Non è da tutti

Annalena Benini

Per recuperare un po' di felicità e di senso della fortuna, smettere per un attimo di sentirci in lotta, oppure vittime di qualche terribile ingiustizia di solito maschile, per respirare tutta la superiorità femminile, quella che non ha bisogno di competizioni e rivalità, bisogna leggere “Non è da tutti, l'indicibile fortuna di nascere donna” (appena uscito per Carocci), della filosofa femminista Luisa Muraro.

    Per recuperare un po' di felicità e di senso della fortuna, smettere per un attimo di sentirci in lotta, oppure vittime di qualche terribile ingiustizia di solito maschile, per respirare tutta la superiorità femminile, quella che non ha bisogno di competizioni e rivalità, bisogna leggere “Non è da tutti, l'indicibile fortuna di nascere donna” (appena uscito per Carocci), della filosofa femminista Luisa Muraro. E' la scoperta del mondo, è quello che sentiamo sempre senza mai sapere come dirlo, quando ci passano davanti le statistiche sulla parità, i numeri dell'occupazione femminile, i rapporti sulle posizioni di potere occupate dalle donne, ed è molto ma non è mai abbastanza, e non siamo ancora come gli uomini anche quando ci sforziamo di trasformarci in uomini: “Degli uomini piace il loro andare a caccia di grandezza e inventarsi imprese e avventure”, scrive Luisa Muraro, ottantuno anni, in questo pamphlet vitalissimo e completamente privo di rancori e tristezze, “ma fa paura quello che poi troppo spesso si lasciano dietro, come rotoli di filo spinato, lattine, carcasse, odi, confini tracciati a caso…”.

    Essere donna è un'altra cosa, non prevede sgangheratezze e spazzatura, ma è un dono, un privilegio, una grandezza che c'era da prima, “non appariscente, come un'avventura segreta, come un abito di tutti i giorni ma disegnato da Valentino”. La donna, scrive Luisa Muraro, e lo scrive in un modo talmente convincente che è impossibile non crederle, è “una fortuna per l'umanità” (ripeterselo ogni mattina, prima di gettarsi nella mischia, o invece di gettarvisi; ripeterlo alle amiche, alle mamme, alle figlie, e alle non amiche soprattutto). Con il senso di una tale innata grandezza, sarà più semplice guardare il mondo, la difficoltà, i rapporti, le relazioni, le imprese delle donne, e non si cadrà più nell'inganno di rimpicciolirci dentro una battaglia per i diritti (la parità, ad esempio: lo slancio vitale di una donna va molto oltre la parità, ha un orizzonte più largo, respira più forte, è più luminoso).

    “Sentire dentro di me, a partire da me, che le donne esistono per se stesse, non come seconde, pari o complementari degli uomini, ha cambiato me e il mondo; siamo cambiati entrambi, perché, quando è stato vero per me, il mondo ha cominciato a popolarsi di donne, non solo nella mia vita, ma anche, a sorpresa, nella storia: uscivano e continuano a uscire dai ricordi delle persone, dalle soffitte, dagli scatoloni delle biblioteche…”. E' bastato schiarire lo sguardo per vedere le imprese memorabili delle donne, quelle che forse prima non saltavano agli occhi perché non erano uomini (come Paolina Leopardi: avanza nel corteo delle donne grandi lettrici che hanno condizionato la produzione letteraria nell'Ottocento indirizzandola verso i romanzi): sono ragazze che non hanno mai rinunciato alla felicità, che magari sono state rimpicciolite dalla scrittura della storia ma che hanno riconosciuto il meglio e l'hanno messo in pratica, senza bisogno di lasciarsi dietro lattine arrugginite. Adesso che moltissima strada è stata fatta, si tratta di non perdersi: non considerare il sesso femminile come la grande vittima di un'ingiustizia maschile, non sopravvalutare quello che si può ottenere in nome dei diritti e sottovalutare le persone con le loro risorse.

    Ricordarci che siamo diverse, e superiori, ma non nemiche, non in conflitto con gli uomini e nemmeno in gara: “C'è, nelle donne per se stesse, che siano madri o no, qualcosa che eccede il confronto con gli uomini, qualcosa di incomparabile”. L'impossibilità di fare paragoni ha a che fare con la procreazione (“ogni donna è almeno tre donne – ha detto la psicanalista inglese Winnicott – lei, sua mamma e la mamma di costei”), ma non soltanto, è un'avventura più intima di rapporto con l'umanità, che si manifesta nelle piccole e nelle grandi cose, in un'avventura che può essere anche sotterranea. E' la libertà esaltante di stare come sul surf, sulla cresta dell'onda tra l'autoaffermazione e la dedizione (a qualcuno o a un'idea). Con fatica, molta, ma con contentezza.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.