Ingiustizia e libertà

Il Cav. ancora in bilico tra dialogo e improcedibilità

Salvatore Merlo

Alla Camera, la maggioranza, con una lettera al presidente Gianfranco Fini, ha chiesto di sollevare il conflitto di attribuzione tra organi dello stato intorno al processo sul caso Ruby che vede imputato il premier Silvio Berlusconi. L'iter prevede adesso il voto dell'ufficio di presidenza, e poi il voto dell'Aula. Ma sono sorti dei dubbi procedurali che riguardano la composizione dell'ufficio di presidenza.

    Alla Camera, la maggioranza, con una lettera al presidente Gianfranco Fini, ha chiesto di sollevare il conflitto di attribuzione tra organi dello stato intorno al processo sul caso Ruby che vede imputato il premier Silvio Berlusconi. L'iter prevede adesso il voto dell'ufficio di presidenza, e poi il voto dell'Aula. Ma sono sorti dei dubbi procedurali che riguardano la composizione dell'ufficio di presidenza. Inoltre, nel corso di una riunione a Palazzo Grazioli, sono emerse con evidenza due linee di pensiero – all'interno dell'entourage del premier – tra quanti vorrebbero affiancare subito al conflitto di attribuzione anche l'opzione durissima dell'improcedibilità e quanti, invece, considerano l'improcedibilità soltanto un'arma deterrente da agitare per premere sulla Corte costituzionale (e indirettamente sul Quirinale).

    Lunedì sera l'onorevole e avvocato Mauro Paniz ha completato il proprio lavoro sul dispositivo del conflitto di attribuzione intorno al caso Ruby. Il testo è in mano al collegio difensivo (politico/legale) di Silvio Berlusconi e ieri pomeriggio, in una lunga riunione alla presenza di Niccolò Ghedini, Angelino Alfano e Gianni Letta, è stato – tra le altre cose – sottoposto anche all'attenzione del premier. Il Cavaliere preferirebbe ancora adottare lo strumento dell'improcedibilità, considerato l'unico in grado di “spegnere” il processo. E pare sia emersa anche una difformità di opinioni tra Letta-Alfano e il collegio legale storicamente più vicino al premier, Ghedini e Piero Longo.

    Era pressoché certo che il conflitto di attribuzione sarebbe stato sollevato, comunque, e difatti la richiesta formale è stata poi depositata dai capigruppo di maggioranza. E' piuttosto oggetto di dibattito l'ipotesi di presentare anche – contemporaneamente – l'istanza di improcedibilità nei confronti del presidente del Consiglio. Un provvedimento che dovrebbe prima passare da un voto con il quale il Parlamento dichiari la ministerialità dei reati che la procura di Milano contesta a Berlusconi. Si tratterebbe, come già raccontato dal Foglio, di un'opzione destinata ad acuire il clima di scontro politico e istituzionale. Anche per questo sia Letta sia il Guardasigilli Alfano consigliano di attendere l'esito del conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale, prima di decidere. Al contrario, gli avvocati Ghedini e Longo – forse più in sintonia con gli uomori del premier – sembrano invece propensi ad affiancare in tempi rapidi l'improcedibilità al conflitto di attribuzione.

    La linea più morbida, che forse finirà con l'imporsi, prevede un'azione difensiva suddivisa in due tempi. Prima fase: sollevare il conflitto di attribuzione e lavorare diplomaticamente (ma sembra difficile considerate le recenti esternazioni del Cav. sul Quirinale) affinché Giorgio Napolitano si impegni in una sorta di moral suasion sulla Consulta, chiamata a esprimersi. Seconda fase: soltanto qualora la Corte costituzionale dovesse rigettare il conflitto di attribuzione o soltanto nel caso in cui la sentenza della Corte non arrivi prima della sentenza del tribunale di Milano, giocare la carta atomica dell'improcedibilità.

    Ma i dubbi non sono soltanto politico-procedurali, sono legati anche alla composizione dell'ufficio di presidenza di Montecitorio che dovrà esprimersi sul dispositivo prima che questo arrivi in Aula, e all'interno del quale Pdl e Lega sono in minoranza. A questo proposito è prevista per oggi una riunione urgente del neonato gruppo dei Responsabili. La nuova formazione parlamentare, guidata dall'ex udc Saverio Romano e dall'ex finiano Silvano Moffa, individuerà un proprio candidato all'ufficio di presidenza (forse il capogruppo stesso, Luciano Sardelli).

    L'esponente dei Responsabili sarà poi verosimilmente eletto dall'Aula della Camera all'inizio della settimana prossima portando a nove deputati (su diciannove, compreso il presidente Fini) la rappresentanza dei gruppi di maggioranza. Il voto dell'ufficio di presidenza, anche qualora fosse contrario, non è per prassi ostativo alla presentazione di un dipositivo al voto dell'Aula. Ma nell'entourage del premier c'è chi pensa sia opportuno evitare, per il momento, forzature eccessive. Dunque, secondo questa logica, il conflitto di attribuzione dovrebbe arrivare al voto dell'ufficio di presidenza intorno alla fine della prossima settimana.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.