Storia della grande fuga dal Pd

Claudio Cerasa

Continua senza che quasi nessuno se ne accorga l'incredibile fuga dal Partito democratico. Incredibile non tanto perché inaspettata ma perché i numeri iniziano a essere più che preoccupanti. Come anticipato su Cerazade la scorsa settimana era da giorni che in Transatlantico girava voce che qualche altro parlamentare del Pd fosse pronto ad abbandonare la nave, e così è stato: da oggi anche Paolo Molinari non è più un senatore del Pd.

    Continua senza che quasi nessuno se ne accorga l'incredibile fuga dal Partito democratico. Incredibile non tanto perché inaspettata ma perché i numeri iniziano a essere più che preoccupanti. Come anticipato su Cerazade la scorsa settimana era da giorni che in Transatlantico girava voce che qualche altro parlamentare del Pd fosse pronto ad abbandonare la nave, e così è stato: da oggi anche Claudio Molinari non è più un senatore del Pd e con il suo addio salgano a ventuno i democratici che dall'arrivo di Bersani (dunque da poco più di un anno a questa parte) hanno lasciato il Pd. Numeri che sembrano però non preoccupare affatto la maggioranza del maggior partito d'opposizione ché ogni volta che si ritrova a discutere privatamente di questa notevole diaspora democratica solitamente tende a rispondere in due modi diversi.

    Il primo: e non è mica colpa nostra se Veltroni ha imbarcato tanta gente poco affidabile nel Pd. La seconda: ma in fondo chi se ne va non c'entrava nulla con questo Pd e dunque chissenefrega: meglio perderlo che perdere tempo nello sforzarsi a trattenerlo. Due letture dei fatti che nascondono però un problema che spesso viene ignorato. Ovvero che se nel Pd continua questa pazzesca fuga dei parlamentari – e se il Pd non è più capace ad esercitare con intelligenza la sua forza centripeta – forse la colpa è anche di chi non sta facendo quasi nulla per evitare che il proprio partito si trasformi sempre di più in una grande groviera. O detto in altre parole, in un Partito della diaspora.

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    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.