Perché l'unico modo per costruire una scuola migliore è puntare sull'autonomia
Paradossalmente i più spiazzati dalle dichiarazioni del Cav. contro la scuola statale “influenzata da deleterie ideologie” e la poca libertà di scelta a disposizione delle famiglie italiane, sono stati proprio quelli che da anni lavorano perché nel nostro sistema sia attuata la parità. Roberto Pasolini, membro del gruppo di lavoro per la parità scolastica presso il ministero dell'Istruzione e preside da trent'anni di una scuola paritaria, dice al Foglio che “il problema delle dichiarazioni di Berlusconi non è nei principi enunciati, che sono giusti, ma nel fatto che le sue parole sono state l'occasione per riproporre una contrapposizione sulla scuola che il nostro lavoro in questi anni aveva smussato”.
Paradossalmente i più spiazzati dalle dichiarazioni del Cav. contro la scuola statale “influenzata da deleterie ideologie” e la poca libertà di scelta a disposizione delle famiglie italiane, sono stati proprio quelli che da anni lavorano perché nel nostro sistema sia attuata la parità. Roberto Pasolini, membro del gruppo di lavoro per la parità scolastica presso il ministero dell'Istruzione e preside da trent'anni di una scuola paritaria, dice al Foglio che “il problema delle dichiarazioni di Berlusconi non è nei principi enunciati, che sono giusti, ma nel fatto che le sue parole sono state l'occasione per riproporre una contrapposizione sulla scuola che il nostro lavoro in questi anni aveva smussato”.
E' però vero che ci sono genitori che vorrebbero mandare i figli in scuole più in sintonia con il progetto educativo della famiglia, ma non possono farlo per problemi economici. E se qualcuno solleva la questione la risposta è sempre la stessa: volete uccidere la scuola pubblica. “Assieme a otto associazioni rappresentative della scuola non statale – spiega Pasolini – abbiamo condotto una ricerca che dimostra come in Italia c'è un otto per cento di famiglie che, se avesse i mezzi, sposterebbe i figli in una paritaria”. Nessuna fuga dallo stato, quindi: “In un ipotetico sistema davvero paritario – conferma Pasolini – quasi l'80 per cento delle famiglie sceglierebbe comunque lo stato”. La scuola italiana però sta sempre peggio. “Sì, ma non è contrapponendo scuola statale e non statale che si risolve il problema – incalza Pasolini – ma attuando una vera autonomia scolastica”. In breve (e malamente) si può dire che l'autonomia consiste nella possibilità per un preside di prendere autonomamente molte decisioni per la sua scuola: ad esempio, quali e quanti insegnanti assumere, quali e quante spese fare, come indirizzare i programmi (all'interno di obiettivi ministeriali) e altre libertà oggi impensabili. In teoria in Italia “l'autonomia c'è – dice Pasolini – ma in pochi l'hanno attuata, e solo su aspetti marginali”.
A un preside italiano è capitato di andare a Mosca per un gemellaggio tra la sua scuola e una della capitale russa. “Da voi come si assumono i professori?”, ha chiesto il collega moscovita. “Ci sono graduatorie statali e le scuole devono assumere quelli in graduatoria”. “Non ditemi che non avete l'autonomia scolastica”, ha replicato stupito l'ex sovietico. “Oggi toccare il reclutamento degli insegnanti vorrebbe dire andare al muro contro muro con certi poteri politici”, spiega ancora Pasolini. “Per questo bisogna continuare il lavoro di confronto con le parti sociali, per far capire loro che l'autonomia scolastica, e la parità che verrebbe di conseguenza, sono un bene per la scuola e per lo stato”. Anche dal punto di vista economico: “Nel nostro studio, condotto dall'Università di Genova e dal Politecnico di Milano, abbiamo dimostrato che 1.500 euro a famiglia da spendere nella scuola sarebbero in grado di incentivare la libertà di scelta di molti, mantenendo conveniente, in termini di risparmio di spesa pubblica, l'intervento statale”. Senza contare che con una vera autonomia si instaurerebbe un circuito di concorrenza virtuosa tra scuole per migliorare la propria offerta.
Pasolini conclude con un esempio: “Nei paesi nordici il dirigente scolastico viene eletto dal territorio. Lo stato gli dà un budget da spendere liberamente. L'unica cosa che gli è chiesta è di raggiungere gli obiettivi prefissi. Se non ce la fa, dopo due anni torna a casa”. Non è un caso che nelle classifiche dei migliori studenti quelli di quei paesi siano ai primi posti. A un sistema così “arriveremo tra mille anni”, scherza Pasolini, ma è chiaro che “autonomia e libertà portano a risultati migliori”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano