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Perché non ci piace la legge sul testamento biologico in arrivo alla Camera
Non va bene. La legge sul testamento biologico in arrivo alla Camera è lastricata di buone intenzioni, ma è sbagliata irrimediabilmente. Chi l'ha proposta e formulata parte dalla sentenza che ha condannato a morte Eluana Englaro. Una sentenza sollecitata per quindici anni da un padre che si è fatto militante del laicismo più ingenuo e radicale.
Leggi Biotestamento, i punti essenziali della legge in discussione – Leggi Il testamento biologico è un paralogismo. Anzi un autogol di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro – Leggi Ma è la politica che deve impedire l'eutanasia per sentenza di Eugenia Roccella – Leggi Se è un testamento, va rispettata la volontà di chi lo firma di Sandro Bondi – Di la tua su Hyde Park Corner, Twitter, Facebook
Non va bene. La legge sul testamento biologico in arrivo alla Camera è lastricata di buone intenzioni, ma è sbagliata irrimediabilmente. Chi l'ha proposta e formulata parte dalla sentenza che ha condannato a morte Eluana Englaro. Una sentenza sollecitata per quindici anni da un padre che si è fatto militante del laicismo più ingenuo e radicale. Una sentenza ideologicamente motivata, che ha sottratto alla amorevole carità delle suore una ragazza gravemente disabile, perché fosse spenta da una specie di comitato etico famiglia-stato-medici (attivisti), quanto di più orribile si possa immaginare al mondo. Come era successo in America per Terri Schiavo, con un marito e i giudici di nuovo al comando su un corpo di donna sottratto a quella speciale forma di dignità che è la vita, e per mano altrui. Chiesi di portare acqua ad Eluana Englaro, esterrefatto del facilismo con cui la morte di quella ragazza veniva messa nell'agenda del dispotismo etico e paternalistico dello stato. Il sagrato del Duomo di Milano si riempì di bottiglie d'acqua e del silenzio agghiacciante di un arcivescovo. Ma ero abituato alla circostanza: i portoni delle chiese si erano spesso chiusi davanti a me e ai miei compagni laici della cordata antiabortista. Infatti la chiesa istituzionale, specie quella progressista, non ama le minoranze etiche, se ne difende parlando molto di povertà, dimenticando che Madre Teresa considerava i bambini rifiutati come i poveri più poveri del mondo.
Ma la legge tradisce le buone intenzioni di coloro che la propongono: il centrodestra che si definisce ed è liberale, oltre che cristiano e occidentale, e la gerarchia ecclesiastica che la sostiene dall'esterno, esercitando tutto il suo diritto di parola nello spazio pubblico, epperò sbagliando. La questione è assai semplice. Io detesto il testamento biologico, e in genere le cartuccelle legate al presunto, belluino, diritto di morire. Penso che la morte vada affrontata con sensibilità e tatto umani, in una logica se possibile di razionalità; bisogna apprendre à mourir, come diceva Montaigne, non si esercita un diritto, si fronteggiano il limite e la contingenza dell'esistenza. Se si opponga al dispotismo etico delle sentenze, di cui il professor Stefano Rodotà nelle sue concioni evita accuratamente di parlare, il dispotismo della legge, non si fa un solo passo avanti, anzi, se ne fa uno indietro. Le guerre culturali sono sacrosante. Ma la loro essenza non è l'obbligo di legge, tranne quando questo concerna il maltrattamento e la manipolazione della vita altrui per la gratificazione dei nostri desideri più amorevoli e abietti, come la fabbricazione di figli e la connessa soppressione di embrioni. L'essenza delle guerre culturali è, e la chiesa dovrebbe in questo essere maestra, la conquista delle coscienze o la cura delle anime, in uno slancio del logos che copre sia la conoscenza per fede sia la speranza bambina sia la ragione adulta.
E' in sé pasticciata e contraddittoria una legge in cui si dice al cittadino: fa' pure testamento, ma sappi che non sarà vincolante, e che su due punti cruciali come l'idratazione e la nutrizione artificiale di persone in stato vegetativo, la tua volontà non può essere ascoltata. Non credo nell'autodeterminazione come mito moderno. Ma credo nell'autonomia della persona, specie in fatto di libertà di cura, e penso che la vita indisponibile debba essere accudita dal soggetto interessato, finché e come può, e dai suoi cari. Meglio un prete, una donna, un compagno affettuoso, gli occhi di un bambino o la barba di un filosofo al mio capezzale, piuttosto che il documento di un legislatore. Qualunque cosa sia scritta in quel documento, e peggio ancora se ci sia scritto che la mia volontà non vale o è solo una impotente funzione consultiva. Suggerisco ai deputati del centrodestra di ripensarci. E ai vescovi italiani di non farsi intrappolare in un meccanismo che domani potrebbe travolgere anche le loro buone intenzioni. Chiedo a tutti di tenere conto dell'indivisibilità di una nozione liberale dell'esistenza, e del rispetto cristiano per la persona umana. Anche se i neopuritani del Palasharp, e il solito scrittore banale, sono in prima linea nel combattere in questa legge la cultura con la quale mi identifico, non amo questa legge.
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