Non è un paese per preti. La chiesa italiana senza seminaristi
Aumentano i cattolici nel mondo, ma in occidente, in Europa e nell'America del nord, è vertiginoso il calo delle vocazioni, ovvero di coloro che entrano nei seminari con lo scopo di diventare sacerdoti. E' quanto si può leggere dentro i dati presenti all'interno dell'Annuario pontificio del 2011 (nelle librerie nei prossimi giorni), un tomo rosso di oltre duemila pagine che elenca tutti i Pontefici del passato, i membri dei “ministeri” della curia romana, i nomi dei cardinali e dei vescovi di tutto il mondo, le ambasciate e gli istituti religiosi.
Leggi Andare a prete serale di Maurizio Milani
Aumentano i cattolici nel mondo, ma in occidente, in Europa e nell'America del nord, è vertiginoso il calo delle vocazioni, ovvero di coloro che entrano nei seminari con lo scopo di diventare sacerdoti. E' quanto si può leggere dentro i dati presenti all'interno dell'Annuario pontificio del 2011 (nelle librerie nei prossimi giorni), un tomo rosso di oltre duemila pagine che elenca tutti i Pontefici del passato, i membri dei “ministeri” della curia romana, i nomi dei cardinali e dei vescovi di tutto il mondo, le ambasciate e gli istituti religiosi. Nel Medio Evo esisteva il Liber Pontificalis, una serie di brevi voci biografiche sui Papi, altro non era che un antesignano dell'Annuario pubblicato dalla Santa Sede dall'inizio del secolo scorso.
Il calo dei seminaristi è grave anche in Italia. Tanto che in molti dentro le sacre mura si domandano: cosa succederà di qui in avanti? Passano gli anni e l'età media dei sacerdoti aumenta di parecchio. Il risultato è che le parrocchie non hanno più preti che le tengano aperte. C'è chi sostiene che il problema è dei vescovi, che occorrono insomma presuli capaci di suscitare vocazioni nei giovani. Vescovi che lavorino per la formazione dei preti, che curino questo aspetto a discapito di altri. Ma, a guardare i numeri, non è detto che la soluzione risieda soltanto qui. La penuria dei seminaristi è generalizzata, è presente in tutte le diocesi, qualsiasi sia il “colore” o la bravura del vescovo residente.
Milano è la diocesi tra le più popolose dell'Italia. Venegono, il prestigioso seminario ambrosiano fino a qualche decennio fa frequentato da frotte di seminaristi che divenivano preti tra i più preparati e all'avanguardia, è quasi vuoto. In tutto il numero dei seminaristi dichiarato (il numero riportato è solitamente leggermente in eccesso) è di 139 unità. Non se la passano meglio le altre diocesi italiane, anche quelle più prestigiose. Nella Torino dei grandi “santi sociali” – don Bosco, Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Faà di Bruno – i seminaristi sono appena 21. A Genova 14, a Firenze 29, a Bologna 15, a Venezia 21, a Palermo 40. Sempre guardando i numeri in rapporto alla popolazione, le cose vanno un po' meglio a Napoli dove i seminaristi sono 91, un numero che comunque non consente chissà quali brindisi.
Qualche giorno fa l'Annuario pontificio è stato presentato in Vaticano calcando la mano, giustamente, sui dati mondiali che restano buoni. I fedeli battezzati nel mondo sono passati da 1,166 miliardi nel 2008 a 1,181 miliardi l'anno seguente, con un aumento assoluto di 15 milioni di fedeli e un incremento percentuale pari all'1,3 per cento. Sono aumentati anche i vescovi: dal 2008 al 2009 si è passati da 5.002 a 5.065, con un aumento dell'1,3 per cento. Il continente più dinamico risulta quello africano (più 1,8 per cento), seguito dall'Oceania (più 1,5), Europa (più 1,3), America (più 1,2) e Asia (più 0,8). La popolazione sacerdotale rimane sul trend di crescita moderata inaugurata nel 2000, dopo un lungo periodo di risultati piuttosto deludenti. Il numero dei sacerdoti, sia diocesani che religiosi, è salito nel corso degli ultimi dieci anni dell'1,34 per cento a livello mondiale, passando da 405.178 nel 2000 a 410.593 nel 2009. In particolare, tra il 2008 e il 2009, i sacerdoti sono aumentati dello 0,34 per cento, con tendenze variabili da continente a continente. Qui sta il punto: occorre entrare dentro i dati dei continenti per accorgersi delle difficoltà soprattutto occidentali. Il continente da dove un tempo partivano i missionari con destinazione il mondo intero, ovvero l'Europa, nei prossimi anni non potrà fare altro che aprire le proprie porte a una contro evangelizzazione, quella dalle chiese africane, asiatiche e sudamericane verso di sé. In ballo c'è la sua sopravvivenza.
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