Renzi, scende in campo un fichissimo self made young man

Claudio Cerasa

Questo libro farà arrabbiare Massimo D'Alema, farà indispettire Walter Veltroni, farà sbuffare Pier Luigi Bersani, farà imbronciare Gianfranco Fini, farà indignare i vendoliani, farà imbestialire gli anti berlusconiani ma allo stesso tempo, ne siamo certi, farà gioire tutti coloro che nel mondo della politica credono ancora che i propri avversari possano essere combattuti senza invocare l'intervento della pulizia etica.

Leggi Cose da sapere sul libro-manifesto di Matteo Renzi dal blog Cerazade

    Questo libro farà arrabbiare Massimo D'Alema, farà indispettire Walter Veltroni, farà sbuffare Pier Luigi Bersani, farà imbronciare Gianfranco Fini, farà indignare i vendoliani, farà imbestialire gli anti berlusconiani ma allo stesso tempo, ne siamo certi, farà gioire tutti coloro che nel mondo della politica credono ancora che i propri avversari possano essere combattuti senza invocare l'intervento della pulizia etica e senza implorare quotidianamente l'avvento di un risolutivo golpe morale. Per chi non se ne fosse ancora accorto, a proposito di cazzutissime minoranze etiche, nel nostro paese esiste una piccola e orgogliosa fetta dell'elettorato di centrosinistra che anche in questi giorni così ricchi di spericolate osservazioni sulle ultime disavventure giudiziarie del nostro presidente del Consiglio continua a credere che non sia una follia sognare di dar vita a un tipo di opposizione depurata dai veleni dell'anti berlusconismo in servizio permanente effettivo. E, in questa determinatissima minoranza, oggi, ancora più di ieri, è molto difficile non riconoscere che un ruolo importante se lo sia ritagliato il rottamatore Matteo Renzi. Lo si capisce bene leggendo tra le pagine dell'ultimo libro scritto dal sindaco di Firenze (“Fuori”, Rizzoli): pagine in cui il trentaseienne fiorentino, oltre a far capire di avere una voglia matta di prendere a pallonate i suoi colleghi democratici, offre quella che potrebbe essere tranquillamente definita come una sorta di manifesto del buon democratico post berlusconiano.

    Certo, il sindaco sarà accusato ancora una volta di essere stato, con questo libro, troppo frivolo, troppo giocoso, troppo zuzzurellone e persino troppo leggero nella descrizione della sua sostanziale proposta alternativa all'attuale leadership di centrosinistra. Ma è sufficiente sbirciare con un po' di attenzione tra le pagine del saggio per capire che il senso della famosa “rottamazione” non può essere certo circoscritto alla voglia matta e disperata di prendere a calci nel sedere quella classe dirigente “che guida il paese ormai da vent'anni e che ha clamorosamente fallito il proprio compito”. Dalle pagine di “Fuori” è infatti chiaro che il “rottamare” altro non è che un cavallo di troia comunicativo scelto dal sindaco per proporre, e magari per imporre, un tipo di linguaggio, un tipo di grammatica e un tipo di approccio diverso rispetto a quello a cui ci hanno abituato, soprattutto a sinistra, i protagonisti del dibattito politico. I lettori più pigri che si fermeranno alle prime cinquanta pagine potranno pensare che Renzi si sia limitato a compiere un semplice esercizio di stile finalizzato a celebrare le imprese compiute nei primi tre anni al timone della sua città. Ma a ben vedere, nel suo libro Renzi si preoccupa prima di tutto di offrire un punto di vista non convenzionale su tutto ciò che di importante accade ogni giorno fuori dalle mura cittadine. E il risultato è che effettivamente Renzi dà l'impressione di dire quel che un moderno elettore di centrosinistra sogna di ascoltare dal proprio leader di partito. E' così sulle primarie (“Senza le quali il Pd non avrebbe più senso”); è così sulla giustizia (“La sinistra dice di essere contro il processo breve senza rendersi conto che molti italiani quando sentono parlare di processo breve dicono: ‘Oh, finalmente!'”); è così sui temi bioetici (“Bisogna essere battezzati da un cardinale per sostenere che l'interruzione di gravidanza è oggi drammaticamente usata come tardivo rimedio alla contraccezione?”); ed è così anche per quanto riguarda “uno dei più grandi problemi del nostro paese: quello di una pressione fiscale allucinante a fronte di servizi non sempre all'altezza della pubblica amministrazione… Perché ragazzi, le tasse non sono bellissime!”.

    Ma ciò che colpisce di più del manifesto di Renzi riguarda l'ammissione di un errore non secondario nella vita quotidiana del centrosinistra. Il sindaco di Firenze, a differenza di altri meno lungimiranti colleghi dell'opposizione, riconosce che per affrontare tanto Berlusconi quanto il dopo Berlusconi è necessario smetterla una volta per tutte di considerare il berlusconismo come una patologia della storia dell'Italia. “Io non riesco a odiare Berlusconi, neanche sforzandomi. Perché se in questi anni Berlusconi ha governato la colpa è essenzialmente dei nostri che non hanno mai fatto nulla per fermarlo. Fermarlo non tanto con leggi come quella sul conflitto di interessi ma con una risposta culturale e popolare alla sfida che il Cavaliere aveva lanciato”.

    Anche per questo
    , non può stupire che le critiche più severe formulate da Renzi siano quelle rivolte alla classe dirigente democratica e in particolare a Pier Luigi Bersani. “Per come ce l'ha illustrata sino a oggi l'idea di partito che Bersani e i suoi hanno nel cuore e nella testa è un'idea di partito del secolo scorso…  Bersani combatte la personalizzazione della politica nel tempo della comunicazione globale, con argomenti anche nobili, ma con la stessa credibilità di chi vuole mettere in discussione il fatto che la mattina sorga l'alba”.

    Alla fine del libro è evidente che la vera domanda è se il sindaco, oltre che fare il suo predicozzo, sia anche intenzionato a indossare le scarpette chiodate per affrontare quella generazione di colleghi che “ha clamorosamente fallito il proprio compito politico”. Ed effettivamente leggendo tutte le pagine del saggetto (di cui oggi pubblicheremo stralci sul blog Cerazade) l'impressione è che Renzi stia davvero contando le ore per uscire fuori da Firenze. Un po' perché “la carta d'identità serve a poco se non hai il coraggio di proporre una visione. E di metterti in gioco per essa”, un po' perché “non possiamo semplicemente limitarci ad aspettare che l'orologio biologico segni il suo corso. Basta! Dobbiamo provarci, mettendoci in gioco, provando concretamente a cambiare l'Italia”. Ma il tutto, ammette lo stesso Renzi, con la promessa che se dovesse provarci e non dovesse riuscirci non esiterà a chiedere ai giornali di pubblicare la stessa inserzione che aveva deciso di offrire ai quotidiani qualora non fosse riuscito a vincere le elezioni. Più o meno una roba così: “AAA, 34enne, dirigente d'azienda, già al vertice di un'amministrazione pubblica con mille dipendenti e trecento milioni di euro di fatturato, cerca lavoro causa sconfitta elettorale. Garantito impegno e determinazione”. E allora, suvvia, alzi la mano chi, dopo aver letto il saggio di Renzi, crede ancora che il sindaco non sia pronto a scendere davvero in campo.

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    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.