Per la prof. Mastrocola la scuola non può più essere un centro sociale
Paola Mastrocola, insegnante di Lettere e scrittrice, ha firmato l'appello “La scuola è per tutti” lanciato da Repubblica in seguito alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sugli insegnanti statali, perché “la scuola è cosa pubblica e non bisogna ricoprirla di ideologie, né in un senso né in un altro”, spiega al Foglio. Così, quando le succede che i suoi studenti le chiedano che cosa pensi delle manifestazioni e dell'attualità politica, “cerco sempre di far slittare il discorso e portarli a fare Leopardi”.
Leggi La prof. che propone di non studiare per salvare la cultura
Paola Mastrocola, insegnante di Lettere e scrittrice, ha firmato l'appello “La scuola è per tutti” lanciato da Repubblica in seguito alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi sugli insegnanti statali, perché “la scuola è cosa pubblica e non bisogna ricoprirla di ideologie, né in un senso né in un altro”, spiega al Foglio. Così, quando le succede che i suoi studenti le chiedano che cosa pensi delle manifestazioni e dell'attualità politica, “cerco sempre di far slittare il discorso e portarli a fare Leopardi, perché so che è il modo migliore per aiutarli a capire il presente: un insegnante dovrebbe avere la nobiltà di non raccontare agli studenti le proprie idee politiche”.
Pensa che il primo problema della scuola (molto prima dell'indottrinamento) sia la cultura, cioè la sua assenza. “C'è un'idea vincente di scuola che impera da parecchi anni – racconta – ed è la scuola come servizio sociale, dove si insegna a stare bene insieme, a lavorare in gruppo, la solidarietà, la cittadinanza. Per aiutare i ragazzi: come se fare cultura non significasse aiutare i ragazzi. Ma ci siamo bevuti il cervello? La nefasta verità è che abbiamo sistematicamente privato di cultura il ceto basso, dimostrando disprezzo e sottovalutazione: come se la cultura richiedesse un impegno eccessivo e non fosse raggiungibile da tutti. E' stato un enorme errore di presunzione, commesso proprio dai più democratici difensori delle masse, con l'idea snob che la letteratura appartenga all'élite. Ma la letteratura fa parte delle arti e non c'è nulla di più democratico dell'arte”. Paola Mastrocola ha appena pubblicato un libro (“Togliamo il disturbo, saggio sulla libertà di non studiare”, Guanda, che non è affatto l'elogio del non studio e anzi l'autrice prega gli eventuali futuri recensori di leggerlo prima di scriverne) in cui analizza il problema-scuola (studenti, insegnanti, genitori, ricostruzione storica dagli anni Sessanta) e propone cambiamenti radicali: una “fantastica e alta scuola dell'obbligo per tutti, non un centro sociale o di gioco”.
Un posto dove insegnare molto umilmente l'ortografia, la grammatica, la sintassi: “Se voglio che un sedicenne possa arrivare a leggere un canto di Dante devo cominciare insegnandoglielo molto in anticipo, perché scendere di livello è molto facile, è la salita che è complicata”. E poi, a quindici anni, una vera scelta: verso il lavoro (ma essendo capace, se ne ha voglia, “di ascoltare Mozart, leggere le poesie di Szymborska e i romanzi di Murakami”), verso la comunicazione, verso la conoscenza (tre licei statali). “E' importante che le famiglie possano scegliere fra diversi indirizzi culturali, affinché ci sia il coraggio di non omologarsi”.
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