Tremonti e Cav. in forma, forti dubbi che il suo ciclo debba finire con una esecuzione
Ieri Tremonti e il Cav. sembravano una coppia celebre dello show business, alla conferenza stampa sulla crescita di Palazzo Chigi si scambiavano i ruoli davanti a una platea in cui eccelleva qualche cronista testone (“Lei non è compos sui”, gli ha elegantemente obiettato il Cav.).
Leggi Crescere, riformare e combattere. Il piano del Cav. è in tre mosse - Leggi Ecco perché in America Berlusconi non sarebbe giudicato da tre donne - Leggi La politica italiana sconfitta dai magistrati italiani. I dubbi di Serra, Sorgi e Romano - Leggi Il politologo Edward N. Luttwak a “Ballarò” spiega perché i pm stanno sabotando la democrazia
Ieri Tremonti e il Cav. sembravano una coppia celebre dello show business, alla conferenza stampa sulla crescita di Palazzo Chigi si scambiavano i ruoli davanti a una platea in cui eccelleva qualche cronista testone (“Lei non è compos sui”, gli ha elegantemente obiettato Berlusconi). Al Senato il governo incassava un ennesimo voto di maggioranza sul decreto mille proroghe, mentre si decomponeva politicamente un segmento importante della nuova formazione finiana. La fame di scandalismo e ingiustizia è rimasta insoddisfatta per una buona giornata. Ma la vera notizia è che Sergio Romano e Marcello Sorgi, due voci diverse e autorevoli dell'establishment editoriale, e un formidabile Michele Serra disteso sulla sua “amaca” di Repubblica, hanno detto tutti e tre, con motivazioni, analisi e parole diverse, la stessa cosa: è una sconfitta per tutti, comunque la si giudichi, l'ipotesi che il ciclo della Seconda repubblica finisca davanti a un plotone d'esecuzione giudiziario. Di fronte a questa conclusione politica sul destino di una democrazia, la sobria soddisfazione di noi foglianti è liberamente paragonabile alla narcisistica e sprezzante sicurezza con cui era esaltata la dittatura della legge sulla sovranità, profetismo molto poco kantiano, nei titoli questurini del giornale del gruppo Espresso e nei testi ricercati e punitivi della Spinelli.
Occupiamoci della cosa seria, la disdetta che esprimono le persone compos sui a proposito del destino amaro di una Repubblica giudiziaria. Berlusconi è una chiara anomalia. Ha agito felicemente per la riforma del sistema e ci ha dato l'alternanza bipolare alla guida dello stato, una conquista vanamente inseguita da legioni di costituzionalisti e aspiranti riformatori per trent'anni, fin dai primi vagiti di crisi della prima repubblica. Il Cav. può fare ancora molto, e difendersi e difenderci dalla prospettiva di un colpo basso di tipo giudiziario mobilitando contro la politicizzazione della legge la sovranità delle Camere e del popolo elettore. La difficoltà è che, al contrario di quanto fece Charles de Gaulle in Francia nel passaggio dalla Quarta alla Quinta repubblica, con tutta la forza del carisma républicain di un grande patriota dei tempi di guerra, a Berlusconi e ai suoi non è riuscito di costruire uno stato nuovo, su misura della novità che rappresentano. Il federalismo fiscale è un pezzo dell'impresa, come il tono nuovo della nostra democrazia che ha riabilitato la prospettiva liberale, ma non basta. Elementi faziosi e parrucconi, fattori frenanti e inibenti, sono rimasti in vigore e rendono ormai difficile distinguere tra conflitto politico e funzionamento regolare delle istituzioni. Di qui il taglio gordiano e illiberale del problema al quale alacremente lavorano quelli del circo mediatico-giudiziario. Chi è fuori di questo circo, però, e chi vede i rischi dei numeri acrobatici con cui si tornano a fare e disfare i governi, dovrebbe mobilitare intelligenza, onestà intellettuale, competenza per risparmiare agli italiani un nuovo e orrendo capitolo di pura faziosità, che avrebbe deliranti conseguenze sul nostro comune futuro. Noi pensiamo che Giorgio Napolitano, e quel che resta dell'establishment politico ed economico nazionale, avrebbero tutto l'interesse a esercitare la loro moral suasion in questa direzione. Se Berlusconi riuscisse a destreggiarsi nella bisogna, unendo una ferma autodifesa in nome di tutti a una capacità di riflessione e di indirizzo che travalica i confini del suo partito e del suo popolo, si potrebbe realizzare un incontro virtuoso contro la Repubblica della virtù.
Leggi Crescere, riformare e combattere. Il piano del Cav. è in tre mosse - Leggi Ecco perché in America Berlusconi non sarebbe giudicato da tre donne - Leggi La politica italiana sconfitta dai magistrati italiani. I dubbi di Serra, Sorgi e Romano - Leggi Il politologo Edward N. Luttwak a “Ballarò” spiega perché i pm stanno sabotando la democrazia
Il Foglio sportivo - in corpore sano