L'opposizione algerina accusa il governo di aiutare Tripoli con mercenari e cecchini. Il presidente Bouteflika teme il contagio
L'asso nella manica di Gheddafi è un colonnello di Algeri
Un colonnello dei servizi segreti algerini, Djamal Bouzghaia, è accusato dai ribelli di appoggiare attivamente la controrivoluzione di Gheddafi per conto del governo di Algeri. Bouzghaia, appena nominato consigliere personale per la Sicurezza dal presidente Abdelaziz Bouteflika a metà dicembre, sarebbe il capo della parte militare di un piano per sostenere clandestinamente il regime libico.
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Un colonnello dei servizi segreti algerini, Djamal Bouzghaia, è accusato dai ribelli di appoggiare attivamente la controrivoluzione di Gheddafi per conto del governo di Algeri. Bouzghaia, appena nominato consigliere personale per la Sicurezza dal presidente Abdelaziz Bouteflika a metà dicembre, sarebbe il capo della parte militare di un piano per sostenere clandestinamente il regime libico. Altri si starebbero occupando della parte diplomatica internazionale. Il governo di Algeri osserva con nervosismo lo stallo libico tra regime e oppositori appena al di là del confine e i disordini nei paesi arabi.
A febbraio, all'ultima manifestazione di piazza, ha sigillato la capitale e ha mandato 30 mila agenti di sicurezza a sciogliere un corteo di soli tremila partecipanti. Ma la settimana dopo ha abrogato la legge di emergenza che da 19 anni sopprimeva i diritti individuali per ragioni di sicurezza – simile a quella ancora in vigore in Egitto. E secondo Business Week ha comprato – soprattutto dalla Francia – la più grande quantità di grano mai acquistata in cinque settimane, quasi tre milioni di tonnellate che dovrebbero bastare agli algerini fino al prossimo raccolto nella tarda primavera. Eppure queste acrobazie preventive per rabbonire la piazza potrebbero non bastare. Due giorni fa sono stati gli stessi agenti di sicurezza a scendere in piazza a migliaia per protestare contro i salari troppo bassi, sanno che il momento è propizio e che ora nessun regime arabo vuole forze di sicurezza meno che soddisfatte.
Bouzghaia, veterano dell'Idarat al Istakhbarat al Amnan, il dipartimento di intelligence e sicurezza di Algeri, e ovviamente anche della guerra contro i terroristi islamici, ora si è fatto perno dell'apparato di repressione che prova in ritardo e senza pietà a contenere il contagio anti autoritario nei paesi del nord Africa. Avrebbe già facilitato il trasporto aereo dal Niger e dal Chad dei mercenari che stanno combattendo per Gheddafi. E avrebbe contrabbandato in Libia elementi sbandati delle forze di sicurezza private del presidente deposto della Tunisia, Zine el Abidine Ben Ali, e della sua Guardia repubblicana, e tra loro anche i cecchini che a gennaio spararono sui cortei in tre città tunisine. L'Algeria ha una lunga storia di collaborazione con l'America e con la Nato sulla lotta al terrorismo nel nord Africa e nelle regioni subsahariane: appena giovedì scorso ha creato un nuovo gruppo di contatto con gli americani per impedire che al Qaida si avvantaggi dei disordini nell'area. Ma sulla Libia ha deciso di rompere l'allineamento, il timore delle convulsioni telluriche che arrivano dalla direttrice est, Egitto, Libia e Tunisia, è troppo forte.
Il Consiglio nazionale dei ribelli libici da una settimana si proclama convinto che Gheddafi può ancora contare sul proprio alleato regionale più importante, anche nei combattimenti. “Abbiamo le prove che il governo dell'Algeria sta prendendo parte in tutto questo”, ha detto a Reuters il portavoce Hafiz Ghoga. Secondo l'opposizione algerina, il governo avrebbe condotto una campagna intensa di lobbying nelle capitali europee a favore di Gheddafi. Gli sforzi diplomatici sarebbero stati guidati dal ministro per gli Affari africani e maghrebini, Abdelkader Messahel, da Amar Benjama, ambasciatore algerino in Belgio e Lussemburgo e rappresentante presso Unione europea e Nato, e da Belcakem Belgaid, un altro diplomatico a Bruxelles. L'argomento dei tre sarebbe stato il solito: se Gheddafi cade arriveranno gli estremisti filo Bin Laden, il regime è l'unica cosa che si frappone tra lo status quo attuale e la presa di potere islamista.
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