Una ragazza da linciare/ 7

Perdono vs lettera scarlatta, un vecchio film cattolico

Maurizio Crippa

Per un ragazzo morigerato che ha sempre frequentato circoli cattolici, Ruby Rubacuori può non essere esattamente il tipo di ragazza da presentare alla mamma. Così posso anche capire che quando in una cittadina di provincia del Sud arriva una limousine sfacciata come un matrimonio cinese, con a bordo una forestiera vistosa che in parrocchia non s'è mai vista, si possa creare un certo trambusto. Ma quando poi vedi i titoli delle agenzie che con sovrano sprezzo del ridicolo titolano “Ruby Rubacuori: fischi e insulti nella città di Aldo Moro”.

Leggi Il linciaggio morale di Ruby, capro espiatorio dell'Italia neopuritana di Giuliano Ferrara - Guarda Qui Radio Londra - Ruby, una ragazza da linciare

    Per un ragazzo morigerato che ha sempre frequentato circoli cattolici, Ruby Rubacuori può non essere esattamente il tipo di ragazza da presentare alla mamma. Così posso anche capire che quando in una cittadina di provincia del Sud arriva una limousine sfacciata come un matrimonio cinese, con a bordo una forestiera vistosa che in parrocchia non s'è mai vista, si possa creare un certo trambusto. Ma quando poi vedi i titoli delle agenzie che con sovrano sprezzo del ridicolo titolano “Ruby Rubacuori: fischi e insulti nella città di Aldo Moro”. E senti commenti, anche seri e informati dei fatti, che ti spiegano che per bacco, lì è terra dove il cattolicesimo di lusso e la cultura hanno messo radici, dunque è normale che un qualche centinaio di studenti abbia messo su un comitatino di salute pubblica per cacciare dalla sua terrasanta “Ruby Rubasoldi”, e una 17enne liceale dice “c'è indignazione” perché “noi con dignità passiamo le nostre giornate sui libri nella speranza di costruirci un futuro migliore”. Be' allora preferiresti avere una figlia Rubacuori da presentare alla mamma, piuttosto che una simile aspirante tricoteuse, cresciuta a morale e rancore, magari scambiati per vera religione.

    Quando poi vedi la prova generale di un linciaggio per motivi di pubblica decenza, perché Ruby nella città di Aldo Moro e degli studenti che si fanno il culo a scuola e in parrocchia non ci può entrare, ti viene da pensare con raccapriccio che altro che cattolicesimo moderno e di lusso, qui alligna il più greve e ottuso puritanesimo d'accatto. Qui cuciono ancora il marchio dell'infamia alle poco di buono come nella “Lettera scarlatta”, qui sono pronti a tirare pietre all'adultera. Allora ti viene in mente il Vangelo, o almeno un'altra storia americana, un'altra storia del Sud. Il film più cattolico della storia del cinema, “Il sole splende alto” di John Ford. Racconta di un giudice intrallazzone e pure un po' beone, non a caso si chiama Priest, che si trova a sfidare i suoi puritani concittadini e il suo sfidante politico, che vorrebbe fargli le scarpe cavalcando la pubblica decenza.

    E quando gli sottopongono il caso del funerale di un'adultera, che infangherebbe pure il cimitero del paese, lui si mette a disegnare con la punta del bastone sulla sabbia della strada, come Gesù nel tempio, aspettando che se ne vada anche l'ultimo degli Zagrebelsky del paese. E quelli se ne vanno davvero, perché la loro è falsa morale, e poi gli vanno dietro al funerale della peccatrice. Ma quello non è il Vangelo, era solo un film, il più amato di Ford. Ora, sui gusti cinematografici di Aldo Moro non mi azzarderei. Ma al suo amico Paolo VI piacevano i vecchi western, e mi piace credere che questa vecchia storia evangelica del Sud fosse anche tra le sue preferite, e per gli stessi motivi per cui piaceva a Ford. Che a qualcuno possa venire in mente di confondere il vangelo dell'adultera con il puritano marchio d'infamia della lettera scarlatta, e peggio ancora pensare che nella canea di ragazzi cresciuti a Palasharp e moralismo possa albergare qualcosa di quello che è (o è stato) il cattolicesimo in Italia, e la sua misericordia sociale, questo fa davvero ribrezzo.

    Ogni ora verrà pubblicato un intervento sul "linciaggio morale di Ruby, capro espiatorio dell'Italia neopuritana".

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    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"