Che oscar ingiusti

Mariarosa Mancuso

Commovente, mi è quasi scesa la lacrima. Com'è bravo Colin Firth a far scena muta davanti al microfono. Che tenero il bambino quando chiede a papà: perché non aiuti il re? Ci voleva un Oscar anche per il logopedista Geoffrey Rush. E per la consorte, magari: Helena Bonham Carter è devota e affabile con i sottoposti, siede perfino in cucina a prendere il tè. Un bel film tranquillo senza esplosioni, supereroi, o fantasmi furiosi, che celebra la forza di volontà. Ma lo sai che lo sceneggiatore da piccolo balbettava?

    Commovente, mi è quasi scesa la lacrima. Com'è bravo Colin Firth a far scena muta davanti al microfono. Che tenero il bambino quando chiede a papà: perché non aiuti il re? Ci voleva un Oscar anche per il logopedista Geoffrey Rush. E per la consorte, magari: Helena Bonham Carter è devota e affabile con i sottoposti, siede perfino in cucina a prendere il tè. Un bel film tranquillo senza esplosioni, supereroi, o fantasmi furiosi, che celebra la forza di volontà. Ma lo sai che lo sceneggiatore da piccolo balbettava? Pensa che adesso ha preso l'Oscar, a più di settant'anni.

    Conversazioni da uscita cinema,
    quando gli spettatori sciamano dopo “Il discorso del re”, premiato con 4 Oscar: miglior film, Tom Hooper miglior regista, Colin Firth migliore attore, David Seidler per la migliore sceneggiatura originale. Un trionfo britannico (e un po' australiano) che mette insieme – in una storia a dire il vero più appassionante delle solite – tutto quel che piace ai membri dell'Academy. Un personaggio realmente esistito, un handicap, una famiglia reale, la Storia condita da un po' di nazismo, un finale che strappa l'applauso (“Maestà, ha balbettato una sola volta”, “L'ho fatto apposta, per far capire che ero io a parlare”).

    Non c'erano dubbi sulla vittoria. Il film aveva dalla sua i pronostici, e anche il fatto che molti attori conoscono la balbuzie, per averla sperimentata personalmente da ragazzini (e qualcuno da grande, fuori dal palcoscenico). Quando la maestra di cerimonie Anne Hathaway - molto volonterosa e sorridente, accanto a James Franco più smunto di come appare in “127 ore” di Danny Boyle, con il braccio schiacciato da un macigno – ha pronunciato guardando una scena del film la battuta “nel futuro, i microfoni li faranno più piccoli”, ha avuto gli applausi più sinceri di tutta la serata. Bello, commovente, trascinante. D'accordo. Ma vogliamo paragonare “Il discorso del re” a “The Social Network”, che non ha strappato neppure un Oscar per il regista David Fincher? Non lo si pretendeva per Jesse Eisenberg, bravo in quel tipo di recitazione che prevede lo stare in ciabatte, guardare con disprezzo il prossimo tuo, e pronunciare a velocità supersonica battute scritte da quel genio di Aaron Sorkin. Un sovrano in difficoltà (“guarda, è proprio come uno di noi”) e un logopedista che aggiunge alla tecnica la psicologia (“vedi, non era solo balbuzie, era infanzia difficile”) raccoglie certamente più consensi di un giovanotto precocemente miliardario. E l'Academy sembra riconoscere la grandezza di Shakespeare quando qualcuno ci ricama sopra alla maniera di “Shakespeare in Love”, mai quando viene proposto sotto forma di tragedia moderna, con uso di computer.

    Gli scommettitori hanno fatto magri affari. Era più che previsto anche l'Oscar a Natalie Portman come migliore attrice per “Il cigno nero”. Altro ruolo che prevedeva dimagrimento, massacro di piedini, un po' di lesbismo chic, una storia di sdoppiamento orrorifico nobilitato dalle scarpe a punta. E anche un bel cortocircuito con la vita: sul set ha incontrato il coreografo Benjamin Millepied, ringraziato a ogni premio (e finora son tantissimi) per averle dato un bel ruolo da moglie e madre. A casa senza premi, neanche per la quindicenne Hailee Steinfeld, i fratelli Joel e Ethan Coen con “Il Grinta”, nonostante le dieci candidature (“Il discorso del re” ne aveva dodici).
    Un solo film – “The Fighter” di David O' Russell – ha attirato i premi per l'attore non protagonista Christian Bale: motivazione, non scritta ma evidente, dimagrimento estremo e smanie da drogato. E per l'attrice non protagonista Melissa Leo, che si è lasciata scappare in diretta un “fucking” di entusiasmo, subito coperto dal bip. Motivazione: madre terribile con capelli cotonati, una delle tante che hanno dominato gli Oscar 2011.