiamenti di Roberto Maroni e del più nativista dei dirigenti padani, Luca Zaia). “Se con l'accanimento giudiziario contro Berlusconi qualche magistrato pensa anche di indebolire il governo, si sbaglia di grosso”, ha detto il capogruppo della Lega in Senato, Federico Bricolo.

    Bossi, spiegano nella Lega, ha ospitato sul proprio giornale l'intervista a Bersani per pungolare il Pdl sul federalismo: “Non si può traccheggiare”. Ma un cambio di casacca viene smentito con forza. Non soltanto per ragioni di lealtà personale tra Bossi e il Cavaliere. Troppe le incognite. Per il partito padano, l'alternativa al governo con Berlusconi è solo il voto anticipato. Un'opzione che ormai non viene più pregiudizialmente respinta a Palazzo Grazioli.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.