Così Sarkozy dà inizio alla campagna per le presidenziali

Marina Valensise

L'ultimo sondaggio del Csa non sembra molto confortante per Nicolas Sarkozy, il presidente in carica, potenziale candidato del centrodestra alla sua stessa successione nel 2012. Sarebbe lui il miglior candidato, l'unico in grado di superare al primo turno il neoeletto presidente del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, quarantenne figlia del fondatore, rivitalizzatrice del partito dell'estrema destra xenofoba, che potrebbe balzare in testa al ballottaggio nel caso in cui il candidato socialista non fosse Dominique Strass Kahn.

    L'ultimo sondaggio del Csa non sembra molto confortante per Nicolas Sarkozy, il presidente in carica, potenziale candidato del centrodestra alla sua stessa successione nel 2012. Sarebbe lui il miglior candidato, l'unico in grado di superare al primo turno il neoeletto presidente del Fronte Nazionale, Marine Le Pen, quarantenne figlia del fondatore, rivitalizzatrice del partito dell'estrema destra xenofoba, che potrebbe balzare in testa al ballottaggio nel caso in cui il candidato socialista non fosse Dominique Strass Kahn. E' questo il responso dei francesi interrogati dal più noto centro di auscultazione dell'opinione pubblica d'Oltralpe. Solo che, piccolo particolare paradossale, il 59 per cento dell'insieme dei francesi sondati non vorrebbe che si ripresentasse per un secondo mandato, scelta vista invece con favore dal 33 per cento (l'8 per cento non si pronuncia). Magra consolazione, fra i simpatizzanti di destra è il 69 per cento ad auspicare la ricandidatura di Sarkozy, mentre il 29 per cento è  contrario, e il 2 per cento senza opinione.

    Intanto, cresce l'astro politico del premier, François Fillon, protetto dalla discrezione e dal riserbo con cui ha guidato il governo e soprattutto dalla nuova dinamica di potere generata  dall'introduzione del “quinquennio”. Nell'ipotesi in cui Sarkozy non si ripresentasse, “il candidato migliore per rappresentare la destra” per il 62 per cento dei francesi sarebbe infatti proprio lui, il mite e tenace Fillon, in testa nei sondaggi e con forte distacco rispetto all'ex ministro del Bilancio e attuale segretario generale dell'Ump. Jean-François Copé, che dopo un periodo di fronda e aperto antagonismo con Sarkozy ha firmato una tregua e risulta dunque favorito dal 18 per cento, è seguito a ruota dall'ex ministro dell'ecologia Jean-Louis Borloo, che era in predicato per sostituire Fillon, ma all'ultimo momento ha perso la partita ed ora è al 13 per cento dei sondaggi.
     
    Nell'attesa di dichiararsi candidato ufficiale, Sarkozy si esercita nell'arte di parare le critiche. L'ultimo suo intervento in tv è servito a rassicurare i francesi sui risultati della sua azione di governo, con un mea culpa in fatto di sicurezza, una difesa delle scelte in fatto di pubblico impiego e del capitalismo familiare, il no alla patrimoniale e il sì all'Iva sociale per far contribuire l'import al welfare, mentre in tema di islam e di integrazione, seguendo la linea del cancelliere tedesco e del premier inglese, il presidente francese ha ribadito anche lui il fallimento del multiculturalismo.

    Eppure, mentre il favore per il premier Fillon si stabilizza, prendono voce le critiche verso la politica estera di Sarkozy, tradizionalmente “domaine réservé” del presidente. Protetti dall'anonimato di uno pseudonimo di gruppo, "Marly", alcuni diplomatici hanno denunciato su Le Monde l'improvvisazione della politica estera francese, il “dilettantismo” del presidente nei confronti di Egitto e Tunisia, il suo disprezzo nei confronti del Quai d'Orsay e delle analisi dei funzionari degli Esteri sul mondo arabo in rivolta, e la conseguente perdita di visibilità internazionale della Francia, criticando l'impotenza dell'Europa, l'abbandono dell'Africa, la crescita in potenza della Cina e l'indifferenza dell'America nei confronti dell'alleato un tempo strategico. “Il loro è un volantino politico”, ha replicato prontamente Henri Guaino, il consigliere speciale di Sarkozy preso di mira dai diplomatici anonimi, distinguendo tra politica estera che spetta al governo e diplomazia che spetta ai diplomatici. E anche il segretario dell'Ump, Copé, è insorto contro i diplomatici frustrati del Quai d'Orsay. “Alla diplomazia dei commenti, preferisco la diplomazia della responsabilità”, ha dichiarato Copé. Ma la polemica che ormai impazza è il segno che la campagna per le presidenziali è già iniziata.