Gheddafi il filantropo
La London School of Economics è in grave imbarazzo. Una delle più note e prestigiose università del mondo ha conferito nel 2008 un dottorato a Saif al Islam Gheddafi, figlio del dittatore libico, generando malumori e polemiche. Poco dopo aver ricevuto il titolo, lo stesso Saif aveva fatto una donazione all'università pari a un milione e mezzo di sterline, attraverso la fondazione intitolata al padre.
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La London School of Economics è in grave imbarazzo. Una delle più note e prestigiose università del mondo ha conferito nel 2008 un dottorato a Saif al Islam Gheddafi, figlio del dittatore libico, generando malumori e polemiche. Poco dopo aver ricevuto il titolo, lo stesso Saif aveva fatto una donazione all'università pari a un milione e mezzo di sterline, attraverso la fondazione intitolata al padre. Cadono teste al vertice dell'ateneo. Ieri si è dimesso in gran fretta anche un premio Nobel che faceva parte del board of trustees della Gaddafi International Charity and Development Foundation, attraverso cui il regime faceva beneficienza a livello internazionale. Si tratta di Richard Roberts, premio Nobel per la medicina e una delle massime autorità internazionali nel campo della biochimica.
Ogni giorno si aggiunge un pezzo alla ricca rete di filantropia e accreditamento internazionale del regime di Gheddafi tramite i gruppi dei diritti umani, le star dello spettacolo, gli scienziati e gli intellettuali blasonati. Un anno fa la Fondazione Gheddafi strinse un accordo economico e politico con l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, in cui il Palazzo di vetro accettava da Tripoli una mega donazione di cinquanta milioni di dollari per la costruzione di oltre mille case a Gaza. Altro mezzo milione sarebbe servito per la raccolta di beni alimentari per il mese sacro di Ramadan. Si scopre adesso che nel 2009 Sarah Leah Whitson, direttrice della divisione mediorientale della nota organizzazione dei diritti umani Human Rights Watch, fece visita al rais a Tripoli, sovvenzionata dal regime, per cantare le lodi della “primavera di Tripoli” su Foreign Policy. E' nei guai Joseph Nye, il docente di Harvard che ha diretto la Kennedy School of Government, l'inventore della dottrina del “soft power”, perché nel 2007 e nel 2008 si è recato in Libia pagato dal Monitor Group, una società di consulenza incaricata dal rais di Tripoli di dare una sapida mano di rispettabilità al regime. Nye è ringraziato anche nella tesi tarocca del figlio di Gheddafi.
Emergono i legami fra Gheddafi e molti accademici progressisti e intellettuali di grido, tra cui il celebre sociologo Anthony Giddens, già direttore della London School of Economics, che è stato in Libia due volte (nel 2006 e nel 2007) e al cui ritorno ha scritto due articoli. Il primo pubblicato su New Statement, El País e Repubblica e il secondo sul Guardian. Il professore, definito da alcuni “il più grande scienziato sociale espresso dalla Gran Bretagna dopo John Maynard Keynes”, in Libia è caduto nell'innamoramento: per Giddens, Gheddafi era “l'ultimo rivoluzionario insieme a Fidel Castro. Il progresso per la Libia sarà possibile solo quando Gheddafi sarà caduto? Penso l'opposto”.
Giddens era arrivato anche a definire “democrazia rappresentativa” il modello progettato da Gheddafi nel suo delirante “Libro verde”, la versione beduina del Libretto rosso di Mao Tse Tung. Nello stesso articolo, Giddens si augurava che Gheddafi non lasciasse la scena politica e che il paese, sotto la guida del colonnello, potesse divenire “la Norvegia africana”. Il problema è che anche i soggiorni di Giddens in Libia venivano finanziati dal regime attraverso il Monitor Group.
Il Guardian rivela che a mettere gli occhi sugli intellettuali sia stato Abd Allah al Sanusi, il capo dell'intelligence libica oggi protagonista delle repressioni militari. Nei guai c'è l'accademico Benjamin Barber, noto politologo liberal antiglobalizzazione della Rutgers University, che sul Washington Post ha lodato nel 2007 il modello Gheddafi. A domanda se il finanziamento per l'articolo sia arrivato direttamente dal rais, Barber ha replicato di no: “E' arrivato dalla Fondazione Gheddafi”. Nella lista degli accademici prestatisi al rais ci sarebbe anche il politologo e sociologo statunitense Robert Putnam. Un canale importante attraverso cui il regime libico finanziava le cause dei diritti umani era la organizzazione non governativa Eaford, creata nel 1976 a Tripoli, anche se oggi si spaccia come una ong svizzera. Il suo attuale presidente è Abdullah Sharfelddin, uno degli avvocati che in Iraq avrebbe difeso Saddam Hussein.
Tante le star dello spettacolo e della musica che adesso provano a correre ai ripari dopo i lauti concerti finanziati dal rais. La cantante canadese Nelly Furtado ha detto che, alla luce delle ultime vicende in Libia, avrebbe donato il milione di dollari ricevuto dal rais a un'associazione benefica. Ma non è l'unica star di Hollywood che ha ricevuto compensi stellari da Gheddafi. Ci sarebbero anche Beyoncé, Mariah Carey e Lionel Richie.
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