Storia, segreti e passioni del socio ceco che anima il Leone
E' un oligarca a tutti gli effetti, ma a differenza dei suoi colleghi russi, ai megayacht e alle modelle, preferisce la riservatezza e i salotti buoni della finanza. Petr Kellner, 46 anni, membro del board e socio di Generali con circa il 2 per cento del capitale, partner chiave del gruppo di Trieste sullo scacchiere centroeuropeo, e protagonista di alcuni dei cortocircuiti che aleggiano in questi giorni intorno al gruppo assicurativo, è nato in quella che allora si chiamava Cecoslovacchia il 4 maggio 1964, ed è diventato l'uomo più ricco di quella che oggi è la Repubblica ceca
E' un oligarca a tutti gli effetti, ma a differenza dei suoi colleghi russi, ai megayacht e alle modelle, preferisce la riservatezza e i salotti buoni della finanza. Petr Kellner, 46 anni, membro del board e socio di Generali con circa il 2 per cento del capitale, partner chiave del gruppo di Trieste sullo scacchiere centroeuropeo, e protagonista di alcuni dei cortocircuiti che aleggiano in questi giorni intorno al gruppo assicurativo, è nato in quella che allora si chiamava Cecoslovacchia il 4 maggio 1964, ed è diventato l'uomo più ricco di quella che oggi è la Repubblica ceca. Novantasettesimo nella lista mondiale dei super ricchi di Forbes, 9,2 miliardi di dollari di patrimonio personale, Kellner è presenza molto discreta a Trieste fin dal 2007. In quell'anno entra nell'azionariato di Generali, con il gruppo triestino che acquista il 51 per cento delle sue attività assicurative (che confluiscono in una joint venture, Generali Ppf) in cambio di una leadership importante sul mercato assicurativo di Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria e molta parte dell'Europa centrale. Kellner otterrà 1,1 miliardi di euro e un posto nel consiglio di amministrazione di Generali.
Ma riservatezza non vuol dire accondiscendenza, e la prima indicazione di carattere Kellner la dà tre anni dopo, quando il suo nome scompare dalla lista di maggioranza che Mediobanca sta allestendo per il rinnovo del cda. Sborsando circa 500 milioni di euro, rastrella il 2 per cento di Generali e si riassicura un posto nel board. Prometterà di salire anche al 5 per cento, ma non lo farà mai. Una mossa e un attivismo che lo rendono sospetto a parte del vertice del Leone e ad alcuni azionisti, come Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, che cominciano a fare più attenzione al personaggio. Sintomatico un passaggio dell'intervista di Paolo Madron sul Corriere della Sera di giovedì scorso in cui il finanziere Tarak Ben Ammar dice: “Se fossi Della Valle mi preoccuperei più di certe operazioni fatte in Russia con il finanziere Kellner che di Rcs”. Un faro vero l'ha acceso l'Isvap a fine 2010, quando l'Authority sul settore assicurativo presieduta da Giancarlo Giannini ha chiesto chiarimenti sul ruolo e i rapporti di Kellner con il gruppo assicurativo; ma a parte i rischi di conflitto di interessi, anche dentro il board qualcuno bofonchia pure su altri temi, come il fatto che a gestire la joint venture Generali Ppf, molto attiva in centro-Europa, sia Kellner, quando la maggioranza è in capo a Trieste.
A destare perplessità è poi la vicinanza di Kellner con il group ceo di Generali, Giovanni Perissinotto, che incrocia proprio le questioni emerse nelle ultime settimane a Trieste. In particolare il caso della banca russa Vtb, di cui Perissinotto ha acquistato, pare all'oscuro del cda e dei grandi azionisti, l'1 per cento. Una mossa che secondo diversi osservatori sarebbe tra l'altro alla base delle dimissioni dal board di Del Vecchio e dei mugugni di Caltagirone. Eppure è una vicenda che viene da lontano, e in cui un ruolo da protagonista gioca proprio lo stesso Kellner. Il Leone e l'oligarca possiedono infatti insieme una quota del 38,5 per cento in Ingosstrakh, primo gruppo assicurativo russo, controllato dal magnate Oleg Deripaska. A novembre scorso Perissinotto aveva proposto ai soci di cedere il 38,5 per cento di Ingosstrakh alla Vtb, in cambio di una sua quota. Una mossa che non era piaciuta ai soci Generali, e dietro la quale era evidente la longa manus di Kellner, che in Russia controlla diverse attività creditizie e assicurative, e che con Deripaska ha una vecchia diatriba in corso almeno dal 2006. “Guerra tra oligarchi”, aveva scritto il Financial Times, e in effetti Kellner pur essendo per molti versi un'eccezione, ha il curriculum tipico del tycoon d'oltrecortina.
Dopo una laurea in Economia industriale all'Università di Praga, fa il rappresentante di fotocopiatrici, ma già nel 1991 insieme a due soci e grazie a un fido da un milione di dollari allestisce il fondo Ppf, che in breve conterà partecipazioni in 200 aziende statali e che nel 1995 darà la scalata a Ceska Pojistovna, primo gruppo assicurativo del paese, che oggi, risanato, vale 2,7 miliardi di dollari. Poi arriva Komercni Banka, leader del settore del credito, e nel frattempo oltre a Trieste Kellner coltiva la sua visione globale: banche e assicurazioni, aziende metallurgiche in Russia, e dal 2004 entra sul mercato di Cina e Vietnam, due paesi con cui ha eccellenti rapporti. A Pechino la sua Home Credit è l'unico gruppo straniero autorizzato a operare nel credito al consumo. “Prestiti medi da 230 dollari rimborsabili in un anno”, ha detto Kellner in una delle rare interviste, a Forbes, specificando che “mentre le grandi banche occidentali puntano sulle classi affluenti”, lui mira alla micro-borghesia nascente. Venendo da un'ex repubblica comunista, sa bene che “tutti sognano una tv o un frigo a rate”. Un altro business che alletta Kellner è quello dei media: nel 2005 ha venduto per 580 milioni di dollari la stazione tv Nova al colosso Usa Cme, e adesso sta investendo nel citizen journalism con una serie di giornali locali online chiamati Nase Adresa e con la scuola per giornalisti Futuroom mentre a dicembre ha acquistato il gruppo dei media Euronews. Di personale si sa pochissimo, a parte che è sposato e ha quattro figli. Insieme alla moglie Renate, oltre alla passione per la privacy, condivide quella per l'“education”. Hanno finanziato la creazione di OpenGate, un college internazionale con galoppatoi e impianti sportivi da vecchia Inghilterra ma a 20 km da Praga, che garantisce borse di studio a ragazzi meritevoli. Altri pallini sono l'architettura e la fotografia: Ppf sponsorizza da anni Maximum Photography, un importante concorso internazionale nel castello di Praga. Unica passione conosciuta da autentico oligarca, gli aerei, i più grossi e costosi: possiede un Gulfstream G500 e un Boeing 737. Con i quali molto raramente ha fatto rotta su Trieste Ronchi dei Legionari. Almeno fino a oggi.
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