Via col tempo
Bocciato Snoopy, quando comincia il suo romanzetto con “Era una notte buia e tempestosa” (frase che non era neanche farina del suo sacco, l'aveva copiata da un racconto di Edward Bulwer-Lytton). Bocciato anche Robert Musil, quando comincia “L'uomo senza qualità” con questi dettagli: “Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord”.
Bocciato Snoopy, quando comincia il suo romanzetto con “Era una notte buia e tempestosa” (frase che non era neanche farina del suo sacco, l'aveva copiata da un racconto di Edward Bulwer-Lytton). Bocciato anche Robert Musil, quando comincia “L'uomo senza qualità” con questi dettagli: “Sull'Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord”. Va avanti per quasi dieci righe e finalmente scioglie il mistero: “Era una bella giornata d'agosto dell'anno 1913”.
“Non si comincia un libro parlando del tempo che fa”, raccomanda Elmore Leonard in “Ten Rules for Writing Well”. Aggiunge di andarci piano con i paesaggi. Consiglio ribadito da Laura Miller in un articolo uscito ieri su Salon. I paesaggi ammazzano qualunque tensione drammatica, e lo stesso vale per gli ambienti minuziosamente quanto inutilmente descritti. Per fare eccezione alla regola bisogna essere bravi almeno quanto Margaret Atwood, che descrive così un soffocante salottino vittoriano: “Era tutto tappezzato, con tinte da manuale di anatomia: il marrone dei reni, il rosso del cuore, il blu opaco delle vene, l'avorio dei denti e delle ossa”. Il romanzo – “L'altra Grace” – racconta di una celebre assassina canadese di metà Ottocento, Grace Marks: una delle differenze tra i romanzi e la vita sta nel fatto che nella vita le tappezzerie sono messe come capita, o come vuole l'architetto, e nei romanzi le sceglie il romanziere. Per questo i romanzi danno più soddisfazione.
O così, o deve partire la mannaia detta “Kill your darlings”, uccidi quel che più ti sta a cuore. Ovvero: rileggi le pagine scritte e cancella le frasi di cui vai più fiero. I paesaggi infatti sono tra le pagine più care agli scrittori non eccelsi, che colgono l'occasione per far rimare colline e dolcezza, scogliere e tumulti del cuore, spiagge e tenerezze infantili. Come se quelle rime le avessero inventate loro, e non fossero invece già più vecchie della rima tra cuore e amore. Altri impavidi sprecano parole e aggettivi per descrivere in varie pagine quel che basterebbe nominare. Uno scompartimento ferroviario, un'automobile, una camera e una cucina, una ragazza qualunquemente vestita. Capita di beccare perfino qualche tramonto, come se le cartoline non fossero state ancora inventate (e tramontate a loro volta).
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